Collezionisti, critici e mercanti #1

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Moltissimi sono i collezionisti d’arte che hanno costellato la storia. Potevano essere inizialmente solo sovrani, religiosi e nobili più in generale, ma con il passare del tempo emersero collezionisti tra funzionari, ambasciatori e poi imprenditori, borghesi, banchieri, scrittori ecc ecc. Oltre a collezionare le opere d’arte spesso divennero anche veri e propri mecenati che prendevano sotto alla propria ala alcuni artisti, commissionandogli opere e a volte offrendogli un vitalizio.

Le collezioni di questi uomini e donne illustri oggi fanno parte dei musei, oppure sono andate disperse o magari, come nel caso di Galleria Borghese a Roma, sono ancora nello stesso luogo per cui furono acquistate. Insomma dietro queste figure si nascondono storie, intrighi e la nascita di importanti istituzioni museali attuali. Ho deciso di conoscere e farvi scoprire questi collezionisti in una serie di post come quello che leggerete qui. Come al solito … buona artesplorazione!

John secondo conte di Ashburnham

Acquisì a partire dal 1748 una bellissima collezione di gusto classico comprendente opere di Guercino, Rubens, Teniers e Cuyp. Dopo essere stata proposta alla National Gallery nel 1846, questa collezione venne messa all’asta presso Christie nel luglio 1850 dal quarto conte di Ashburnham per finanziare i suoi acquisti librari, ma quasi la metà restò invenduta. A tale fondo vennero ad aggiungersi molti quadri di primitivi italiani comperati dal terzo conte di Ashburnham, che viveva a Firenze, e qualche quadro comperato dal quarto conte. Dopo il 1878 non venne compiuto più nessun nuovo acquisto, e alcuni dipinti furono venduti. L’intera collezione andò dispersa presso Sotheby nel giugno-luglio del 1953.

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John secondo conte di Ashburnham

Aumale

Henri-Eugène-Philippe d’Orléans duca di Aumale era il quarto figlio di Luigi Filippo e di
Maria Amelia. Scacciato dalla Francia dalla rivoluzione del 1848, si stabilì a Londra e da allora dedicò il suo tempo e la sua immensa fortuna alla formazione di una collezione di pitture, disegni, libri e oggetti d’arte che costituisce oggi il Museo Condé a Chantilly. Molto attratto dalle opere classiche di Raffaello e Poussin, ma aperto a forme d’arte diverse tra loro, raccolse primitivi italiani, opere contemporanee, manoscritti dipinti e disegni di tutte le scuole, tra i quali la serie, unica, di ritratti francesi a disegno del XVI secolo. Tornato in Francia nel 1871, intraprese il restauro di Chantilly, ereditato nel 1830 dal padrino, il duca di Borbone, ultimo discendente dei Condé, che doveva servire da contenitore alle sue collezioni. Nel 1884 il principe lasciò le proprietà di Chantilly all’Institut de France, perché le mantenesse accessibili al pubblico come Museo Condé.

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Henri-Eugène-Philippe d’Orléans duca di Aumale

Arundel

Thomas Howard, secondo conte di Arundel, soprannominato da Walpole il “padre della virtù in Inghilterra”, dovette il suo amore per l’arte al viaggio sul continente, con Inigo Jones, dal 1612 al 1614. Fu collezionista insaziabile, abile ed erudito; diventò il consigliere del principe Enrico, fratello maggiore di Carlo I. Emissari come William Petty passavano per lui al setaccio l’Europa. Apprezzava soprattutto la pittura del Nord, con una preferenza per Holbein, di cui possedeva una trentina di opere.

Amava anche i manieristi italiani e i pittori veneziani, e possedeva numerose tele attribuite a Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Bassano, Veronese, Pordenone, Correggio e Parmigianino. Grande amatore dei disegni, acquistò la collezione Gonzaga, comprendente un’importante serie di Parmigianino, la magnifica serie di disegni di Leonardo, serie di Dürer e di Holbein, e i celebri ritratti disegnati donatigli da Carlo I. Nel 1642 portò con sé in esilio le collezioni, ma a partire dal 1654 suo figlio cominciò lentamente a disfarsene.

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Thomas Howard, secondo conte di Arundel

Alexis-François Artaud de Montor

Fu in Italia, a Roma e a Firenze, segretario di legazione del cardinal Fesch ed ebbe occasione di raccogliervi una notevole collezione di primitivi, di cui pubblicò egli stesso il catalogo, con una introduzione storica: Considérations sur l’état de la peinture dans les trois siècles qui ont précédé Raphael. Catalogo e collezione ebbero un ruolo primario nella diffusione in Francia dell’interesse per il medioevo italiano. Altra sua opera interessante per la storia dell’arte è il Voyage dans les catacombes de Rome in cui si mostrò influenzato dalle idee di Seroux d’Agincourt sulla continuità tra arte classica e arte medievale.

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Arenberg

Auguste-Marie Raymond, conte di La Marck e principe d’Arenberg prese parte attiva alla rivoluzione del Brabante, opponendosi all’imperatore d’Austria Giuseppe II. Deputato della nobiltà agli Stati Generali, tenne un’importante corrispondenza con Mirabeau dal 1788 al 1791. Nel 1793 passò al servizio dell’Austria e schieratosi a favore di Guglielmo II di Nassau, dopo il 1815 si ritirò a Bruxelles. Si dedicò da allora unicamente ai suoi gusti di collezionista.

