Basquiat

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Basquiat

Oggi riprendo la rubrica “Art si gira!!!” in cui ogni volta scopriamo un film dedicato a qualche artista. Questa è la volta di Basquiat, un film americano del 1996, basato sulla vita dell’artista Jean-Michel Basquiat. Diretto dal pittore, regista e sceneggiatore statunitense Julian Schnabel e scritto da J. Lech Majewski e John Bowe. Basquiat, nacque a Brooklyn nel 1960. Durante la sua breve vita usò i suoi graffiti come base per creare dipinti-collage su tela, diventando uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano. Inoltre possiamo dire che riuscì a portare, insieme a Keith Haring, questo movimento dalle strade di New York alle gallerie d’arte.

Il cast del film è pieno di nomi eccellenti a partire dai due principali attori. Jeffrey Wright interpreta Basquiat, e David Bowie l’amico e mentore Andy Warhol. I membri del cast includono inoltre Gary Oldman, Dennis Hopper nei panni di Bruno Bischofberger. Parker Posey come la gallerista Mary Boone, oltre a Claire Forlani, Courtney Love, Vincent Gallo e Benicio del Toro in ruoli secondari.

Basquiat è sicuramente un film biografico, ma è anche un requiem e un lavoro d’amore su un’anima fragile e tormentata la cui tragica fine sembrò inevitabilmente accelerata dall’abuso di droghe che l’artista fece. La prima immagine del film fa parte dei ricordi del pittore che vediamo di spalle bambino con la madre, mentre cammina per un corridoio arrivando davanti a Guernica di Picasso, che influenzò notevolmente la sua arte. Con un salto temporale lo vediamo uscire da una scatola di cartone tra i cespugli di un parco.

È l’artista adulto che vive come un barbone per le strade di New York. Da questo momento in poi il film ci mostrerà un Basquiat alla ricerca costante del successo, attraverso i suoi lavori. Da graffitista che si firma con l’acronimo SAMO, Same Old Shit (sempre la stessa merda) fino ad arrivare all’incontro cruciale con Andy Warhol e Bruno (il gallerista di Warhol) a cui vende due delle sue cartoline.

Questo incontro fortuito coincide anche con una svolta nella vita di Basquiat. Comincia a essere apprezzato da pubblico e galleristi, realizzando mostre e vendendo le sue prime opere. L’artista diventa amico di Andy Warchol, con cui collabora, riuscendo in questo periodo felice anche a ripulirsi in parte da tutte le droghe di cui aveva abusato fino a quel momento. Ma purtroppo non durerà molto: a stravolgere definitivamente e inesorabilmente la sua vita arriverà una tragica notizia. Il suo unico vero amico, Warhol, muore il 22 febbraio 1987 in seguito a un banale intervento alla cistifellea. Basquiat non si riprenderà più.

Schnabel si è inserito nel film con l’aggiunta del personaggio immaginario di Albert Milo (Gary Oldman), che si basa su se stesso. Il regista ha anche aggiunto un cameo di sua madre, di suo padre e di sua figlia (come la famiglia di Milo). Schnabel stesso appare nei panni di un cameriere.

Basquiat è stato il primo film commerciale su un pittore, realizzato da un altro pittore. Schnabel ha detto riguardo ciò: “So come ci si sente a essere attaccato come artista. Come ci si sente a essere giudicato come artista. Cosa vuol dire avere fama e notorietà. So cosa vuol dire essere accusato di cose che non si sono mai fatte o dette. So come ci si sente a essere apprezzato come pure denigrato”. Il regista non ottenne il permesso di usare le immagini dei dipinti di Basquiat nel film, per cui insieme al suo assistente di studio Greg Bogin creò dipinti nel suo stile da poter usare nella pellicola.

La storia di Basquiat, primo artista nero di fama internazionale, è un film interessante che riesce bene a rievocare l’atmosfera della New York negli anni ’80, in cui il mondo dell’arte stava diventando un grande supermercato per ricchi snob. Gli attori sanno destreggiarsi bene nei loro ruoli e in particolare David Bowie sembra far tornare in vita Andy Warhol che in effetti ebbe modo di conoscere di persona in gioventù. Il punto negativo del film sta forse nel fatto che non riesce a descrivere il personaggio Basquiat nella sua interezza. L’artista raccontato da Schnabel è aggraziato, quasi timido mentre quello reale si sa bene che usasse prostituirsi e che l’abuso di droga lo rendesse violento e irascibile. In più Schnabel circonda Basquiat di una patina dorata da genio maledetto, ricercando nel pittore quell’eroe che forse in vita non fu mai. 

La verità è che questo artista fu un talento sfruttato e usato dai suoi galleristi come novità da lanciare sul mercato e la sua morte per loro fu una manna che fece alzare il valore dei quadri a livelli inauditi. Ma di ciò il film non tiene molto conto. Altro dettaglio che stona è l’invadenza dell’ego del regista, una specie di terrore di non far parte della scena, inserendosi coi suoi quadri attraverso il proprio alter ego Albert Milo.
In conclusione, non è forse fedele nel restituirci l’immagine di Basquiat, ma vi consiglio comunque la visione di questo film che resta probabilmente uno dei migliori lavori di Schnabel.

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Per conoscere altri film ispirati all’universo artistico segui la rubrica Art si gira!!!

C.C.

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