
Terzo appuntamento che ci porta alla scoperta dei più importanti collezionisti, critici e mercanti della storia dell’arte. Gli altri post li potete leggere seguendo il link Collezionisti critici e mercanti, ma oggi proseguiamo nella nostra esplorazione conoscendo nuove illustri personalità. A volte può capitare che la medesima persona sia collezionista, critico e mercante allo stesso tempo, mentre il più delle volte questi tre ruoli non coincidono. Comunque sia spesso ci rendiamo conto di quanto l’arte sia legata a uomini e donne lungimiranti, disposti a investire anche ingenti somme sulla cultura.
Silvain Raphaél conte di Baudouin
Ufficiale nelle guardie francesi, il conte di Baudouin, oltre a essere appassionato d’arte, si cimentò nella tecnica della stampa a incisione. Frequentatore abituale dei salotti letterari di Parigi, il conte possedeva una delle collezioni più celebri della città. Nel 1784 Caterina di Russia acquistò da lui 115 quadri per la somma di cinquantamila rubli. Il complesso di opere d’arte passò poi all’Ermitage di Leningrado, oggi San Pietroburgo.
La collezione del conte era dominata dalle scuole nordiche, con al suo interno diversi Rembrandt, sei Van Dyck, quattro Van Ostade, opere di Teniers, Wouwerman, G. Dou, Brouwer, Rubens, Ruisdael, Jordaens. Una raccolta che forniva un panorama completo della pittura nel XVII secolo nelle Fiandre e nei Paesi Bassi.

William Beckford
Figlio di un ricco mercante, lord sindaco di Londra nel 1762, ereditò la fortuna di famiglia e una collezione di quadri tra i quali figurava il Rake’s Progress di Hogarth. Bibliofilo e appassionato d’arte, Beckford fu collezionista entusiasta e illuminato. Fece appositamente costruire Fonthill Abbey nel Wiltshire, oggi perduta, per ospitare la raccolta. Fece eseguire vari disegni di Fonthill da Turner, e gli comperò nel 1800 il suo primo quadro di storia, le Cinque piaghe d’Egitto, inoltre protesse artisti come Martin e Blake.
Attratto principalmente dai maestri romantici, acquistò però opere di tutte le scuole, includendo nella sua raccolta anche Raffaello e Claude Lorrain. Beckford fu tra i primi a comprare primitivi italiani, tra cui L’orazione nell’orto di Bellini. Ma William non fu interessato solo ai dipinti, collezionando anche delle incisioni tra cui spiccava la splendida serie dell’Iconografia di Van Dyck.
Fu costretto a vendere Fonthill e una parte della collezione dopo la perdita di due delle sue proprietà nelle Indie occidentali. Quattro dipinti, tra i quali il Raffaello, finirono alla National Gallery di Londra, ma il nucleo della sua collezione passò alla figlia, che sposò Alessandro, decimo duca di Hamilton.
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Contessa di Béhague
Figlia del conte Octave de Béhague, la cui celebre biblioteca andò dispersa nel 1877 e nel 1880, la contessa di Béhague costituì un’importante collezione di quadri, disegni e oggetti d’arte d’ogni epoca. Oltre a disegni di Leonardo, Rembrandt, Goya e a un importante quadro di Tiziano, la contessa era interessata alle opere del XVIII secolo francese: Watteau, Boucher, Fragonard, Saint-Aubin per i disegni; Hubert Robert, Vigée-Lebrun, L. Moreau, Nattier, Watteau, Restout, Lépicié, Fragonard per i quadri. Una parte della collezione della contessa di Béhague divenne alla sua morte, nel 1939, proprietà del nipote, marchese di Ganay, la cui madre, marchesa di Ganay nata Ridgway, aveva costituito una collezione. Tutto però andò disperso l’8 gennaio 1922 alla celebre Galleria Georges Petit di Parigi.

Carlos de Beistegui
Eccentrico collezionista d’arte multi-milionario, decoratore d’interni e tra i personaggi più stravaganti nell’Europa della prima metà del XX secolo, questo è Carlos de Beistegui. Di origine basca, Carlos ereditò una fortuna dai genitori che costruirono un impero in Messico, fondato sull’argento, l’agricoltura, e gli immobili. Carlos si stabilì in Francia nel 1876 dove studiò pittura e lavorò con Léon Joseph Florentin Bonnat, pittore francese che seppe risvegliarne il gusto di collezionista.
La sua raccolta comprese soltanto un piccolo numero di pitture, ma tutte di prim’ordine. Fu attratto soprattutto dal ritratto e, salvo alcune eccezioni, dal ritratto francese in particolare. Nel 1942 fece dono della sua collezione al Louvre di Parigi, con riserva di usufrutto. Il museo francese la ottenne interamente nel 1953.

Alfred Beit
Per Alfred Beit, commerciante di diamanti e finanziere, la fortuna provenne da Kimberley in Sudafrica. Divenne intimo amico dell’imprenditore e politico britannico Cecil Rhodes, si fece naturalizzare britannico e svolse un ruolo preponderante nello sviluppo del Transvaal, una provincia del Sudafrica. Su consigli dello storico dell’arte Wilhelm Bode, cominciò nel 1888 ad acquistare quadri, prima destinati alla sua casa di Amburgo, poi al palazzo che si era fatto costruire a Londra nel 1895, dove abitò nel 1900, e infine nella sua casa di campagna a Tewin Water nello Hertfordshire.
Composta sulle prime di paesaggi e scene di genere olandesi e di un capolavoro, la Lettera di Vermeer, la raccolta londinese comprendeva ritratti di Rembrandt e Hals, i sei Murillo della Storia del figliol prodigo e alcuni ritratti dovuti a pittori inglesi e francesi. La collezione di Tewin Water inoltre conteneva opere italiane, molte delle quali fiorentine. Il figlio Otto arricchì la collezione con altre tele italiane, inglesi e olandesi, ma soprattutto con la celebre Dona Antonia Zarate di Goya. I quadri italiani, con l’aggiunta di qualche altra opera, vennero venduti presso Christie’s nell’ottobre del 1946, ma il resto della collezione appartiene tuttora al nipote di Beit, Alfred, ed è esposta nel suo castello irlandese di Blessington.
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui