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Il tempio di Aphaia a Egina

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Il tempio di Aphaia a Egina
Il tempio di Aphaia a Egina
Il tempio di Aphaia

Su un promontorio dell’isola di Egina, vicino ad Atene, si è ben conservato un tempio del 500 a.C., particolarmente interessante per le sculture presenti nei frontoni e il loro straordinario naturalismo. Il tempio in questione è dedicato ad Aphaia, una divinità locale che in seguito sarà assimilata ad Athena. L’edificio è piccolo, ma di grande impatto grazie alla studiata articolazione dei suoi volumi. Fu costruito in calcare locale e stuccato ance se alcune parti come le tegole della fila più bassa e le sculture dei frontoni, sono di marmo. Le colonne sono molto snelle, sei sui lati minori e dodici su quelli maggiori. La cella a due piani, con accesso dalla parte orientale grazie a una rampa, è divisa in tre navate da due file di cinque colonne su doppio ordine.

Un’attenta policromia nelle modanature, nelle figure dei frontoni e negli acroteri (decorazioni poste al culmine del frontone nei templi) doveva contribuire a rendere vivace l’intero complesso architettonico. Ma la nostra attenzione va subito, al di là dell’aspetto architettonico del tempio, alle interessanti opere scultoree che decoravano i frontoni di Egina: queste sono tra le più significative del genere frontonale, per antichità e importanza artistica, veri capolavori della scultura greca arcaica a un passo dal nuovo stile severo che stava per nascere. Scavati nel 1811, i resti delle statue vennero portati a Monaco di Baviera e qui furono restaurati e ricomposti dallo scultore neoclassico Bertel Thorvaldsen.

Il tempio di Aphaia a Egina
Le figure del frontone occidentale, più arcaiche

Dovete sapere che la scultura frontonale per i greci era un genere a parte, con caratteristiche proprie: gli artisti che vi si dedicavano dovevano organizzare una composizione unica con più personaggi, visibili solo frontalmente e in grado di colmare organicamente lo spazio a triangolo del frontone. Le figure dei frontoni del tempio di Aphaia, molto frammentarie, poste a dieci metri di altezza, sono in grandezza quasi naturale, ciascuna ricavata da un solo blocco di marmo. L’effetto cromatico doveva essere molto forte, sia per il contrasto tra il bianco del marmo delle statue e il fondo rosso e blu, sia perché il marmo era unito ad altri materiali che amplificavano l’effetto coloristico. Bronzo per le armi, piombo forse dorato per i capelli, metalli preziosi per le decorazioni degli elmi e per gli ornamenti di Athena, maestosamente rappresentata al centro di entrambi i frontoni.

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Nel frontone occidentale, in una composizione simmetrica, si affollano figure modellate con semplicità, estrema attenzione ai dettagli, ed esaltazione del nudo. Questo frontone è il più antico e in esso è raccontata la seconda guerra di Troia, descritta nell’Iliade. Atena domina la scena al centro, mentre ai lati si scatena la battaglia. La dea non partecipa in prima persona alla battaglia, ma assiste, invisibile ai combattenti. Gli altri protagonisti sono gli eroi dell’isola nella spedizione che fecero contro la città di Troia. Ci sono anche Telamone e il figlio Aiace.

Il tempio di Aphaia a Egina
Le figure più naturali del frontone orientale

L’esame attento dei due frontoni consente di riconoscere la mano di due artisti. L’autore del frontone occidentale ha uno stile più arcaico in cui alla visione d’insieme prevale la cura per le singole figure. Maggiore compattezza si nota invece nel frontone orientale, il cui maestro senza dubbio si spinse più avanti dell’altro. Lo vediamo bene nella statua di Eracle inginocchiato nell’atto di scoccare una freccia che spicca per la sua espressività e per il vigore con cui compie il gesto. Il gruppo frontonale orientale raffigura la prima guerra troiana, con Telamone che combatte a fianco di Eracle e anche qui domina una simmetria composta dove le figure creano una scena omogenea.
Un piccolo tempio, ai più forse sconosciuto, ma che ci mostra come nell’arte greca la rivoluzione partì proprio dal naturalismo del corpo umano.
Oggi le sculture si trovano alla Gliptoteca di Monaco di Baviera.

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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