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Raffaello ritrattista poco ricordato

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Raffaello ritrattista poco ricordato
Raffaello ritrattista
Raffaello, ritratto di giovane cardinale

Raffaello Sanzio (1483-1520), insieme a Leonardo e Michelangelo è uno dei pilastri del rinascimento maturo, un vero genio, la cui carriera venne stroncata da una morte prematura. Pochi lo ricordano come un grande ritrattista: invece, anche sotto questo aspetto, l’artista ha offerto splendidi saggi, destinati a restare a lungo nella storia della pittura. Lo vediamo bene nel ritratto di giovane cardinale del Prado in cui Raffaello inserisce sottili novità prospettiche. La mano, molto vicina a chi guarda, appare assai più grande del volto, spostato verso il fondo, quasi a rimarcare la distanza tra il prelato e il riguardante. Oppure il celebre ritratto di Baldassarre Castiglione, amico fraterno di Raffaello e autore del “Cortegiano”, collocato in modo da apparire amabilmente di fianco a noi, quasi a voler coinvolgerci in un colloquio amichevole, disinvolto, ravvivato da uno spirito colto, ironico e vivace.

Raffaello ritrattista
Raffaello, ritratto di Baldassarre Castiglione

Il cardinale del Prado

Di quest’opera si è parlato molto perché ad oggi non sappiamo chi sia la figura rappresentata. Si sono fatti i nomi di diversi cardinali alla corte di papa Giulio II. Giulio de’ Medici, il Cardinal Bibbiena, Innocenzo Cybo, Francesco Alidosi, Scaramuccia Trivulzio e Ippolito d’Este. A parte la grande qualità d’esecuzione, l’aspetto più sorprendente di questo ritratto è la capacità che ebbe Raffaello di sintetizzare l’immagine definitiva e universale di un cardinale del rinascimento. Non a caso questo dipinto viene indicato come “il cardinale”, piuttosto che “Ritratto di un cardinale”.

Un’attenzione particolare alla realtà

L’artista realizzò tutto ciò senza rinunciare a una rappresentazione della natura individuale di quest’uomo evidenziandone il carattere raffinato, astuto e impenetrabile. Questa capacità di imitare la natura deriva dal ritratto fiammingo, che i pittori italiani della seconda metà del Quattrocento studiarono con enorme interesse. L’influenza fiamminga è evidente nella modellazione magistrale del viso. Nel modo in cui Raffaello ottiene uno sguardo più penetrante e impassibile attraverso il contrasto tra la direzione degli occhi e la rotazione della testa. La posa a mezza figura, girata di tre quarti verso sinistra, è al contempo naturale ed elegante, di aristocratica spiritualità. La resa della texture degli abiti, come il riflesso di luce sul mantello di seta rossa, rivela inoltre una conoscenza diretta della pittura veneziana.

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La composizione triangolare dell’immagine deriva chiaramente dalla Gioconda di Leonardo. Particolarmente evidente nel posizionamento del braccio in primo piano con lo scopo di diminuire la distanza tra noi spettatori e il corpo del cardinale. Il busto piramidale agisce come un semplice supporto per la testa. Quasi come fosse scolpito, ripulito da inutili dettagli che distoglierebbero la nostra attenzione dal viso dell’uomo. In questo modo, e con la figura che emerge da uno sfondo nero che enfatizza il senso di presenza reale del cardinale, Raffaello evoca la solennità di una statua. Ed è così che l’immagine indimenticabile di questo individuo diventa il modello ideale del dignitario ecclesiastico rinascimentale, facendone uno dei più alti esempi della ritrattistica raffaellesca.

Continua l’esplorazione …

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C.C.

Fonti: Il ritratto, a cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano, 2000

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