Il recente viaggio che ho fatto a Oslo mi ha permesso, tra le altre mille cose, di conoscere un artista poco noto fuori dai confini della Norvegia e di cui oggi vi voglio parlare.
Gustav Vigeland nacque a Mandal, piccola cittadina affacciata sul Mare del Nord, a sud della Norvegia, l’11 aprile del 1869, destinato a diventare il più importante scultore norvegese. Anche se spesso viene associato con il parco che prende il suo nome, va ricordato che fu anche l’autore della medaglia che oggi viene consegnata ai Nobel per la pace. Adolf Gustav Thorsen è il nome completo e originale dell’artista, nato in una famiglia composta da artigiani: i suoi genitori erano l’ebanista Elesæus Thorsen e Anne Aanensdatter.
Tra studi, famiglia e viaggi, la formazione dell’artista
Ebbe tre fratelli, tra cui Emanuel Vigeland diventò anch’esso un noto artista. Da giovane fu mandato a Oslo, dove imparò l’intaglio del legno in una scuola locale. Tuttavia la morte improvvisa del padre lo costrinse a tornare a Mandal per aiutare la sua famiglia. Gustav visse per un certo tempo con i nonni in una fattoria a Vigeland chiamata Mjunebrokka. Tornò a Oslo nel 1888, questa volta determinato a diventare uno scultore professionista. Fece la conoscenza dello scultore Brynjulf Bergslien, che lo sostenne e lo aiutò nella sua formazione pratica. L’anno successivo espose la sua prima opera, Agar e Ismaele. A vent’anni, adottò il nuovo cognome di Vigeland, dalla zona in cui aveva vissuto per breve tempo.
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L’artista trascorse poi gli anni tra il 1891 e il 1896 compiendo diversi viaggi all’estero, tra cui Copenhagen, Parigi, Berlino e Firenze. Nella capitale francese frequentò il laboratorio di Auguste Rodin, esperienza molto importante, mentre in Italia si confrontò con le opere d’arte rinascimentali. In questi anni fecero la loro prima apparizioni tutti quei temi che avrebbero poi dominato la sua arte: la morte e il rapporto tra uomo e donna. Tenne le sue prime mostre personali in Norvegia nel 1894 e 1896, che ricevettero il plauso generale della critica. Fino al 1902 Vigeland fu impegnato nel restauro della Cattedrale di Nidaros a Trondheim. Il contatto con l’arte medievale contribuì allo sviluppo di un altro tema frequente nell’arte di Vigeland: il drago. Questa creatura fantastica diventa simbolo del peccato, ma anche della forza della natura e della sua lotta contro l’uomo.

Il parco di Vigeland
L’artista tornò a Oslo e ottenne dalla città uno studio abbandonato in cui lavorare. Nel 1905 la Norvegia divenne indipendente dalla Svezia e Vigeland, considerato il più talentuoso scultore norvegese, ricevette da quel momento numerose commissioni. Realizzò le statue e i busti che celebrarono le personalità norvegesi più famose come Henrik Ibsen e Niels Henrik Abel. Gustav Vigeland è però principalmente conosciuto per l’insieme di statue collocate nel parco che prende il suo nome e che ha una storia molto particolare. Nel 1921 la città di Oslo decise di demolire la casa in cui l’artista aveva vissuto fino a quel momento, per costruire una biblioteca. Dopo una lunga controversia, a Vigeland fu concesso un nuovo edificio della città dove avrebbe potuto lavorare e vivere. In cambio l’artista promise di donare alla città tutte le sue opere successive, tra sculture, disegni, incisioni e modelli.

Nei successivi vent’anni, Vigeland si dedicò al progetto di una mostra delle sue opere all’aperto. In seguito si trasformò in quello che oggi è conosciuto come il parco di Vigeland. L’installazione permanente conta 212 sculture in bronzo e granito tutte realizzate da Gustav Vigeland. Le sculture culminano nel famoso Monolite con i 121 corpi che lottano per raggiungere la cima della scultura.
Un artista controverso
Queste opere sono state considerate da molti critici d’arte espressione di un’estetica nazista o fascista. L’artista è stato spesso paragonato ad Arno Breker, scultore tedesco, molto celebre per la sua attività artistica durante il Terzo Reich.
Al di là dei giudizi dati sulla base di ipotetiche appartenenze politiche, credo che l’arte di questo scultore sia decisamente da riscoprire. Partendo dalla sua straordinaria capacità di fermare nella pietra tutti gli aspetti legati all’uomo e alla donna come padri, madri, figli, figlie e amanti, nel rapporto tra di essi e nel trascorrere del tempo.
Scopri di più …
Per conoscerlo meglio vi invito a visitare il sito del museo a lui dedicato: www.vigeland.museum.no/en
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui
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