
Detto anche “Bacchino malato”, per il pallore del volto, nel quale è stato riconosciuto un autoritratto dell’artista, il dipinto appartiene al periodo che Caravaggio trascorse al lavoro nella bottega del Cavalier d’Arpino. Questo dipinto come il Giovane con canestra di frutta, proviene dal gruppo di opere che nel 1607 furono sequestrate al Cavalier d’Arpino dopo la pretestuosa incarcerazione per possesso illegale d’armi. Vicenda abilmente orchestrata da Scipione Borghese, avido collezionista disposto a tutto per ottenere i propri scopi.
Si tratta di un’opera allegorica in cui il protagonista viene rappresentato, con grande realismo, nei panni di Bacco, dio del vino e dell’ebbrezza. Il giovane è rivolto verso di noi in una posa inusuale, di tre quarti, una gamba sollevata, mostrandoci fra le mani un grappolo d’uva bianca, invitante e succoso, in chiara contrapposizione con l’incarnato, pallido e malaticcio del volto. La figura è vicina a un piano di pietra su cui sono collocate due albicocche e un grappolo di uva scura. È molto probabile che Caravaggio si sia ritratto allo specchio e che abbia eseguito l’opera durante la sua convalescenza in seguito al ricovero presso l’ospedale della Consolazione avvenuto forse per una ferita alla gamba causatagli dal calcio di un cavallo.
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Un trionfo del pittore sulla malattia e la morte
E quindi tutto il dipinto, nei suoi vari elementi simbolici, sembra voler rappresentare una vittoria o un trionfo del pittore sulla malattia e la morte. Fate attenzione ai dettagli realistici che l’artista inserisce con cura nel quadro: dall’edera che si intreccia con i capelli del Bacco, agli acini ammuffiti che compaiono nel grappolo di uva gialla. In questa prima fase della sua carriera, Caravaggio è molto interessato alla descrizione naturalistica, sia del soggetto umano che di quello naturale.
Questo autoritratto in veste di Bacco non è l’unica opera dell’artista raffigurante il dio del vino. Nella Galleria degli Uffizi di Firenze è infatti custodito un secondo bacco che alza il calice per una sorta di brindisi rivolto a chi osserva il quadro. L’opera di Galleria Borghese vi offre una riflessione sul tema della malattia e della guarigione in cui Caravaggio non ha paura di soffermarsi sul pallore del volto o sul colore bluastro delle labbra di Bacco. L’artista coglie così tutta la fragilità e l’imperfezione del corpo umano.
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Letture consigliate
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C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui