Andrea Mantegna, piccola guida per conoscere l’artista

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Andrea Mantegna
Andrea Mantegna, autoritratto nella Camera degli Sposi

Andrea Mantegna nacque tra il 1430 e il 1431 a Isola di Carturo, piccolo centro tra Vicenza e Padova, in una modesta famiglia in cui il padre svolgeva l’attività di falegname. A Padova l’artista è citato per la prima volta nel 1441 come apprendista e figlio adottivo del pittore Francesco Squarcione, col quale soggiornò a Venezia nel 1447, ma dalla cui eccessiva tutela si svincolò presto. Con il suo maestro Mantegna ebbe infatti un rapporto burrascoso: fu costretto come apprendista a fare i lavori più umili e a seguire una disciplina durissima.

Andrea Mantegna

Nel 1448 l’artista stipulò un compromesso con il patrigno per riavere la propria libertà e fu un addio pieno di polemiche. Andrea sosteneva che Squarcione si fosse fatto bello con il suo lavoro e il maestro, dal canto suo, rispondeva denigrando l’opera dell’allievo, ritenuta sempre più vicina alla scultura che alla pittura. A completare il quadro, la diatriba giudiziaria. Mantegna denunciò il patrigno per il mancato pagamento di alcune opere, con un seguito per vie legali che si concluse solo due anni dopo.

Andrea Mantegna
Andrea Mantegna, Martirio di San Cristoforo e trasporto del corpo del santo, Cappella Ovetari, Padova

Non abbiamo però molte notizie sulle prime creazioni del pittore, pare abbia eseguito la sua prima opera firmata nel 1448, ma purtroppo è andata distrutta. È dimostrato un suo soggiorno a Ferrara nel 1449. A determinare la fama dell’artista a Padova fu la decorazione della cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani, dove lavorò dal 1449 al 1456, acquistando importanza e libertà d’azione sulla scena artistica padovana. Il ciclo è andato quasi interamente distrutto nel corso della seconda guerra mondiale. Quello che resta, testimonia l’avvicinarsi di Mantegna ai temi del rinascimento toscano: l’ampio senso dello spazio reso con prospettive ardite, le architetture che rimandano allo studio dell’antico e i personaggi dalla forza statuaria.

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Andrea Mantegna, Pala di San Zeno

La Pala di san Zeno, a Verona, è uno dei capolavori dell’artista, commissionata nel 1456 ma terminata dopo il 1460. Mantegna fece da solo questo complesso polittico, composto da sei pannelli inseriti in un’imponente struttura scolpita rappresentante un’edicola: la disegnò di sua mano ispirandosi probabilmente all’opera di Donatello al Santo di Padova.
Il 1453 fu un anno decisivo per il pittore che si legò alla più importante famiglia di pittori
veneziani d’allora. Sposò infatti Nicolosia Bellini, figlia di Jacopo e sorella di Gentile e di
Giovanni.

Nel 1456 Ludovico II Gonzaga scrisse per la prima volta all’artista, chiamandolo al suo servizio come artista di corte, confermando l’ottima posizione e la fama raggiunta da Mantegna. È probabile che in questa “chiamata” abbia giocato un ruolo fondamentale l’abate Correr, amico dell’artista. Gregorio Correr, membro della nobile famiglia veneziana che dà il nome al noto museo, era legato a Vittorino da Feltre e alla sua cerchia umanistica che a Mantova avevano creato una scuola, la Ca’ Zoiosa. Proprio in questa scuola Correr fu compagno di banco del futuro marchese Ludovico II Gonzaga.

Andrea Mantegna
Andrea Mantegna, oculo nella Camera degli Sposi

Così, nel 1459, il pittore si trasferì a Mantova, compiendo una tappa essenziale della propria vita, perché nella città dei Gonzaga vi rimase fino alla morte. Il marchese Ludovico, appassionato cultore dell’antico, lo incaricò di curare le proprie raccolte, favorendo così le conoscenze classiche del pittore. Ludovico era Capitano del popolo, abile politico e amante della lettura e tra i suoi libri, all’epoca del suo governo, avremo potuto trovare una fantastica edizione di Omero con testo a fronte greco e latino e decorazioni d’ispirazione classica, oggi conservata alla Biblioteca Vaticana.

L’ambiente mantovano della seconda metà del Quattrocento era rigorosamente ghibellino. Per diventare marchesi o duchi, ci voleva cioè l’appoggio dell’imperatore tedesco del Sacro Romano Impero. Se da un lato infatti la Mantova artistica era molto vicina a Firenze e al rinascimento, quella politica era affine al mondo tedesco. A tal punto che Ludovico per essere ancora più corretto e filo-tedesco, sposò nientemeno che Barbara di Brandeburgo, nipote dell’imperatore Sigismondo.

Andrea Mantegna
Andrea Mantegna, dettagli dalla Camera degli Sposi

In questi anni Mantegna viaggerà anche in Toscana, fermandosi a Firenze e Pisa, ricavandone esperienze che lo spinsero a essere ancora più moderno. La lezione appresa dallo studio dei grandi cicli pittorici toscani di Piero della Francesca e Andrea del Castagno, darà i suoi frutti nella creazione del capolavoro dell’artista: la Camera degli Sposi, realizzata tra il 1471 e il 1474.
Protetto dai Gonzaga, che gli donarono una casa, l’artista, a capo di un’attiva bottega, eseguì cartoni per arazzi, cassoni di nozze, modelli di oreficeria e lo stupefacente Cristo morto di Brera, visto di scorcio.

Andrea Mantegna
Andrea Mantegna, famiglia e corte di Ludovico II Gonzaga

Abbiamo poche notizie del periodo che va dal 1475 al 1485, ma sicuramente si trattò di un momento difficile per la vita del pittore. In questi anni fu duramente colpito dalla morte del figlio prediletto e in difficoltà economiche per la scomparsa dei suoi protettori, il marchese Ludovico e il suo successore Federico. Molto probabilmente l’artista pensò di trasferirsi a Firenze, al servizio di Lorenzo il Magnifico. Di questo periodo, ripresa più volte fino al 1505, è la serie delle nove grandi tele con il Trionfo di Cesare, considerate il momento più alto dell’ispirazione classica del Mantegna, la sua opera umanistica più sentita. Guerrieri, prigionieri, animali, portatori di insegne e Giulio Cesare sul carro trionfale, sfilano in processione lungo tutte le tele. Si tratta del primo e più fortunato tentativo di ricreare la pittura trionfale dell’Antica Roma.

Andrea Mantegna
Andrea Mantegna, Trionfo di Cesare, scena 1

Con l’ascesa al potere di Francesco II, fu dato nuovo impulso alle arti nella corte di Mantova e Mantegna poté conservare il proprio ruolo di pittore dei Gonzaga. Tornato in città nel 1490 dopo un viaggio a Roma, fu incaricato dalla nuova coppia di regnanti, Francesco e Isabella d’Este, di numerosi lavori. Il lavoro dell’artista proseguì instancabile, decorando lo studio dove Isabella desiderava raccogliere dipinti eseguiti dai migliori pittori italiani viventi. Mantegna eseguì due tele di soggetto mitologico: il Parnaso e il Trionfo della Virtù, mostrano quanto l’artista seppe anticipare il classicismo cinquecentesco, condizionandone profondamente gli sviluppi.

Il Parnaso, Andrea Mantegna
Il Parnaso, Andrea Mantegna

Nel 1504 il nobile veneziano Francesco Cornaro commissionò al pittore il Trionfo di Scipione, un dipinto monocromo su tela ispirato agli antichi bassorilievi romani. Fu la sua ultima opera. Il 13 gennaio 1506 la morte lo colse, nella sua città d’adozione, Mantova.
L’attività pittorica di Mantegna, nel suo insieme resta di difficile definizione, a causa della scomparsa di molti cicli decorativi e della cattiva conservazione di suoi svariati dipinti. L’artista si cimentò, con ottimi risultati anche nell’ambito grafico, realizzando almeno cinquanta incisioni nel corso della sua vita. Oggi ne conosciamo sette, di cui sei citate da Giorgio Vasari. Forse non molti lo sanno, ma Mantegna fu anche miniaturista, scultore e abile architetto.

Andrea Mantegna, morte della Vergine
Andrea Mantegna, morte della Vergine

Artista solitario, che sfugge a qualsiasi classificazione di scuola, fu creatore di un repertorio di medaglioni antichi, di cortei, di mostri. Di motivi decorativi e di un mondo spesso solenne, di grande potenza evocativa. Mantegna influenzò in modo radicale l’arte dell’Italia settentrionale, da Padova a Venezia, da Ferrara alle Marche. Sul piano della tecnica pittorica, svolse un ruolo pionieristico. La più antica pittura su tela conosciuta in Italia è la Sant’Eufemia del 1454.
Infine, fu in gran parte per merito di Mantegna e della diffusione delle sue incisioni che il rinascimento italiano raggiunse e colonizzò la Germania.

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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