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Loving Vincent, tra arte e animazione

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Loving Vincent

Loving Vincent

Nuovo post della rubrica “Art si gira!!!” in cui ogni volta scopriamo un film dedicato a qualche artista. Oggi vi parlo di Loving Vincent, un progetto durato anni, ma che lo scorso mese ha finalmente portato sugli schermi italiani per tre giorni un piccolo capolavoro. Quello che lo scrittore e regista Dorota Kobiela e il co-regista Hugh Welchman hanno fatto è stato letteralmente far dipingere fotogramma per fotogramma la storia immaginata degli ultimi giorni di Van Gogh. Un’idea straordinaria e uno sforzo immane. Ogni immagine di questo film è un dipinto su tela. Basti pensare che per i primi 10 secondi di film ci sono volute 20 settimane di lavoro, quindi mezzo anno di vita di qualcuno.

Ma come si è svolto il processo creativo? L’intero script è stato girato in azione dal vivo in 14 giorni, a Londra. Il film ottenuto è stato poi consegnato a una squadra di oltre 50 pittori a Danzica, i quali meticolosamente e con l’aiuto di software grafici, ha trasformato ogni immagine in un dipinto. La tecnica è quella detta del “rotoscope” che ha permesso ai pittori di rielaborare le scene partendo dalle immagini girate. Per quanto riguarda la trama, il film si concentra sulla consegna di una delle ultime lettere di Van Gogh al fratello Theo, dopo la morte del pittore.

Ciò che vediamo quindi è il viaggio intrapreso dal figlio del postino, Armand Roulin, che comincia a indagare sulle ultime settimane di vita del pittore. L’ipotesi mette in discussione il fatto che Van Gogh si sia suicidato e coinvolge tutte le persone che hanno gravitato attorno all’artista. Emerge quindi la possibilità che sia stato qualcun altro a premere il grilletto. Molti dei personaggi che incontriamo lungo il percorso sono ben noti grazie ai dipinti di Van Gogh. Il dottor Paul Gachet e sua figlia Margeurite, il postino Joseph Roulin, Adeline Ravoux, la ragazza in bianco e La Mousmé.

Ogni volta che un nuovo personaggio viene introdotto nel film si trova nella stessa posizione in cui Van Gogh lo ha dipinto. Per le parti del film a colori ovviamente la tecnica pittorica usata dai 50 artisti si è basata sullo stile di Van Gogh con le sue pennellate dense e ben separate. Per le sequenze in bianco e nero invece ci si è ispirati a un piccolo numero di fotografie, relative ai luoghi e ai personaggi vicini al pittore, scattate alla fine del secolo. Quindi una grande meticolosità tecnica nel cercare di ricreare l’atmosfera del tempo di Van Gogh e del suo modo di dipingere e di vedere il mondo.

Loving Vincent
Una delle artiste al lavoro su un fotogramma del film

Il film è indubbiamente riuscito, azzarderei a dire che si tratta di un piccolo capolavoro. Impeccabile dal punto di vista tecnico e interessante nel presentarci la storia degli ultimi giorni di vita del pittore (anche se mette in scena solo un’ipotesi). Resta da chiedersi cosa farebbe Van Gogh di questo ritratto Technicolor dei suoi ultimi giorni di vita. Avrebbe approvato la produzione del film? Se fosse stato vivo oggi avrebbe sperimentato il mezzo cinematografico? Da un certo punto di vista la popolarità di questo pittore, la sua vita, la sua morte avvenuta in circostanze poco chiare, ha finito con l’offuscare i suoi dipinti. Ma se ci soffermiamo solo a guardare le sue opere, ci rendiamo conto di come molte di esse siano assolutamente sorprendenti. E forse questo film serve anche a farci ripensare ai dipinti e alla potenza espressiva dell’arte di Van Gogh.

Continua l’esplorazione

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C.C.

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