
Pensando all’astrattismo sicuramente a volte vi sarete detti “ma che ci vuole a fare sue scarabocchi su un pezzo di carta?”. Ma la questione è molto più complessa di una semplice considerazione frutto di una mancata conoscenza dell’argomento. Ecco perché proverò a ripercorrere per voi l’astrattismo affrontando l’argomento con l’aiuto delle cinque domande del metodo giornalistico anglosassone: cosa, perché, chi, dove e quando.
Cosa?
L’astrattismo è una delle principali tendenze affermatesi nella pittura e nella scultura del XX secolo. È un tipo d’arte che non rappresenta scene o oggetti riconoscibili, ma al contrario è costituita da forme e colori scelti per il puro valore espressivo. In modo più o meno pronunciato, l’espressione astratta fu non soltanto una rivoluzione visiva, ma un passo avanti compiuto dagli artisti verso un mondo migliore. L’idea d’avere una missione da compiere, fondamento dell’astrattismo, fu una caratteristica unica rispetto agli altri movimenti d’avanguardia.

Astrattismo geometrico
Le forme geometriche furono una parte importante nella maggior parte delle prime manifestazioni dell’arte astratta, costituendo in alcuni casi un principio essenziale. Nonostante ciò l’espressione “astrattismo geometrico” fu impiegata soltanto quando, dopo il 1945, gli artisti rifiutarono le costrizioni della geometria. L’arte astratta geometrica infatti trovò presto nuovi sviluppi nell’arte cinetica di Vasarely, e nelle ricerche di Nicolas Schöffer, sfociando nell’Art visuel, del luminocinetismo e dell’OpArt. Ma questa è un’altra storia.

Astrattismo lirico
Questo tipo d’astrattismo si contrappone a quello geometrico cercando l’espressione diretta dell’emozione individuale. Questa libertà si era già manifestata in Kandinsky con le “improvvisazioni” e le “composizioni” e si affermò anche in Hartung, pittore tedesco naturalizzato francese, sin dai suoi esordi nel 1920-21. Ma fu verso il 1947 che l’opposizione alle forme geometriche si generalizzò generando una forte corrente di astrattismo lirico, interessato a una totale libertà d’espressione.
Perché?
L’idea che arte e bellezza possano risiedere anche in assenza di forma o soggetto risale a tempi antichi, a Platone e a Socrate. Secondo i filosofi e gli storici dell’arte l’uomo, schiacciato dalla potenza degli dei o dall’incertezza della propria esistenza, tende ciclicamente ad allontanarsi dal reale abbracciando l’astrattismo. Fuori dal campo della filosofia fu l’evoluzione stessa della pittura che preparò la comparsa dell’astrattismo. Già le teorie cromatiche dei postimpressionisti avevano separato l’oggetto dipinto dal suo aspetto reale. L’impiego del colore divenne in seguito sempre più libero, fino al trionfo del colore puro, che fu la grande conquista degli artisti fauves. Gauguin e Cézanne contribuirono in maniera decisiva all’evoluzione dell’arte verso l’astrattismo. Già attorno al 1910 circa, all’indipendenza della forma si aggiunse quella del colore: la disintegrazione dello spazio pittorico comportò la lenta dissoluzione dell’oggetto, poi la sua scomparsa, segnando infine l’avvento dell’astrattismo.

