I due vasi di fiori dipinti dall’artista tedesco Ludger tom Ring nel 1562 sono i più antichi esempi autonomi di quest’iconografia a essere arrivati fino a noi. Rappresentano gigli bianchi e iris gialli contenuti in due vasi datati sul collo e attraversati da una scritta elicoidale a caratteri dorati. Il testo in latino non è completamente leggibile, ma parrebbe riportare questa frase: “in verbis in herbis et in la(pidus deus)”, cioè in italiano, “nelle parole, nelle piante, nelle pietre è Dio”.
Ai fiori verrebbe quindi associato un significato religioso, sia in quanto oggetti in cui c’è la presenza di Dio, sia in quanto simboli della salvezza, infatti le due specie di fiori sono entrambe spesso associate alla purezza di Maria. Ma qual è lo scopo di queste due opere? E’ possibile che i vasi fossero pensati come pannelli decorativi per l’interno di una farmacia: ciò costituirebbe un ulteriore elemento di spiegazione del riferimento alla salvezza contenuto nella scritta e collegherebbe la loro stessa invenzione anche a una precisa destinazione funzionale.
L’osservazione del dato reale qui diventa la norma.
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Questo post fa parte di una serie di piccoli giochi di curiosità dedicati alle nature morte. Leggi altro seguendo l’etichetta #naturemorte(nonmorte)
C.C.
Fonti: La natura morta, Luca Bortolotti, Giunti editore, Prato, 2003