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Le sculture del Partenone. Un inno al genio e alla libertà

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L'architettura del Partenone, vita in ogni blocco
Le sculture del Partenone
Le sculture del Partenone in un fedele disegno di Jacques Carrey

Abbiamo già ammirato il Partenone, nella sua bellezza architettonica e nella rivoluzione artistica che generò. Oggi vedremo più da vicino le sue straordinarie sculture per avere poi un quadro completo.
A ricevere l’incarico da Pericle, per sovrintendere i lavori del Partenone, fu Fidia, nel 448 a.C. La città di Atene si imbarcò con questo progetto in un’impresa molto costosa e laboriosa ed è molto probabile che la commissione formata per seguire tutta la faccenda, pretese un progetto di massima che includesse anche le sculture.
Una volta approvati i progetti, i lavori poterono partire a pieno ritmo.

Il Partenone fu un grande affare per tutte le botteghe artistiche di Atene, che ricevettero l’incarico di realizzare metope, fregi e sculture frontonali. Si perché chiaramente un solo uomo non si sarebbe potuto imbarcare in un’impresa del genere: serviva fare squadra. Molto probabilmente molte officine si trasferirono direttamente sull’Acropoli sotto la guida di Fidia, abile organizzatore e sicuramente persona di grande carisma e fascino. Fare lavorare nello stesso spirito, ottenendo una qualità alta e un’omogeneità espressiva da un numero così rilevante di artisti e artigiani, non fu una passeggiata.
E l’impresa diventa ancora più complessa se si pensa che Fidia chiamò di proposito nel gruppo anche artisti di rilievo con uno stile completamente diverso da lui. Il risultato fu che in tutte le botteghe lo stile superbo di Fidia si impose, lasciando il segno nell’arte ateniese, greca e con una visione più ampia, occidentale.

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La decorazione scultorea e pittorica

La decorazione scultorea e pittorica venne studiata per ravvivare ed esaltare la struttura architettonica del Partenone. La cromia era limitata al rosso, azzurro e oro su alcuni dettagli. Le sculture, in marmo delle cave del monte Pentelico, erano dipinte e arricchite da dettagli in bronzo forse dorato. Purtroppo le sculture del tempio, distribuite su novantadue metope (formelle), per una lunghezza di centosessanta metri, sono giunte fino a noi in pessime condizioni. I danni furono causati da una miriade di vicissitudini: il tempio divenne chiesa cristiana con strazianti adattamenti, poi i turchi ne fecero una polveriera, colpita dai veneziani ed esplosa.

Ma il colpo di grazia lo diede Lorg Elgin, ambasciatore della Gran Bretagna presso l’impero ottomano, che ottenuto un permesso dal governo nel 1801, asportò quanto poté di ciò che non era ancora stato danneggiato o saccheggiato e lo trasportò in patria al British Museum, dove è possibile ammirare molti dei frammenti del tempio. I disegni eseguiti dal pittore Carrey prima dell’esplosione del Partenone, avvenuta nel 1687, sono ad oggi un prezioso documento per capire l’originale integrità del tempio.
Ma vediamo ora nel dettaglio le decorazioni.

Le sculture del Partenone
Un collage delle metope

Le metope

All’incirca quadrate, erano quattordici sui lati corti, trentadue sui lunghi. Sul lato occidentale è rappresentata un’Amazzonomachia, lotta di amazzoni, simboleggiante la guerra contro i persiani. Del lato nord, l’unica metopa leggibile è la trentaduesima, ma il tema svolto si pensa che trattasse la guerra di Troia, con gli dei che assistevano alla lotta. Gli stessi danni li troviamo nel lato orientale che raffigurava una Gigantomachia. Si sono conservate meglio le metope del lato sud, probabilmente perché di più difficile accesso dato che da quella parte dell’Acropoli il pendio è più scosceso. Il tema dominante qui è una Lotta tra centauri e lapiti, un popolo mitico della Tessaglia noto per avere liberato quella regione dai mostruosi centauri, chiaro riferimento della lotta tra razionalità e bestialità. I contendenti sono in parte nudi, in parte coperti da mantelli e clamidi. Al contegno espressivo dei lapiti fa da contraltare l’intensa gamma d’emozioni dei centauri.