Nel suo studio sulla Galerie d’Arenberg à Bruxelles del 1859, W. Burger notò che questa collezione era di recente formazione, benché la famiglia avesse da sempre posseduto quadri e persino ne avesse ordinati agli artisti, tra cui per esempio Watteau. D’altra parte un Arenberg aveva sposato nel XVII secolo Anne de Croy, sorella di Charles, la cui importante raccolta, contenente opere di Bosch, Memling e Bruegel, era stata venduta nel 1613. In una quindicina d’anni Arenberg raccolse un centinaio di dipinti, principalmente di scuola olandese. La collezione venne lasciata al nipote, il duca Prosper d’Arenberg, che l’arricchì di dipinti fiamminghi del XVII secolo, che si aggiungevano alle numerose opere olandesi.

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Arenberg

John Julius Angerstein

Assicuratore presso i Lloyd’s, mise insieme una scelta raccolta di maestri antichi. La collezione, ospitata al n. 100 di Pall Mall a Londra, si accrebbe considerevolmente nel 1803, quando Angerstein acquistò la collezione Bouillon di celebri tele di Claude Lorrain. Questo complesso, che è sempre stato accessibile agli studiosi, comprendeva tele di ogni paese con capolavori di Sebastiano del Piombo, di Tiziano, di Rubens, di Rembrandt, di Poussin e di Hogarth. Trentotto dipinti vennero acquistati dal governo inglese nel 1824 per 60 000 sterline: l’acquisto costituì il fondo iniziale della National Gallery di Londra.

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John Julius Angerstein

Bindo Altoviti

Collezionista appartenente a una famiglia di banchieri fiorentini, di cui ereditò a sedici anni la grande fortuna. Era infatti figlio di Antonio Altoviti e di Clarenza Cybo, nipote di papa Innocenzo VIII. Prese in moglie una donna della nobiltà fiorentina, Fiammetta Soderini. Dotato di gusto e di cultura raffinati, divenne uno tra i più potenti banchieri di Roma e insieme committente dei massimi artisti del suo tempo. Vasari cita i due incarichi da lui conferiti a Raffaello. Il primo riguarda un ritratto di Altoviti giovane, che restò proprietà della famiglia a Roma fino al 1790, prima di essere trasferito a Firenze e poi venduto, nel 1808.

Oggi si trova, con la raccolta Kress, nella National Gallery di Washington. Il secondo incarico riguardò una Sacra Famiglia, nota col nome di Madonna dell’impannata, e acquistata dal granduca Cosimo per la sua cappella. Anche Vasari fu incaricato di dipingere un quadro d’altare destinato alla cappella Altoviti nella chiesa dei Santi Apostoli a Firenze, l’Allegoria dell’Immacolata Concezione. Verso il 1550, ormai sessantenne, affidò a Benvenuto Cellini l’esecuzione del suo busto in bronzo. Tra gli altri tesori la collezione di Altoviti custodiva il cartone di Michelangelo per l’Ebbrezza di Noè.

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Raffaello, ritratto di Bindo Altoviti

Águila

Fernando Espinosa, conte dell’Águila è il più rappresentativo degli eruditi e amatori d’arte sivigliani del XVIII secolo. Per lungo tempo alcade e benefattore della sua città natale, fu soprattutto bibliofilo e collezionista di pitture e disegni. Il suo corrispondente e amico Ponz, cui aveva fornito preziose notizie per il suo Viaje de España, sottolineò che aveva saputo riunire e conservare una specie di specchio storico della pittura sivigliana, arricchendo la propria collezione di altri dipinti spagnoli e stranieri con moltissimi disegni spagnoli, italiani e fiamminghi, nonché libri illustrati e incisioni di ogni scuola. La collezione fu dispersa dagli eredi del conte: un pezzo importante, comperato per il museo spagnolo di Luigi Filippo, si trova oggi a Londra. Si tratta della grande Adorazione dei pastori attribuita alternativamente a Velázquez e a Zurbarán, e che resta peraltro anonima.

Edouard Aynard

Banchiere, deputato, fortemente affezionato alla sua città, Lione, costituì un’importante collezione di quadri, sculture e oggetti d’arte che andò dispersa in asta pubblica a Parigi nel 1913. Accanto ad alcuni dipinti del XVII secolo di Rembrandt, del XVIII secolo di Greuze e del XIX secolo di Delacroix e Puvis de Chavannes, va ricordata la serie di primitivi francesi, spagnoli, fiamminghi, tedeschi e soprattutto italiani. Come i suoi compatrioti Carrand e Chalandon, Aynard ebbe predilezione particolare per i quadri italiani del Quattrocento.

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Edouard Aynard

Julius Simon Bache

Banchiere e direttore della ditta J. S. Bache & Co., raccolse una collezione di primissimo ordine, che lasciò al Metropolitan Museum di New York. La maggior parte delle tele, acquistate con la mediazione di Duveen, riguarda le principali scuole europee dal XV al XVIII secolo. La pittura italiana del XV e XVI secolo è la più ricca, con Bellini, Botticelli, Crivelli, Domenico Ghirlandaio, Filippo e Filippino Lippi, Mantegna, Signorelli, Tura e Tiziano. La sezione fiamminga comprende pittori primitivi: Dirk Bouts, Petrus Christus, Gérard David, Memling, Rogier van der Weyden, cui va aggiunto Van Dyck. La scuola olandese del XVII secolo figura con Frans Hals, Ter Borch, Vermeer e Rembrandt. Citiamo pure ritratti di Dürer, Holbein, Velázquez e Goya. Alcuni bei dipinti francesi del XVIII secolo e ritratti di scuola inglese completano il prestigioso complesso.

C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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