
L’arte minoica in particolare, sviluppatasi intorno al fastoso palazzo di Cnosso a Creta, fu caratterizzata da produzioni pittoriche, scultoree, orafe e ceramiche abbondanti, in cui però scarseggiò il tema del ritratto a favore di scene di natura (flora e fauna) e tauromachie, particolarmente predilette. Nell’arte micenea invece, che prende nome dalla capitale Micene e si sviluppò nel Peloponneso, regione della Grecia meridionale, il campo più produttivo fu certamente quello dell’arte orafa e della produzione ceramica. Queste civiltà, come quelle egizia e fenicia, usavano mettere sui volti dei loro defunti più importanti una maschera, che li accompagnasse nell’aldilà.
Agamennone
Particolarmente suggestive sono le grandissime maschere funerarie in oro massiccio ritrovate a Micene, come quella che inizialmente si credeva raffigurasse Agamennone. Una delle figure più importanti della mitologia greca, successivamente identificato come un erede di Troia. La splendida maschera mortuaria che vedete nella foto risale al XVI secolo a.C. e raffigura l’imponente volto di un uomo con la barba dalle sopracciglia marcate, il naso lungo e stretto, la bocca larga con labbra sottili, gli occhi chiusi e le orecchie regolari. La barba è resa in modo preciso e i baffi sono lunghi e arricciati all’insù. Essa è costituita da un foglio d’oro con i dettagli lavorati a sbalzo. Due fori vicini alle orecchie indicano che la maschera era tenuta ferma sopra il volto del defunto con uno spago.
Tra XX e XXI secolo, l’autenticità del reperto venne formalmente messa in discussione, soprattutto dagli studiosi William Calder III e David Traill. Secondo i sostenitori di questa ipotesi fu l’archeologo responsabile degli scavi di Micene, il tedesco Heinrich Schliemann, a interrare la maschera. Ad avvalorare le accuse vennero fatte delle osservazioni sullo stile dell’opera: la maschera di Agamennone infatti differisce dalla altre rappresentando una fisionomia più dettagliata e particolareggiata. Nonostante queste ipotesi ad oggi la maggioranza degli studiosi è propensa a ritenere che si tratti di un originale.
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All’arte di queste popolazioni seguì quella della Grecia antica con l’evoluzione della società verso le Polis e con la creazione del vero ritratto fisionomico.
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C.C.
Fonti: Il ritratto, a cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano, 2000