Le sculture del Partenone
Un collage del fregio

Il fregio

Il lunghissimo fregio di centosessanta metri all’interno della cella, il più grande complesso di sculture dell’antichità, rappresenta la processione delle panatenee, la maggiore festa religiosa di Atene. Il lato occidentale del fregio ospita un corteo di cavalieri con un personaggio che li guida. Sul lato settentrionale ancora una cavalcata: i cavalieri sono preceduti da carri e seguiti da anziani, da portatori di offerte, da musici e da portatori di vittime sacrificali. Sul lato meridionale la tematica si ripete.

Su quello orientale le fanciulle offrono ad Athena il sacro peplo alla presenza degli eroi e degli dei. L’unica distinzione tra mortali e dei sta nel fatto che questi ultimi raggiungono seduti l’altezza dei mortali. Sono presenti in tutto il fregio trecentocinquantacinque figure, che riescono a vivere di vita propria, pur integrandosi nell’insieme. Con un rilievo bassissimo, solo cinque centimetri di aggetto, gli scultori riuscirono a risolvere tutti i dettagli. Come nel caso delle metope, Fidia ideò il progetto del fregio, intervenendo di persona dove necessario.

Le sculture del Partenone
Collage sculture frontoni

I frontoni

Anche i frontoni sono in pessime condizioni. Quello orientale racchiudeva ai lati il Sole sul carro che sorgeva dal mare e Selene, personificazione della luna, che con la sua quadriga vi si tuffava, mentre al centro, perduta, era rappresentata la nascita di Athena. Rimane poco anche delle altre divinità che assistevano al prodigio. L’alternanza di moto e stasi, la tensione dei nudi, la ricchezza dei panneggi che svelano le forme sottostanti e il grande realismo, contribuiscono alla straordinaria novità di queste sculture. Più complessa e dinamica è la scena sul frontone occidentale.

È la lotta tra Athena e Poseidone per il possesso dell’Attica, con la partecipazione di divinità ed eroi. La scena è concitata, l’anatomia vibrante, i panneggi leggeri e i gesti eclatanti, tutte caratteri che riassumono la sensibilità rivoluzionaria del maestro del Partenone. Le figure dei due frontoni sono enormi e impegnarono decine di scultori, ma anche qui si avverte l’idea e la mano di Fidia, che molto probabilmente forniva i modelli da riprodurre e forse interveniva personalmente nel lavoro delle botteghe. Insomma vi lavorarono in tanti, ma è impossibile distinguere una differenza stilista tra metope, fregio e frontoni, segno questo che il maestro del Partenone fu solo uno: Fidia.

Le sculture del Partenone
Copia di Copenaghen della testa di Athena Parthenos

La grande statua di Fidia

Tutte queste sculture convergevano nel capolavoro assoluto di Fidia: l’Athena Parthenos, una statua d’oro e d’avorio simbolo del genio e della libertà degli ateniesi. La statua era alta dodici metri e furono impiegati per la sua costruzione circa mille chili d’oro, le parti nude erano in avorio, gli occhi di pietre, forse preziose. La dea indossava una lunga veste, recava sul petto una testa di Gorgone d’avorio, aveva il capo coperto da un elmo con al centro una sfinge e ai lati dei grifi.

Nella mano destra teneva una Nike, la dea della vittoria, coronata d’oro, mentre con la sinistra reggeva lo scudo rotondo, decorato all’esterno con una testa di Gorgone e da un’amazzonomachia. Dallo scudo si affacciava Erichtonios, eroe attico con le sembianze di serpente, accudito alla nascita da Athena. Una lancia poggiava sulla spalla sinistra mentre una gigantomachia ornava le suole dei sandali. Purtroppo per farci un’idea dobbiamo osservare le copie giunte fino a noi, spesso inconsistenti anche se fedeli. L’unica parte riprodotta fedelmente è la testa di cui la replica di Copenaghen ci mostra un’impetuosa giovinezza, uno sguardo perentorio e un’eleganza senza eguali.

Un inno al genio e alla libertà.

Continua l’esplorazione

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

2 Commenti

  1. Il monumento è commentato con precisione scientifica ,artistica e con grande chiarezza; è apprezzabile la spiegazione cdei termini tecnici con parole più semplici, in modo da rendere accessibile il testo anche a persone non!esperte d'arte

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