
Può l’arte definirsi degenerata? può l’uomo arrivare a promuovere mostre che espongano quella che si ritiene essere la peggiore produzione artistica? Vi sembrerà strano, ma in passato è successo e neanche molto tempo fa e forse la storia è destinata a ripetersi prima o poi. Il concetto di arte degenerata è legato a filo doppio con la Germania nazista e con quel periodo buio che portò alla Seconda guerra mondiale.
Entartete Kunst
La definizione “Entartete Kunst” acquistò valore istituzionale nell’organizzazione culturale totalitaria del Terzo Reich come titolo della mostra di opere d’arte contemporanea, prevalentemente tedesche, tolte dai musei pubblici. La mostra fu organizzata nel luglio del 1937 nei locali della vecchia galleria delle Hofgartenarkaden di Monaco in base all’ordinanza del 30 giugno di Goebbels, ministro della Propaganda. Il ministro autorizzava il professor Adolf Ziegler, pittore specializzato in nudi femminili classico-ariani molto amati da Hitler, a raccogliere le opere che illustrassero l’“arte tedesca della decadenza” dal 1910.
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La mostra, a cui corrispose in parallelo la prima Grande esposizione d’arte tedesca, “simbolo del puro carattere tedesco nuovamente consolidato”, era l’episodio finale e ufficiale della serie di “esposizioni della vergogna”. Queste furono organizzate immediatamente dopo i pieni poteri centrali e locali assunti dal partito nazionalsocialista fra marzo e aprile 1933. Curate dai nuovi commissari imposti a musei e accademie locali e su impulso di organizzazioni culturali naziste. Tali esposizioni ebbero titoli significativi sul piano storico-politico e ideologico: Arte di regime 1918-33, Bolscevismo culturale e Spirito di Novembre.
Specchio della decadenza nell’arte secondo il regime
Da queste mostre si giunse a quella più ampia e ideologicamente più impegnata al Rathaus di Dresda, Specchio della decadenza nell’arte. La mostra in parte fu trasferita a Monaco nel 1936 e divenne esempio per quella del 1937. I materiali fondamentali di questa erano costituiti da opere di vecchi maestri impressionisti-espressionisti come Corinth. Di artisti della Brücke come Heckel, Kirchner, Pechstein e Schmidt-Rottluff. Ma anche di artisti del Blauer Reiter come Kandinsky, Klee, Jawlensky e Marc. Anche gli artisti del Bauhaus non erano graditi, né gli espressionisti di varia tendenza come Kokoschka, Hofer, Meidner, Caspar, Grosz, Dix e Beckmann. Infine vennero prese ad esempio di arte degenerata anche le opere di Lehmbruck, Barlach, Chagall ed El Lisickij.
Lo scopo e i significati della mostra erano evidenziati al massimo dai metodi espositivi e dalla suddivisione in sezioni dai titoli inquietanti. Troviamo quindi la “Derisione impudica dell’immagine religiosa”. Ma anche “Il retroscena politico della degenerazione dell’arte”. E ancora: “Idioti, cretini, paralitici”, “Giudei”, “Completa follia”. Nel discorso d’inaugurazione, Ziegler espresse in pieno i concetti terrificanti di un’ideologia folle.
“Vedete intorno a noi questi parti della pazzia, dell’impudicizia, dell’impotenza e della degenerazione. Insorge l’orrore, quando noi, vecchi soldati combattenti, vediamo come il combattente tedesco viene lordato e insudiciato, o laddove in altre opere la madre tedesca viene schernita da questi maiali come una prostituta lasciva o come una donna primitiva con l’espressione in volto della stupida imbecillità. Questi garzoni di bottega per incarico e come battistrada del giudaismo internazionale si permisero di attentare all’arte tedesca. L’infimo e il triviale erano alti concetti. La sconcia bruttezza più selezionata divenne l’ideale della bellezza”.
Una mostra che voleva porsi all’inizio di una nuova era per il popolo tedesco
Nell’apposito catalogo si leggeva che la mostra “vuole all’inizio di una nuova era per il popolo tedesco. Offrire uno sguardo sull’orrido capitolo chiuso del disfacimento culturale degli ultimi decenni prima della grande svolta”. Il testo insisteva sul fatto che l’arte degenerata non era il frutto di minoritarie follie sperimentali destinate a esaurirsi, ma di un preciso clima di anarchia politico-culturale. Di un preciso programma di perversione morale e spirituale del popolo tedesco. Programma che aveva coinvolto e aggregato a sé uomini e poteri culturali pubblici, nonché artisti di sangue tedesco. Artisti che non avevano seguito nell’esilio “i loro amici giudei” e che erano stati proposti come esempio di arte tedesca nordica.

La mostra del 1937 aprì la strada al decreto del 31 maggio 1938 con il sequestro a favore del Reich di 15.997 pitture, sculture e opere grafiche indicate dal Führer come degenerate. Opere sequestrate da più di cento luoghi ed enti pubblici, successivamente vendute, anche a gallerie private tedesche come la Möller di Colonia e Berlino e la Franke di Monaco. Ma soprattutto opere strappate a privati e musei stranieri, vendute all’asta o direttamente dal ministero di Goebbels. Inoltre alcuni capolavori furono incamerati da Goering nella sua collezione privata. Infine pensate che quasi cinquemila dipinti e opere grafiche furono distrutti nel rogo simbolico del marzo 1939 sul piazzale della caserma centrale dei pompieri di Berlino.
Una follia totale
Una follia totale che portò alla distruzione non solo delle opere d’arte, ma anche della vita di molti artisti. Alcuni di loro non riuscirono più a riprendersi da questo insensato gesto di censura e denigrazione.
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui