
Pochi codici miniati hanno al loro interno una vera e propria pinacoteca come nel Libro d’Ore del Perugino. Artisti del calibro di Perugino, Lorenzo Costa, Francesco Francia e Amico Aspertini, tutti lavorarono al Libro d’Ore detto “del Perugino”. Il committente fu un nobile bolognese, tale Francesco Ghislieri che convocò i migliori artisti dell’epoca chiedendo loro di dipingere delle miniature a tutta pagina, per racchiudere così il meglio della pittura italiana in un solo libro. A capo di questo splendido lavoro ci fu Matteo da Milano, uno dei maggiori miniaturisti del suo tempo, già autore del Libro d’Ore Torriani che qui realizzò i bordi decorato con motivi floreali, pietre preziose e perle.
Motivo di un tale capolavoro fu la nascita del nipote di Francesco Ghislieri.
Il Perugino all’epoca era all’apice della sua carriera, massimo pittore vivente e a capo di un’importante bottega italiani in cui mosse i primi passi da artista Raffaello Sanzio. L’unica miniatura mai realizzata e firmata dal Perugino nella sua vita è il Martirio di san Sebastiano e quindi capite bene la sua straordinaria importanza. Talmente importante che il foglio venne staccato dal libro nel 1952 e ora è conservato separatamente in una cassaforte alla British Library.
Un unicum del rinascimento
Il libro è ricco di decorazioni a “grottesche”, soggetto pittorico molto popolare a partire dal Cinquecento, estrapolato dagli affreschi romani che proprio in quegli anni riemergevano a Roma. Si tratta di motivi decorativi con figure esili ed estrose che si uniscono a forme geometriche e naturalistiche. Il loro nome deriva dalle “grotte” del colle Esquilino a Roma, dove nel 1480 vennero ritrovati i resti della Domus Aurea di Nerone.

Lo scrigno che racchiude il libro è ancora più bello, una delle legature più ricche del rinascimento. Due medaglioni circolari incassati nella copertina e nel retro del libro, contengono rispettivamente l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata. Sopra e sotto ad essi sono incastonate due ambre e due acquemarine in castoni d’argento. Tutto il resto della superficie è coperto da una sottile pelle lavorata a traforo con un intricato disegno a filigrana, sovrapposta a uno sfondo in tessuto di diversi colori e pelle dipinta e dorata. Nelle due facciate interne ancora argento massiccio, decorazioni policrome e due tondi in cuoio lavorati a bassorilievo.
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C.C.
Fonti: www.oreperugino.it