Capolavori della miniatura – Libro d’Ore Durazzo

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Libro d'Ore Durazzo

Dopo aver visto il ➡Libro d’Ore del Perugino e quello ➡Torriani oggi è la volta di un altro libro d’ore in cui la fanno da padroni i nobili colori del rosso e dell’oro. Il Libro d’Ore Durazzo, realizzato nei primi anni del Cinquecento, è da molti considerato un unicum nella storia della miniatura, esempio di lusso estremo. Questo perché è ricco di elementi ricercati a partire dalle pagine tinte di porpora, al velluto di seta della legatura, ai due rubini che impreziosiscono i fermagli. Il rosso è un colore simbolico che risale alla Roma imperiali ed è stato molto utilizzato per sottolineare le autorità civili e religiose.

L’oro invece è un elemento che richiama alla ricchezza e al prestigio e nel Libro d’Ore Durazzo è stato usato addirittura per scrivere il testo. Questo abbinamento porpora della pagina con l’oro del testo si chiama “crisografia” ed è una tecnica molto rara, capace di dare eleganza e lucentezza a ogni pagina del libro. L’oro però non lo troviamo solo nella scrittura. Ma anche sui decori argento massiccio della copertina, nel taglio dorato del volume e nelle moltissime lumeggiature delle illustrazioni che abbelliscono il libro.

Un codice “ritratto”

Elemento che ha un ruolo chiave nell’eleggere questo codice a capolavoro assoluto sono le miniature di Francesco Marmitta, artista dal repertorio particolarmente ricco di richiami all’antichità. Nelle decorazioni fantasiose di Marmitta troviamo cippi, candelabri, cornicioni, collane, medaglioni e oggetti misteriosi, sicuramente memori degli affreschi romani antichi.
Ma non finisce qui. La fama di questo testo è legata anche a un celebre dipinto del Parmigianino. Qui il Libro d’Ore Durazzo è raffigurato stretto nella mano del suo primo proprietario, il collezionista e nobile parmense dallo sguardo penetrante, Troilo de’ Rossi. Arte che rappresenta arte.

Libro d'Ore Durazzo raffigurato dal Parmigianino
Parmigianino, ritratto di collezionista, 1523

Ma allora come mai il nome “Durazzo”? In effetti questa denominazione deriva dal Marchese Marcello Luigi Durazzo, vissuto tra il 1790 e il 1848, che comprò il libro nel 1826, per poi donarlo alla Biblioteca Civica Berio di Genova, dove ancora oggi è gelosamente custodito.
Questa straordinaria opera manoscritta è un esempio della grande qualità raggiunta dagli artisti italiani nel Cinquecento e ispira ancora oggi l’ammirazione e lo stupore di storici, studiosi e semplici appassionati d’arte di tutto il mondo.

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C.C.

Fonti: www.oredurazzo.it

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