
Il Doriforo di Policleto, che tradotto (doriforo) sta a significare “portatore di lancia”, è una statua realizzata dallo scultore greco Policleto, attivo tra il 460 e il 420 a.C. circa. Non si sa esattamente chi rappresenti, ma si pensa che sia l’idealizzazione dell’eroe Achille. È un’opera emblema, conosciuta in tutto il mondo e che in un certo senso incarna l’idea stessa di classicità. Come spesso capita con le statue greche antiche, anche di questa non abbiamo l’originale, ma un complesso numero di copie e frammenti, riescono a restituirci un’idea abbastanza fedele dell’originale.
L’artista qui non si concentrò sull’imitazione della realtà, ma preferì dedicarsi alle proporzioni e ai rapporti tra le varie parti di questo nudo maschile. Il concetto di canone o sistema proporzionale era già in uso prima dei Greci, basti pensare all’arte egizia, fissata in regole precise. Ma mentre in Egitto gli artisti stabilirono un rapporto proporzionale molto arbitrario, Policleto partì da un’osservazione molto complessa della figura nel suo insieme e nei rapporti delle sue varie parti con il tutto.
Un po’ di esempi per capirci meglio: lo scultore ha messo in relazione la misura del dito rispetto al metacarpo e al carpo, dell’avambraccio con il braccio e via di seguito. La figura dell’uomo è armonizzata in tutte le sue parti, sulla base dell’unità di misura data dalla testa. Il capo della scultura è esattamente un ottavo del corpo e questa regola non solo è accettata ancora oggi come aurea, ma per certi versi poggia su una base scientifica, verificabile.
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La ponderatio
Il mondo greco era molto interessato ad andare oltre la semplice osservazione della realtà, cercando di cogliere lo schema segreto, il disegno ideale che è nascosto sotto l’apparenza delle cose. Quindi l’artista non vuole riprodurre la realtà, ma il prototipo ideale a cui la realtà stessa sembra ispirarsi. Abbiamo di fronte a noi una specie di sovra-natura, lo specchio privo di imperfezioni della natura che conosciamo. Gli autori latini che descrissero l’opera non ne ammirarono solo la proporzione, ma anche la cosiddetta “ponderatio”, per cui il personaggio poggia tutto il peso del corpo su una sola gamba.
Questo spostamento del peso della statua provoca la “tetragonia”: si tratta di una relazione che lega fra loro le quattro parti della scultura in un rapporto uguale e inverso. Alla gamba destra che regge il peso del corpo corrisponde infatti la spalla sinistra che regge il peso della lancia; alla spalla destra che scende seguendo la flessione dell’anca, corrisponde la gamba sinistra piegata che accenna un passo. Questa simmetria inversa a X provoca un effetto straordinario di movimento in tutta la figura, realizzando un’armonica corrispondenza tra le parti che ancora oggi ci ispira stupore e meraviglia.
Continua l’esplorazione
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C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui
Ciao Cristian che piacere, sono Marco prima di tutto volevo complimentarmi con te per il tuo lavoro, le tue informazione sono state preziosissime per i miei studi sull Anatomia,tra l altro ne approfitterei chiedendoti se puoi indicarmi dove trovo la composizione passo passo del rettangolo aureo che definisce le proprorzioni del Doriforo te ne sarei grato, mentre Tetragonia a quanto afferma il Garzanti significa pianta erbacea commestibile la paragona ai nostri spinaci, il Treccani spiega Tetragonia con la o apostrofata, una pianta originaria della Nuova Zelanada successivamente esportata in Europa ed inselvatichita a Roma, forse il riferimento alla disposizione della statua deriva dalla forma della pianta chissa. Comunque il nome dovrebbe essere Tetragonale che si riferisce al tetragono, poligono con 4 angoli 4 spigoli il cubo. Grazie per l aiuto Cristian spero di poter continuare a leggere i tuoi articoli.
Grazie a te!