
Riprendiamo il nostro viaggio attraverso la miniatura, parlando del prezioso Lezionario Farnese. Questo splendido manufatto venne conservato nella Cappella Sistina in Vaticano per oltre due secoli e si disse all’epoca che era in grado di rivaleggiare con gli affreschi alle pareti in quanto a bellezza. Un libro tanto strabiliante da far esclamare a Giorgio Vasari: “tanto bello, anzi ammirabile e stupendo, che io mo confondo a pensarlo”. Quel capolavoro, utilizzato fino alla fine del XVIII secolo per le funzioni liturgiche più importanti svolte nella Cappella Sistina, è proprio il Lezionario Farnese.
Il manoscritto venne commissionato a metà del Cinquecento da Alessandro Farnese, cardinale e nipote di papa Paolo III. Era un dono che il cardinale volle fare alla Cappella Sistina: l’opera quindi doveva essere all’altezza dell’ammiratissimo Giudizio Universale appena terminato da Michelangelo. Per questo motivo la sua realizzazione venne affidata al pittore di miniature più celebre dell’epoca: Giulio Clovio.
Il Michelangelo della miniatura
Nel Cinquecento questo artista si era aggiudicato le più entusiastiche definizioni: il “Michelangelo della miniatura”, il “piccolo Buonarroti”, ecc ecc. Giulio Clovio nacque intorno al 1498 nell’odierna Croazia e cominciò a lavorare al servizio del cardinale Farnese dal 1498, per il quale realizzò anche il celebre manoscritto chiamato Ore Farnese. Giulio lavorò ben nove anni per realizzare il codice che decorò con una serie di scene a tutta pagina di grandi dimensioni. Traendo spunto dall’arte di Michelangelo e Raffaello, diede alle scene una trionfante monumentalità, utilizzando colori alle volte delicati oppure cangianti, esprimendo a pieno il suo caratteristico stile.
A dare l’idea di trovarci di fronte a una vera e propria galleria di dipinti su pergamena, contribuiscono le cornici dorate che circondano ogni scena, decorate con putti, maschere e fiori. Il Lezionario rimase custodito nella Cappella Sistina fino al 1798, quando, duranti i tumulti dell’occupazione napoleonica, venne trafugato. Dopo varie vicende e traversie che ne fecero perdere la preziosa legatura originaria, il manoscritto finì acquistato dal collezionista inglese John Towneley. E fu proprio Towneley a commissionare una nuova legatura in velluto rosso che ancora oggi possiamo ammirare, con fibbie e cantonali dorati e lo stemma in porcellana della sua famiglia.
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C.C.
Fonti: www.lezionariofarnese.it
E' un'opera splendida,che meritava di essere presentata e fatta conoscere; il commento, come sempre, è interessante ed esaustivo
E' un'opera splendida,che meritava di essere presentata e fatta conoscere; il commento, come sempre, è interessante ed esaustivo
Grazie mille 😉