Jean-Auguste-Dominique Ingres un pittore tra onori e rimproveri

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Jean-Auguste-Dominique Ingres, dettaglio dell'autoritratto
Jean-Auguste-Dominique Ingres, dettaglio dell’autoritratto

Jean-Auguste-Dominique Ingres nacque nel 1780 a Montauban, città francese posta ai piedi della catena montuosa dei Pirenei. Suo padre, Jean-Marie-Joseph, fu un pittore e scultore minore che non lasciò un segno particolare nella storia dell’arte. Il giovane Ingres molto probabilmente quindi si avvicinò all’arte sbirciano il lavoro del padre, incuriosito dagli oggetti e dai materiali della sua bottega. Il padre dal canto suo insegnò al figlio il disegno, e anche il violino. La musica, dopo la pittura, fu la grande passione dell’artista che divenne persino secondo violino nell’orchestra del Capitole di Tolosa.

Questa sua passione fece poi nascere un modo di dire in Francia per cui il “violon d’Ingres” identificò le passioni che ognuno di noi porta avanti brillantemente, oltre al proprio lavoro.
Ma la prima istruzione di Dominique avvenne al collegio dei Fratelli delle scuole cristiane di Montauban: fu molto limitata e l’artista la rinnegò per tutta la vita. Dopo una formazione avvenuta all’Accademia di Tolosa, l’artista si trasferì a Parigi nel 1797 per entrare nello studio di Jacques-Louis David. Nel 1801 vinse l’importante Prix de Rome, una borsa di studio creata dallo stato francese a favore degli studenti più bravi nel campo delle arti.

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Il premio prevedeva la possibilità di studiare all’Accademia di Francia a Roma. A causa dell’instabilità politica del suo paese però Ingres fu costretto a posticipare il suo viaggio al 1806. In questo periodo realizzò i suoi primi ritratti, principalmente di sé stesso e dei suoi amici, ma anche di clienti benestanti parigini. Queste opere sono caratterizzate da contorni espressivi e da una bellezza sensuale. Quando l’artista giunse a Roma per i primi anni continuò a cimentarsi nel ritratto, ma iniziò anche a realizzare bagnanti, un tema che sarebbe diventato uno dei suoi preferiti. La bagnante di Valpinçon è un esempio perfetto di questo tema.

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Jean-Auguste-Dominique Ingres, La bagnante di Valpinçon, 1808

La sua borsa di studio terminò dopo quattro anni, ma Ingres decise ugualmente di restare a Roma dove si guadagnò da vivere realizzando i ritratti dei membri della colonia francese. Nel 1820 si spostò da Roma a Firenze dove restò per quattro anni, studiando le opere di Raffaello e lavorando a importanti commissioni per il governo francese. In questo periodo l’opera del pittore fu ampiamente criticata perché divergeva troppo dalla classicità e perfezione del suo maestro, David. Ma quando presentò al pubblico del Salon parigino del 1824 l’opera Voto di Luigi XIII, ebbe un grande successo e divenne lui stesso il leader del gruppo di accademici che si opponevano al romanticismo di Eugène Delacroix.

Jean-Auguste-Dominique Ingres, Voto di Luigi XIII, 1924
Jean-Auguste-Dominique Ingres, Voto di Luigi XIII, 1924

Ingres a Parigi nei dieci anni che seguirono raccolse successi e onorificenze, confermandosi come uno dei pittori francesi più importanti e amati. Nel 1835 l’artista accettò il ruolo di direttore dell’Accademia di Francia a Roma, diventando un amministratore e insegnate modello, migliorando le condizioni dell’accademia stessa. Il pittore fece diverse trasformazioni alla struttura della villa, organizzò una biblioteca, arricchì le collezioni di calchi e di sculture antiche e fondò un corso di archeologia. Ingres in questo periodo dipinse poco, ma fece un viaggio a Ravenna, dove disegnò i monumenti bizantini, a Urbino, in pellegrinaggio raffaellesco e ad Assisi, dove copiò gli affreschi di Giotto.

Jean-Auguste-Dominique Ingres, Monsieur Bertin
Jean-Auguste-Dominique Ingres, Monsieur Bertin, 1832

Nel 1841 tornò in Francia, considerato da critici e artisti come il punto di riferimento per i valori della pittura classica tradizionale. La sua fama crebbe di continuo, portandogli numerosi importanti incarichi di decorazioni monumentali. La morte della moglie nel 1849 sconvolse Ingres che però riuscì a risposarsi nel 1852 all’età di 71 anni con Delphine Ramel, ritrovando un po’ di felicità. L’artista lavorò con passione ed energia fino alla morte giunta nel 1867 quando aveva superato gli ottant’anni. Lasciò in eredità alla sua città d’origine, Montauban, un gran numero di dipinti e più di 4.000 disegni che ancora oggi sono conservati nel museo intitolato al pittore.

Jean-Auguste-Dominique Ingres, Princess de Broglie
Jean-Auguste-Dominique Ingres, Princess de Broglie, 1851-53

La carriera di Ingres è sicuramente piena di contraddizioni perché, nonostante dopo la sua morte venne eletto come esempio della tradizione classicista francese, agli inizi della sua carriera fu aspramente criticato dagli ambienti accademici. Sebbene si pensasse a questo artista come a un guardiano delle regole e dell’ordine classico, la sua bellezza risiede invece nelle distorsioni e nelle libere interpretazioni che attuò nelle sue opere. Un esempio su tutti è la Grande Odalisca. Qui il pittore per raggiungere un ideale di perfezione fece una schiena esageratamente lunga, tanto che i critici dissero che sembrava avesse tre vertebre di troppo.  Il pregiudizio corrente, che ne fece un pittore “accademico”, è perciò privo di fondamento. Malgrado le sue ambizioni, Ingres fu prima di tutto un realista e un visivo, non un uomo d’immaginazione.

Jean-Auguste-Dominique Ingres, Grande Odalisca, 1814
Jean-Auguste-Dominique Ingres, Grande Odalisca, 1814

Queste qualità non sono peraltro quelle che fanno il grande “pittore di storia” che lui credeva di essere, genere nel quale spesso fallì. L’artista riuscì invece magistralmente nel nudo e nel ritratto. Ha lasciato in questi due campi alcuni tra i capolavori dell’arte universale, non soltanto nei dipinti, ma anche nei molti studi disegnati e nei ritratti a matita, che costituiscono la parte più popolare della sua arte.

Al di là di tutte queste considerazioni però bisogna pensare che Ingres ebbe un’importante influenza su chi venne dopo di lui. Fu ammirato infatti da molti artisti come il francese Edgar Degas o lo spagnolo Pablo Picasso. Inoltre diede vita a uno stile particolare detto “troubadour”, sviluppatosi in Francia agli inizi del XIX secolo. Le opere di questa corrente artistica raffigurano scene ispirate al medioevo e al rinascimento. Quando si parla di Ingres quindi si deve tener conto che con il suo stile, all’apparenza convenzionale, mise in discussione quell’arte degli accademici che lo avevano tanto celebrato.

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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