I quattro filoni dell’Autoritratto

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I quattro filoni dell’Autoritratto
Michelangelo, Giudizio Universale, particolare

Si vengono così a delineare ben quattro filoni diversi inerenti il genere dell’autoritratto. L’autoritratto situato o ambientato (unica tipologia praticata nel corso del medioevo) che aprì la strada al “criptoritratto”. L’autoritratto autonomo (in cui la raffigurazione del pittore è unica protagonista dell’opera). Autoritratti delegati o simbolici o allegorici (in cui l’artista è rappresentato nei panni di altri personaggi storici, sacri o mitologici coerente ed integrato nella composizione) e, a partire dal XVII secolo, gli autoritratti di gruppo (di ambientazione sia familiare che professionale).

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Il primo filone, quello degli autoritratti ambientati segue ancora una impostazione tardo-medievale e fu particolarmente in voga sia nel Quattrocento che nei primi anni del Cinquecento. Basti pensare a Piero della Francesca che si ritrasse in preghiera nel Polittico della Misericordia (1444-1464). A Filippo Lippi nell’Incoronazione della Vergine (1441-1447). Ad Andrea Mantegna nella Presentazione al Tempio (1455), a Benozzo Gozzoli che nella Cappella dei Magi (1459) si ritrasse scrivendo il suo nome sul copricapo. A Sandro Botticelli nell’Adorazione dei Magi (1475), a Luca Signorelli che si ritrae vicino al Beato Angelico nella cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto (1499-1502).

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Questi sono solo alcuni degli esempi di autoritratto ambientato, che mostrano come l’artista inizi ad inserirsi nelle opere d’arte in punta di piedi. Inserendo il suo volto, o la sua persona, tra i vari personaggi ma ponendo lo sguardo al di fuori dell’opera, guardando dritto negli occhi lo spettatore. Agli inizi del XVI secolo l’autoritratto ambientato inizia a trasformarsi in autoritratto autonomo tant’è che il Perugino e il Pinturicchio raffigureranno i loro volti a mo’ di trompe-l’œil nei cicli decorativi. Rispettivamente, della Sala delle Udienze del Collegio del Cambio a Perugia (1500 circa) e della Cappella Baglioni nella Collegiata di Santa Maria Maggiore a Spello (1501). Più tardi il loro espediente sarà ripreso anche da Annibale Carracci in un Autoritratto su cavalletto, ma saremo già nel 1605.

I quattro filoni dell’Autoritratto
Pietro Perugino, autoritratto

La seconda metà del Cinquecento vede, allora, il pieno sviluppo dell’autoritratto autonomo, dovuto anche alla piena concezione, ora, dell’artista come intellettuale, figlio del genio creativo. Già nel 1450, però, il precursore Jean Fouquet realizzerà il suo autoritratto oggi conservato al Louvre. Questo sarà considerato il primo autoritratto autonomo della storia dell’arte e non solo. Tuttavia è stato ipotizzato che la persona raffigurata nel celebre Ritratto di uomo con turbante rosso (1433) di Jan Van Eyck sia proprio il pittore stesso. In questo modo la nascita dell’autoritratto come genere autonomo sarebbe anticipata di circa venti anni, e Fouquet ne perderebbe il primato. Queste sono, però, solo delle piccole gocce nel mare dell’autoritratto.

I quattro filoni dell’Autoritratto
Jean Fouquet, autoritratto

Gli autoritratti autonomi furono utilizzati con diverse finalità. Soprattutto ci si avvalse di questo genere per mostrare sia il proprio rango sociale, sia la propria fisionomia. Leonardo e Giorgione, però, sperimentarono la tecnica dell’autoritratto finalizzandola ad effetti volumetrici. L’effetto fu creato accentuando la rotazione del corpo come nel caso dell’Autoritratto di Budapest di Giorgione (1510). La sperimentazione di quest’ultimo fu portata quasi all’estrema conseguenza in ambito veneto. Qui la tridimensionalità fu favorita dalla scomposizione dell’immagine attraverso elaborati giochi di specchi, ulteriormente sviluppata nel corso del Seicento da artisti quali Johannes Gumpp.
Il terzo filone, quello degli autoritratti delegati, vede i massimi esponenti in terra fiamminga.

Già lo stesso Jan van Eyck nel Ritratto dei coniugi Arnolfini (1434) inserisce la sua immagine riflessa nello specchio posto dietro agli sposi, gli stessi che a loro volta vengono ritratti anche di spalle. In Italia sarà il Mantegna a riprendere questa tipologia ritrattistica e lo farà nel cantiere della Camera degli Sposi nel Castello di San Giorgio a Mantova.
Altro grande utilizzatore del genere dell’autoritratto fu il tedesco Albrecht Dürer. Nella sua vita realizzò una cinquantina di opere, rilevando quasi una attenzione ossessiva per la propria immagine e per l’affermazione della propria personalità. Sarà lui che realizzerà anche il primo nudo della storia dell’arte, quando sceglierà una posa innaturale ma fortemente espressiva per realizzare, tra il 1500 e il 1505, l’Autoritratto da nudo.

I quattro filoni dell’Autoritratto
Albrecht Durer, autoritratto da nudo

Celebre autoritratto delegato o simbolico o allegorico è quello di Michelangelo Buonarroti che nascose nel Giudizio Universale nella Cappella Sistina in Vaticano. San Bartolomeo, secondo la tradizione morto scuoiato, viene mostrato con le sembianze di Pietro Aretino e nell’atto di reggere la sua pelle. Evidente è però la differenza di sembianze fra il santo e quest’ultima, che infatti cela l’autoritratto del pittore. Il motivo che spinse Michelangelo a ritrarsi nell’affresco sta forse nel divieto che gli artisti operanti per il Vaticano avevano di firmare le loro opere. La Pietà della Basilica di San Pietro fu, infatti, segretamente firmata successivamente perché scambiata per una scultura classica. I possibili significati sottesi di questa particolare scelta caricano l’autoritratto di implicazioni autobiografiche, che purtroppo non è possibile approfondire in questo spazio.

I quattro filoni dell’Autoritratto
Diego Velázquez, autoritratto in Las Meninas

Nel corso del XVII secolo, invece, l’autoritratto rivede l’affermarsi della propria introspezione psicologica. Il Bernini nel 1623 si ritrarrà con una espressione corrucciata e con un taglio insolito, all’altezza delle spalle. Abbiamo la nascita e lo sviluppo dell’autoritratto di gruppo, il riaffermarsi dell’autoritratto allegorico oltreché la riaffermazione dell’autoraffigurazione in chiave professionale. Velázquez si ritrarrà in Las Meninas nel 1656 in una scenografia nobile, singolare e prodigiosamente elaborata.
Tra gli autoritrattisti di gruppo merita di essere citato Pieter Paul Rubens, considerato il principale esponente di questo filone.

Marco Grilli

Storico e critico d’arte, ho fatto della cultura la mia mission. Ho curato mostre, realizzato pubblicazioni, redatto testi critici e sono entrato nel mondo digitale, qualificandomi come Content Manager 2.0. Il web è, infatti, la nuova “frontiera culturale” e l’arte è sempre più universale. Con questa consapevolezza possiamo diffondere il sapere.

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