
La splendida opera che vedete qui fu realizzata da Hans Memling intorno al 1490, oggi conservata al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. L’arte di Memling è distinta da un’eleganza raffinata, a tratti malinconica, che sintetizza al meglio la breve ma intensa stagione artistica promossa dai mercanti di Bruges. Ma se vi dicessi che si trova su una tavola dipinta su entrambi i lati? lo riterreste possibile? Ebbene è così, perché questa natura morta si inserisce in una particolare tipologia di immagini tra Quattro e Cinquecento, perlopiù fiamminghe che portò a risultati di una perfezione insuperabile. Si era infatti abituati all’epoca a realizzare cose inanimate sul retro di tavole di vario formato e destinazione. Ma per quale motivo?
Questi dipinti avevano uno scopo morale, riferito al soggetto che veniva ritratto sul fronte della tavola ed è un tipo di rappresentazione che ha origini antichissime.
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Fiori con uno scopo morale
I fiori raffigurati da Memling costituiscono il soggetto della facciata esterna di una tavola che, all’interno, presenta un ritratto del committente in preghiera. Questa tavola probabilmente era l’anta di un altarolo portatile a due sportelli. Come tale doveva essere abbinata a una Madonna col Bambino e collegata a essa attraverso un chiaro messaggio simbolico: infatti gigli, iris e aquilegia, le specie raffigurate da Memling, secondo una tradizione emblematica che si afferma negli scritti di devozione medievali, sono attribuiti alla Vergine Maria e allo Spirito santo, e sul vaso di porcellana è bene in vista il monogramma di Cristo.

Comunque al di là di tutte le interpretazioni iconografiche che sicuramente rivestivano un ruolo chiave per i committenti e i fruitori di queste opere, ci troviamo di fronte ad un’opera straordinaria. Si presenta a noi come un dipinto raffinatissimo nel quale ogni particolare è reso con la massima cura. Basti guardare la maestria nel realizzare le ombre, l’attenzione alla resa naturalistica dei fiori e lo splendore cromatico del tappeto caucasico su cui appoggia il vaso. È un’opera che vive di vita propria, figurativamente risolta in sé stessa a prescindere dallo scopo e dal contesto in cui fu pensata, testimonianza della grande maestria di Memling.
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Questo post fa parte di una serie di piccoli giochi di curiosità dedicati alle nature morte. Leggi altro seguendo l’etichetta #naturemorte(nonmorte)
C.C.