
Raffaello Sanzio fu uno dei più importanti artisti che operarono in Italia tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, insieme ad altri grandi maestri come Michelangelo, Leonardo e Botticelli. Le sue opere, dal più piccolo ritratto ai maestosi affreschi come la Scuola di Atene, sono ammirate da turisti, critici e studiosi di tutto il mondo come capolavori di quel periodo storico-artistico noto come rinascimento.
In Italia, il rinascimento si sviluppò principalmente a Firenze, arrivando a toccare la corte
napoletana degli Aragona, quella milanese di Ludovico il Moro e quella papale di Pio II, il papa umanista, e poi di Leone X. L’obiettivo della civiltà rinascimentale, come suggerisce la parola stessa, era quello del recupero dei valori di un tempo, della rivalutazione della classicità antica come modello per i valori e la naturalità dell’uomo. Questo metteva anche in discussione la visione religiosa cristiana che aveva dominato in Europa per tutto il periodo medioevale.
Il rinascimento vide anche la fioritura delle lettere e di una nuova arte. Nel primo caso si
cominciò a sviluppare la filologia, lo studio e l’interesse per le parole, e il culto delle humanae litterae, da cui il termine Umanesimo, in contrapposizione con le divinae litterae che avevano permeato il periodo storico precedente. In campo artistico, si cominciò a dipingere ad olio e si fecero importanti studi sull’uso della prospettiva, poco utilizzata o del tutto assente nelle opere prerinascimentali. Fu in questo periodo di grandi innovazioni culturali e artistiche che visse e dipinse il maestro urbinate.

Raffaello nacque nella splendida cornice dell’Urbino rinascimentale il 28 marzo o il 6 aprile del 1483. Il padre era Giovanni Santi, un artista già piuttosto famoso per la sua collaborazione come letterato, pittore e scenografo della sofisticata casata ducale dei Montefeltro. Il ragazzo dimostrò fin da subito una forte passione per l’arte, di certo tramandatagli dal padre e dall’ambiente che la famiglia frequentava.
A diciassette anni figurò già tra gli autori principali di un’opera artistica: la pala d’altare della chiesa di Sant’Agostino a Città del Castello, in Umbria. Si interessò presto all’opera del
Perugino, che elevava a suo maestro spirituale quando dipingeva le sue prime opere.
Trasferitosi a Perugia, collaborò con il Pinturicchio e continuò ad occuparsi di dipinti a tema
sacro e pale d’altare: tutte queste opere dimostrano ancora una volta la sua forte passione per tutta l’opera del Perugino. Nel 1504, dopo aver dipinto lo Sposalizio della Vergine per la
cappella degli Albizzini nella chiesa di San Francesco, sempre a Città del Castello, Raffaello
decise di provare a cercare fortuna a Firenze, nelle cui corti elitarie riuscì ad entrare grazie ad una raccomandazione dei Montefeltro. Vi lavorò per quattro anni, dipingendo capolavori come la serie delle Madonne.
Nel 1508 si recò a Roma, chiamato a lavorare per la corte papale di Giulio II come decoratore per le stanze private del papa nei Palazzi Vaticani e per la Stanza della Segnatura. Qui dipingerà delle opere di grandi dimensioni, come l’affresco Scuola di Atene. Mentre viveva a Roma, a Trastevere, conobbe una popolana di nome Margherita Luti: era solo la figlia di un fornaio, ma il venticinquenne Raffaello se ne innamorò ugualmente e tra i due scoppiò una passione amorosa. Nel frattempo entrò in contatto con la pittura luminosa e colorata dei maestri veneziani e questo fu un momento importante per la sua carriera, che avrebbe modificato radicalmente il suo modo di studiare e riprodurre la luce e i colori.
Raffaello non fu solo un grande pittore, ma si occupò ugualmente di architettura, con risultati altrettanto buoni: nel 1515 venne nominato primo architetto papale da Leone X. Secondo gli stilemi del Rinascimento, Raffaello si occupò anche dell’organizzazione e della supervisione dei cantieri per Roma antica e moderna, cercando di restituire agli edifici capitolini il loro aspetto originario e di studiare la pianta della città imperiale. Purtroppo Raffaello morì improvvisamente il Venerdì Santo del 6 aprile 1520. Quel giorno, secondo i testimoni, il cielo si fece scuro e un piccolo terremoto crepò una parete dei Palazzi Vaticani, quasi a voler sottolineare l’importanza tanto terrena quanto divina del maestro appena scomparso.

Raffaello lasciò un’eredità importantissima per la storia dell’arte. I suoi discepoli rappresentavano una vera e propria scuola artistica che pose le basi per tutta la pittura dei
secoli successivi. Artisti legati al Classicismo del calibro dei Carracci, di Caravaggio, di Rubens e di Velazquez dovettero moltissimo al genio urbinate, così come alcuni movimenti del XIX secolo come i Preraffaelliti, che da lui, oltre al nome, presero il giovanile interesse per la rievocazione arcadica del Quattrocento e del primissimo Cinquecento.
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C.C.
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