Chi?
Due dei tre pionieri di questa pittura, Mondrian e Malevic, passarono dal cubismo all’astrattismo. Solo Kandinsky giunse all’astrattismo direttamente, attraverso il colore. Ai tre pionieri si aggiunsero l’americano Arthur Dove che realizzò nel 1910 alcuni dipinti astratti molto personali; il russo Larionov che lanciò nel 1913 il raggismo, movimento astratto, che restò legato al suo nome e a quello della Goncarova; Delaunay e Léger che in Francia, nel 1913, concepirono rispettivamente le Forme circolari e i Contrasti di forme.
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Quando?
Se ne può fissare l’inizio intorno al 1910, quando Kandinsky dipinse un acquerello nel quale eliminò ogni riferimento al mondo esterno. Quasi nello stesso momento la forma astratta fu teorizzata sul piano estetico. Osservando l’evoluzione, intorno agli anni ’20, di numerosi artisti di diverse tendenze, si notano in essi momenti astratti che ci dimostrano l’interesse generale che l’espressione astratta aveva risvegliato. Agli esordi quindi semplice tendenza, dopo il 1920 l’astrattismo assunse man mano l’aspetto di un movimento, quando il suo influsso cominciò a manifestarsi nell’architettura, nella decorazione, nell’arredo, nella tipografia e nell’arte grafica, ponendo fine allo stile decorativo del primo Novecento.
Sotto questo aspetto la rivista De Stijl (1917-32) svolse un ruolo di primo piano. Fondata da un gruppo di artisti e di architetti raccolti intorno a Mondrian, ebbe come principale animatore Theo van Doesburg, teorico dell’architettura e delle arti figurative, pittore e architetto. Con straordinaria energia questi intraprese una serie di viaggi e di conferenze attraverso l’Europa per diffondere la poetica dell’astrattismo.

L’astrattismo dopo il 1945
Dopo la seconda guerra mondiale, l’espressione astratta cambiò radicalmente. Accanto alla tendenza puramente geometrica, che intorno al 1950 conobbe grande successo in Francia, comparvero altre forme di astrattismo. Se in passato questo movimento era stato il risultato di una costruzione premeditata, dopo il 1945 acquisì per alcuni artisti un valore soprattutto espressivo. Questo nuovo atteggiamento portò all’astrattismo calligrafico o al tachisme, un astrattismo ambiguo che è stato chiamato anche “informale”.
Jackson Pollock
Il nuovo astrattismo cercò un’espressione spontanea e immediata dei pensieri più o meno inconsci dell’artista. Presto i pittori sentirono il bisogno di abbandonare i mezzi tradizionali, creando nuove tecniche di pittura. Il caso più significativo di questa nuova tendenza fu, negli Stati Uniti, quello di Jackson Pollock. L’artista arrivò nel 1947 al dripping, procedimento in cui non servì più il pennello, perché l’artista lasciò colare i colori direttamente dal tubetto sulla tela stesa a terra. Il quadro venne composto da strisce di colore, sovrapposte in tutti i sensi, ottenute da Pollock spostandosi intorno e sopra alla tela col tubetto o con i barattoli di colore in mano. Questa forma espressiva, che si fonda sul gesto, adottata da molti artisti americani ed europei, è nota col nome di Action Painting e caratterizzò la libertà di concezione e la spontaneità dell’astrattismo nel dopoguerra.

In seguito, durante gli anni ’60, la comparsa della Pop Art nei paesi anglosassoni, seguita in Francia dalla Nouvelle Figuration, segnò una reazione contro l’astrattismo in generale. Se l’astrattismo non occupò più il centro dell’attualità artistica questo non vuol dire che cessò d’esistere. Negli Stati Uniti s’impose così, verso il 1965, la Minimal Art, che all’opposto dell’espressionismo astratto evitò ogni ridondanza e insistette sulla semplicità fondamentale dei mezzi visivi. Le ricerche principali riguardarono l’azione percettiva del colore steso piatto sulla superficie della tela.
Dove?
L’arte astratta ha germogliato e si è sviluppata in Europa, ma ben presto si diffuse anche nei movimenti russi d’avanguardia. In Unione Sovietica, dove l’avanguardia svolse per un certo tempo il ruolo di arte ufficiale, si pose il problema della realizzazione pratica delle ricerche astratte, poiché l’arte era chiamata a servire la società. Le esperienze di Tatlin, promotore della scultura astratta, e il costruttivismo che ne seguì sfociò in due opposte tendenze.
La prima prese le parti dell’arte pura, mentre l’altra raccomandò agli artisti di cessare ogni attività speculativa per ritrovare “le basi sane dell’arte nel campo della realtà, che è quello della costruzione concreta”. Ma questo ruolo sociale che l’arte doveva svolgere si scontrò con la crisi economica che l’Unione Sovietica dovette attraversare e l’influsso delle forme nuove si manifestò quasi esclusivamente nel campo tipografico. Attraverso l’architetto e pittore suprematista El Lisickij le innovazioni degli artisti russi ebbero prolungamenti in Germania.

