
La Venere di Milo venne scoperta da un contadino nel 1820 sull’isola di Melos, Milo in greco moderno, nelle Cicladi sud-occidentali. L’opera fu poi confiscata da alcuni militari turchi, fino a che un ufficiale della marina francese, Olivier Voutier, ne distinse il valore. Grazie alla mediazione del Marchese di Rivière, ambasciatore francese presso gli ottomani, riuscì a concluderne l’acquisto. Il Marchese de Rivière la donò al re di Francia Luigi XVIII, che a sua volta regalò la statua al Louvre.
L’opera è composta principalmente da due blocchi di marmo a cui si aggiungono parti scolpite separatamente, poi fissate con sostegni verticali, come il busto, le gambe, il braccio e il piede sinistro. Si tratta di una tecnica abbastanza comune nel mondo greco. La dea originariamente indossava gioielli tra cui un bracciale, due orecchini, e una fascia di cui restano solo i fori di fissaggio ed era inoltre impreziosita da una superficie dipinta.
Un’opera avvolta nel mistero
La statua è ancora oggi avvolta nel mistero. I pezzi mancanti e l’assenza di simboli hanno reso la sua identificazione molto difficile. La si è immaginata appoggiata a una colonna, sulla spalla di Ares, dio della guerra, o con diversi oggetti. A seconda che tenesse un arco o un’anfora, possiamo pensare ad Artemide, dea della caccia o a Danae, figura della mitologia greca. Principalmente però si propende per Afrodite, dea della bellezza, a causa della semi-nudità e delle sensuali curve femminili. Forse teneva in mano una corona, uno scudo, o uno specchio in cui si ammirava riflessa. Tuttavia potrebbe anche essere la dea del mare Anfitrite, molto venerata proprio sull’isola di Milo.

Difficile da collocare con precisione nel tempo, la Venere di Milo fa rivivere di fronte a noi la tradizione classica. L’aria di distacco della dea, l’armonia e l’impassibilità del suo viso ne sono una prova. La composizione a spirale, lo sviluppo della figura nello spazio tridimensionale, e il corpo allungato sono tutte caratteristiche però tipiche dell’ellenismo, periodo storico-culturale che si pone al termine della civiltà greca classica, nel I secolo a.C.
Una statua straordinaria che seppe influenzare artisti di tutte le epoche: la ritroviamo ad esempio nella figura della Libertà che guida il popolo nel celebre dipinto di Delacroix. O ancora nel film The Dreamers di Bernardo Bertolucci in cui la protagonista femminile appare con guanti neri su uno sfondo nero che, per effetto ottico, sembra cancellarle le braccia.
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C.C.