
Quest’opera fu commissionata a Raffaello nel 1511 da Sigismondo de’ Conti, dignitario di Papa Giulio II, per essere collocata nella chiesa di S. Maria in Aracoeli a Roma. Il suo nome però è dovuto al fatto che già nel 1565 venne trasferita da una discendente dei de’ Conti in un monastero a Foligno, piccola città del centro Italia da cui proveniva la famiglia. Ma questa Madonna conobbe anche altre traversie: fece parte di quelle opere che Napoleone portò con sé in Francia nel 1797 in seguito al Trattato di Tolentino e solo dopo il suo rientro in Italia entrò a far parte della Pinacoteca Vaticana.
Inoltre il dipinto in origine venne realizzato su tavola, ma a seguito di un restauro realizzato negli anni Cinquanta, venne trasportato su tela. L’opera rappresenta la Madonna col Bambino, vestita con i colori tradizionalmente a lei attribuiti: il rosso come madre e l’azzurro come regina. La Madonna è seduta su un soffice trono di nuvole, circondata da un disco luminoso e da trasparenti putti.
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In basso troviamo: a sinistra, san Giovanni Battista in piedi che guarda verso di noi con san Francesco d’Assisi in ginocchio che stringono entrambi una croce; a destra, in una insolita veste azzurra, san Girolamo riconoscibile dal docile leone, che presenta alla Madonna il committente inginocchiato e ritratto di profilo. Sigismondo veste un ricco mantello rosso foderato di pelliccia d’ermellino da cui spuntano le maniche nere dell’abito sottostante. Al centro c’è un angioletto che orienta uno sguardo incantato in direzione della visione celeste; tiene in mano una tavola senza iscrizioni.

Ma è nel paesaggio dietro ai personaggi che si nasconde un mistero. Tra le morbide e verdeggianti colline infatti emerge una cittadina sovrastata da un arco luminoso, dentro cui scorgiamo una palla infuocata che appare diretta verso le case. Di che si tratta? Perché l’artista l’ha inserita? È forse una cometa, una sfera di plasma, un meteorite? Oppure all’interno della Madonna di Foligno è rappresentato un ufo? Al di là delle teorie di invasioni aliene, forse una spiegazione razionale c’è. È testimoniato infatti che il 4 settembre 1511, alle due di notte, una meteora esplose sopra i cieli di Crema, poco a sud-est da Milano, proprio nel periodo in cui l’artista lavorò al dipinto. È possibile che Raffaello abbia voluto inserire questo eclatante episodio? O forse fu una richiesta del committente? L’enigma resta irrisolto.
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C.C.
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