Nell’espansione delle forme astratte tra il 1920 e il 1930 l’attività di El Lisickij e quella di Van Doesburg, che lavorarono entrambi al Bauhaus, contribuì alla diffusione della poetica dell’astrattismo sul piano pratico. Parigi, che fino a quel momento era rimasta a margine delle tendenze astratte vere e proprie, le accolse nel 1923 quando Léonce Rosenberg organizzò nella sua galleria, L’Effort moderne, una mostra del gruppo De Stijl. Nel corso di questi stessi anni il numero degli artisti conquistati dall’astrattismo aumentò considerevolmente.
Zurigo e Parigi
Importanti mostre di pittura e scultura astratte vennero organizzate a Zurigo e a Parigi. Questa espansione dell’arte astratta raggiunse il punto culminante col movimento Abstraction-Création, fondato a Parigi nel 1931, e attivo fino al 1936. Le mostre internazionali che i suoi membri organizzarono annualmente finirono per raccogliere oltre 400 artisti. Nel complesso queste imponenti manifestazioni segnarono il trionfo dell’astrattismo geometrico. Si trattò tuttavia di una semplice moda, e non di una fioritura dell’astrattismo. L’unico campo in cui la visione astratta degli anni ’30 scoprì possibilità nuove fu quello della pittura murale.

Le realizzazioni più importanti furono i Ritmi senza fine di Robert Delaunay, la cui convinzione profonda circa il valore decorativo delle forme astratte appare chiara nei suoi scritti. Delaunay divenne il difensore principale dell’astrattismo in Francia, e creò il Salon des réalités nouvelles, primo salon dedicato unicamente a questo tipo d’arte. Un altro fatto significativo fu il tentativo degli artisti di denominare l’astrattismo “arte concreta”. Nella convinzione che le loro opere esprimessero il fondo stesso della realtà, questi artisti ritennero che fosse più esatto denominarle “concrete”.
Italia
E nel nostro paese? La tendenza astratta si affermò in Italia negli anni ’30, anche se la sua prima apparizione sta nelle opere dei futuristi. Infatti già Boccioni nel 1910 formulò in una lettera l’ipotesi di “arte astratta italiana”, mentre Balla e Depero parlarono di stile futurista come “astrattismo complesso plastico-rumorista”. Intorno al 1913 Boccioni realizzò opere quasi interamente non figurative e Balla nelle Compenetrazioni iridescenti spie il futurismo al massimo dell’astrazione.

Fu soprattutto in Lombardia negli anni ’30 che maturò la tradizione astratta italiana attraverso due gruppi di artisti. A Como lavorarono pittori come Rho e Radice che giunsero a notevoli risultati soprattutto nelle decorazioni di edifici. A Milano la Galleria Il Milione, dopo la prima personale astratta di Soldati, presentò nel 1934 una collettiva con opere di Bogliardi, Ghiringhelli e Reggiani che fornì l’occasione per pubblicare il primo manifesto dell’astrattismo italiano. Dopo il 1945 la questione dell’astrattismo si pose come centrale anche nell’arte contemporanea italiana opponendosi ai pittori figurativi. Dalla fondazione del Fronte Nuovo delle Arti alla polemica suscitata dalla mostra all’Alleanza della Cultura di Bologna attraverso il manifesto di Forma 1, fu un susseguirsi di eventi in cui lo scontro astratto-figurativo divenne una metafora delle divergenze tra arte e società, e arte e politica.

In conclusione possiamo cercare di riassumere la questione astrattismo attraverso tre linee principali:
- Schematizzazione del mondo naturale a forme radicalmente semplificate come possiamo vedere nei dipinti di Mondrian.
- Costruzione di opere d’arte partendo da forme semplici non figurative (Malevic).
- Spontaneità e libertà al potere, come nell’action painting di Pollock.
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui