Le istituzioni accademiche, intese come associazioni di artisti, hanno svolto e svolgono tuttora un ruolo importante nella promozione e nell’insegnamento delle arti figurative. Le accademie si svilupparono in Italia nella seconda metà del XVI secolo, nate da un vasto movimento letterario, filosofico e scientifico, cominciato a Firenze grazie a Marsilio Ficino (scopri chi è QUI), e che si estese a Bologna, Roma, Venezia e Napoli a partire dal 1530. Queste prime accademie d’arte nacquero in contrasto con le corporazioni e diedero all’artista un nuovo stato sociale distinto da quello dell’artigiano.
Dal XV secolo gli artisti parteciparono alle riunioni delle accademie umanistiche, ma senza mai riceverne il titolo di membro.
L’Accademia del disegno, fondata nel 1563 da Cosimo de’ Medici per iniziativa di Giorgio Vasari, fu un’istituzione innovativa. Con un decreto del 1571 quest’indipendenza venne ufficializzata e, sei anni dopo, papa Gregorio XIII stabilì la creazione dell’Accademia di San Luca a Roma, il modello di tutte le altre accademie europee del XVII e del XVIII secolo.
L’appartenenza alle accademie di Firenze e Roma non era obbligatoria: l’accesso, permesso anche ai dilettanti, era libero, e s’intrecciarono relazioni con le botteghe. Gli accademici, che abbandonarono il titolo di “maestro” per quello di “professore”, cominciarono a insegnare anatomia e geometria: un esempio su tutti è Federico Zuccari, principe dell’accademia romana, tentò d’impostare un programma teorico.
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Come nelle botteghe, la formazione del pittore restò fondata sulla copia dei maestri. Contro questo principio l’accademia di Bologna, fondata dai Carracci nel 1585, predicò il ritorno alla natura. Ne fecero parte Guido Reni, il Domenichino e l’Albani e fu la prima accademia privata importante. Ad Haarlem, nei Paesi Bassi, nonostante la potenza delle gilde, anche Van Mander fondò, con l’aiuto di Goltzius, un’accademia privata ispirata a quella fiorentina. Fin dalla fine del XVI secolo altre accademie private vennero create da mecenati nei loro palazzi: ne sono esempio quella di palazzo Ghislieri a Bologna, affidata all’Albani e al Guercino, o quella dei Crescenzi a Roma, nella quale, come a Milano, si cominciò a disegnare dal vero.
A questo movimento che si sviluppò nelle residenze private delle persone colte alla fine del XVI secolo, partecipò in Francia l’Académie royale de peinture et de sculpture. La sua fondazione nel 1648 seguí quella dell’Académie française, a sua volta erede dell’Académie de poésie et de musique. Essa s’integrò in un vasto complesso elaborato da Richelieu, Mazzarino e poi Colbert. L’Académie des inscriptions et belles lettres, istituita nel 1663, ebbe la funzione di scegliere le statue, le pitture e gli arazzi che dovevano decorare Versailles. L’Accademia di Francia a Roma, inserendosi a partire dal 1666 nella politica di prestigio del grand siècle, formò un’élite di pittori iniziati “alla maniera degli antichi”. La Francia propose così l’organizzazione della propria accademia come modello per l’Europa intera.

Tuttavia le diverse situazioni socio-politiche dei vari paesi d’Europa non si prestarono sempre alla creazione di simili istituzioni. Nelle Fiandre e in Olanda, in particolare, le corporazioni restavano potenti. Ad Anversa, Venezia, Genova, Napoli o Augsburg, per molto tempo restò una forte tradizione corporativa. La prima iniziativa di corte dopo l’Académie royale di Parigi fu quella di Berlino, di cui Federico III e Sofia Carlotta di Hannover intendevano fare un centro d’idee moderne sull’arte. Seguì quella di Vienna, fondata sulle riunioni dell’accademia privata di P. Strudel (1704) e infine quella di Madrid, nel 1744. Nella seconda metà del XVIII secolo numerosissime fondazioni private e regionali si costituirono in tutta Europa: le scuole private furono spesso poste sotto il patronato dello stato.

Questa rapida ascesa corrispose al cambiamento di gusto in questo secolo razionalista e appassionato all’antichità. La Royal Academy di Londra, fondata nel 1766 rimase un’istituzione privata, e quindi poco influenzabile da parte della politica ufficiale. In Francia invece la rete regionale delle accademie restò soggetta alla tutela governativa. Così pure in Germania, dove la maggior parte dei principi aprivano accademie nelle rispettive capitali. Le accademie del XVIII secolo, anche quelle di stato, accolsero al loro interno teorici e artisti d’avanguardia. La loro principale funzione non era più solo sociale, ma soprattutto pedagogica. L’insegnamento si fondava generalmente sulla copia, sul disegno dal tutto tondo e dal vero, sull’anatomia, la geometria e la prospettiva; restava essenziale lo studio della figura umana.

L’appartenenza di un giovane pittore a un’accademia non fu mai incompatibile con il tirocinio nello studio di un maestro. La scuola d’arte pubblica, come unica istituzione educativa del pittore, fu innovazione ottocentesca, e per reazione portò alla nozione di accademismo. Inoltre, le scuole post-impressioniste, il cui cammino procedette ai margini rispetto all’arte ufficiale, si formarono nelle accademie private e nei liberi studi degli artisti. La storia delle accademie seguì l’evoluzione della storia della pittura: il suo percorso fu più o meno continuo e lo fu particolarmente in Francia. In questo paese avvenne anche il cambiamento dello status sociale del pittore: nel XVI e nel XVII secolo questi si allontanò progressivamente dall’artigiano per giungere, alla fine del XVII e nel XVIII secolo, a uno status ufficiale, sia come pittore di corte, sia come artista della borghesia, affermandosi nella pienezza della propria individualità col romanticismo.

Inoltre, la storia delle accademie si legò alla vita artistica in generale: infatti sin dalla loro creazione le varie accademie hanno costituito ricche collezioni che sono andate ad alimentare i fondi dei nostri attuali musei o che tuttora costituiscono, come a Venezia (Accademia), Milano (Brera) e Madrid (Real Academia de San Fernando) complessi tutelati. D’altro canto, parteciparono strettamente a quella stessa vita artistica organizzando esposizioni e salons. Oggi le accademie continuano a essere il luogo ufficiale in cui un provetto artista può avviarsi alla professione, ma non solo. Sempre più spesso all’interno di queste istituzioni vengono inseriti corsi che si rivolgono a diversi ambiti. Non è quindi raro trovare specializzazioni in restauro, moda, fotografia, design e molto altro ancora.
La critica che sicuramente si può rivolgere a queste accademie riguarda la mancata capacità che a volte hanno nell’essere veramente luoghi in cui gli artisti contemporanei possano intraprendere la loro carriera.
Continua l’esplorazione!
Accademie e corporazioni. Gli esempi più celebri nel mondo
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui