
La pittura per Rembrandt fu la sua vita stessa, esaltatane da giovane, ricca negli anni del successo, malinconica dopo il fallimento finanziario conseguente alla sua avidità collezionistica. E i numerosissimi autoritratti che fece nel corso della sua carriera artistica sono una straordinaria testimonianza delle diverse fasi che il pittore attraversò.
Questo dipinto è strettamente legato a un autoritratto realizzato da Rembrandt con la tecnica dell’incisione nel corso dell’anno precedente, il 1639.
In entrambi i casi la composizione dell’opera è influenzata da altri ritratti del passato. Una posa simile la ritroviamo nel Ritratto di Baldassarre Castiglione di Raffaello, oggi al Louvre, o nel Ritratto di Ariosto realizzato da Tiziano e anch’esso conservato alla National Gallery di Londra. O nell’Autoritratto con fiore d’eringio di Albrecht Dürer, esposto al Prado di Madrid.
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Il ritratto ci mostra un Rembrandt a 34 anni, al culmine della sua carriera, che si presenta a noi in posa, indossando un elaborato vestito che rispecchia la moda del XVI secolo. L’artista ci guarda con un’espressione soddisfatta e sicura, in grado di trasmettere tutta la fierezza di un pittore emergente, giovane e ambizioso. Sembra infatti che Rembrandt, riferendosi deliberatamente ai suoi celebri predecessori, voglia porsi come continuatore della grande tradizione dei vecchi maestri. L’artista quindi si paragona idealmente a maestri italiani del calibro di Raffaello e Tiziano ma, a differenza dei pittori rinascimentali, qui Rembrandt usa una gamma di colori molto ristretta, in linea con il gusto dell’Olanda puritana d’allora.

Ma osserviamo attentamente l’autoritratto con camicia ricamata: Rembrandt si raffigura di tre quarti, con un braccio appoggiato a quello che potrebbe essere un davanzale o una balaustra. Proprio su questo supporto ritroviamo la firma e la data: “REMBRANDT 1640 conterfeycel”, dove la parola “conterfeycel” è un termine olandese arcaico che significa ritratto. Il colore è steso con grande cura, in modo uniforme, per cui non distinguiamo le pennellate.
Dall’insieme omogeneo e scuro dell’opera, emerge il volto del pittore, quasi come se fosse illuminato da un faretto. In questo punto il marrone e il nero che dominano la tela, lasciano il posto al rosa chiaro dell’incarnato e al rosso delle labbra. Grande attenzione è riservata alla resa delle diverse consistenze dei tessuti: dal colletto di pelliccia, al cotone della camicia, al velluto della manica.
Tutto concorre a restituirci un’immagine di consapevolezza di sé, con la sicurezza e la spavalderia che molte persone in gioventù avranno provato almeno una volta.
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C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui