
Secondo appuntamento che ci porta alla scoperta dei più importanti collezionisti, critici e mercanti della storia dell’arte. La prima parte la potete leggere QUI, ma oggi proseguiamo nella nostra esplorazione conoscendo nuove illustri personalità. A volte può capitare che la medesima persona sia collezionista, critico e mercante allo stesso tempo, mentre il più delle volte questi tre ruoli non coincidono.
Fausto Bagatti Valsecchi
Con il fratello Giuseppe ricevette una formazione giuridica, ma in seguito si applicarono entrambi alla storia dell’architettura. Durante gli ultimi anni del XIX secolo e il primo decennio del XX si dedicarono a collezionare opere d’arte del Rinascimento italiano, raccogliendole in un palazzo di stile rinascimentale edificato a Milano su loro stesso progetto. La Santa Giustina di Giovanni Bellini è la perla della collezione, che contiene anche un bellissimo Ritratto del doge Lorenzo Giustiniani, attributo a Gentile Bellini. Molto curiosa è l’opera la Vergine col Bambino di Ambrogio Bevilacqua, che costituisce un raro esempio di associazione tra materie e tecniche diverse. La collezione appartiene tuttora alla famiglia dei fondatori ed è una splendida casa-museo visitabile.

Richard Brown Baker
La sua collezione venne iniziata nel 1949, ma solo dal 1955-56 Richard decise di specializzarsi in arte contemporanea. Con notevole costanza e grande perspicacia nelle scelte, acquisì i pezzi principali a mano a mano che comparivano sul mercato. La collezione è eclettica, e comprende dipinti, sculture, disegni e collage di ogni paese; tuttavia la maggioranza è costituita da opere della scuola americana contemporanea. Vasarely, Soulages, Dubuffet, Schwitters sono accanto a Tworkov, Olitski, Robert Morris, Wesselman, Warhol e Frankenthaler. Nel 1971 la collezione comprendeva 693 opere dovute a 364 artisti diversi. Baker fu tra i primi acquirenti della Pop Art americana e inoltre, più recentemente, ha raccolto una delle più importanti collezioni di opere iperrealiste.

Maffeo Barberini
Fu chiamato nel 1584 a Roma alla corte di papa Gregorio XIII dallo zio Francesco, che gli lasciò in seguito una grande fortuna. Nominato nunzio apostolico a Parigi nel 1604, fu sempre grande sostenitore delle politiche francesi. Cardinale nel 1617, venne elevato al pontificato nel 1623. Per il lusso e il nepotismo fu aspramente criticato fino alla sua morte. Fu senz’altro il più importante mecenate romano del XVIII secolo: ancora cardinale chiese al giovane Caravaggio di fargli il ritratto e nel 1603 gli commissionò il Sacrificio d’Isacco. Da Roma tenne corrispondenza con Peiresc, il collezionista di Aix. La sua raccolta conteneva tra opere del Correggio, di Andrea del Sarto, di Giulio Romano, del Parmigianino. Affidò incarichi anche a Guido Reni e al Pomarancio, e si può dire che scoprì Bernini, di cui possedeva una scultura. Divenuto papa protesse Bernini, cui affidò grandi incarichi. A Pietro da Cortona invece affidò la decorazione del soffitto del grande salone di palazzo Barberini, gloria della famiglia. Fu lui a imporre al nipote Taddeo, proprietario del palazzo, la scelta di Pietro da Cortona. Il suo gusto eclettico ma aperto alle correnti più innovatrici, segnò profondamente la storia della pittura a Roma.

Thomas Baring
Proveniente da una famiglia di banchieri, fu uomo politico; dal 1835 cominciò a raccogliere un’importante collezione di quadri antichi, soprattutto olandesi, fiamminghi e italiani. Nel 1846 acquisì 43 dipinti della collezione Verstolk e nel 1848 le pitture italiane, spagnole e francesi appartenenti al padre, Sir Thomas Baring. Baring acquistò poi una piccola collezione di primitivi fiamminghi e tedeschi, numerosi quadri italiani e alcuni quadri spagnoli. Il primo conte di Northbrook, che ereditò la collezione, l’arricchì di alcuni quadri, ma ne vendette anche molti. Altre opere andarono disperse in seguito, in numerose aste presso Christie (in particolare il 12 dicembre 1919), e la collezione ad oggi è rimasta solo parzialmente nelle mani della famiglia.

John Barnard
Figlio di Sir John Barnard, sindaco di Londra nel 1737, fu amico intimo del politico John Wilkes. Nella sua casa londinese di Berkeley Square, sempre aperta agli artisti e agli appassionati d’arte, raccolse una delle più belle collezioni d’incisioni mai costituite, contenente oltre 17 000 pezzi. Da Schongauer a Bartolozzi, essa comprendeva l’opera completa di incisioni di grandi maestri come Rembrandt, Mantegna, Rubens e Van Dyck, incisioni famose per la qualità della stampa e il perfetto stato di conservazione. Barnard collezionava anche quadri, e possedeva opere italiane e olandesi, nonché disegni di scuola italiana, olandese e fiamminga. La collezione è andata tutta dispersa: i disegni nel 1787 presso Greenwood, le incisioni nel 1798 presso Philipe e i quadri nel 1799 presso Christie.
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Albert C. Barnes
Medico e chimico, fece fortuna in seguito alla scoperta dell’argyrol, un antisettico; ciò gli consentì di abbandonarsi alla passione per l’arte. Raccolse a Merion, presso Filadelfia, in un edificio di stile neoclassico che fece costruire nel 1924, una collezione dedicata per la maggior parte alla pittura francese della seconda metà del XIX e del XX secolo e come molti collezionisti americani dell’epoca, cominciò acquistando qualche tela della scuola di Barbizon.

Ma nel 1912 un amico gli portò da Parigi opere di Renoir, Van Gogh, Gauguin, Seurat e vari viaggi a Parigi svilupparono in lui la predilezione per gli impressionisti e i loro successori, mentre Leo e Gertrude Stein lo ponevano in contatto con pittori moderni. Un certo numero delle opere di questa collezione venne riprodotto nei volumi come The Art of Renoir (New York 1935) e The Art of Cézanne (New York 1939). Aperta nel 1924, la Fondazione Barnes accoglie studiosi, ma resta poco accessibile al grande pubblico.
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui