
Hammurabi
Le migliori opere giunte fino a noi riguardano certi ritratti di sovrani, improntati a un’essenzialità che intendeva sottolineare per prima cosa la maestà del sovrano e la sua ricercatezza.
Dall’epoca di Hammurabi (1728-1686 a.C.) ci è arrivata una testa a tutto tondo del Louvre (nella foto) distinta da una straordinaria plasticità del viso, con le gote afflosciate, la bocca minuta e altri elementi, che palesano una chiara finalità fisiognomica. L’iscrizione identificativa che doveva essere sul corpo della statua, oggi è perduta. Questa piccola testa a lungo considerata come la rappresentazione di Hammurabi di Babilonia oggi è da molti ritenuta antecedente al suo regno. L’opera fu scoperta nel Susa (Iran), dove venne probabilmente trasportata, con altri capolavori, come bottino di guerra nel XII secolo a.C. da re Shutruk-Nakhunte I.

La rappresentazione del sovrano
Rappresenta un sovrano della Mesopotamia con sulla testa il cappello dai bordi alti, caratteristico dei re della fine del III millennio e l’inizio del II millennio a.C. Il viso mostra un sorprendente mix di elementi convenzionali e realismo. Le sopracciglia sono rappresentate con la tradizionale forma a spina di pesce e la barba è composta da una moltitudine di ricci sovrapposti come volevano i modelli dell’epoca. Ma l’espressione del viso, che riflette l’età dell’uomo raffigurato, il suo carattere e lo stato d’animo lo rendono diverso, meno statico e impersonale rispetto alle altre opere del periodo. Gli occhi socchiusi a mandorla e le guance scavate sottolineano il lato austero di quest’uomo che esprime l’esperienza di una lunga e piena vita.
L’opera in effetti potrebbe essere stata scolpita in un laboratorio aperto alle influenze esterne. Probabilmente lontano dai soliti centri di produzione e quindi meno soggetti alle convenzioni scultoree.
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Questo lavoro è di una qualità eccezionale, ma dobbiamo stare attenti a considerarlo come un ritratto in senso moderno. Il concetto di ritratto personale è infatti estraneo all’arte del Medio Oriente. Questo volto di uomo che invecchia, intriso di un peso grave, è piuttosto l’immagine del saggio, principe eletto dagli dei, la cui lunga esperienza del mondo e degli uomini è la garanzia di un governo equo e giusto. Essa riflette le nuove correnti di idee che guidarono i circoli letterari del tempo. Una riflessione pessimista sulla precarietà della condizione umana, e la prova che la fine inevitabile della vita tocca ad ogni uomo, anche se egli è un principe.
E il viaggio continua …
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C.C.