
In antichità gli artigiani che si occupavano nella lavorazione dell’argilla erano moltissimi. Pensate che ad Atene esisteva un quartiere chiamato “il Ceramico”, da ceramica, prodotta appunto con la lavorazione dell’argilla. Dopotutto di argilla se ne usava tanta perché era un materiale facilmente reperibile, abbondante e semplice da lavorare. Questa importante materia prima si trova diffusamente in natura, in strati del terreno di solito molto superficiali. È molto plastica, malleabile a freddo, ma si consolida dopo un processo di cottura. Tutte queste caratteristiche resero l’argilla il materiale più adatto per fabbricare un gran numero di oggetti: da vasi, a utensili, a parti decorative.
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Prima d’essere usata però l’argilla deve subire un processo di lavorazione e da questo punto di vista le cose non sono cambiate molto. L’argilla viene raffinata e depurata mediante lavaggio e-o setacciatura per eliminare tutte le impurità. Una volta resa plastica con l’aggiunta d’acqua viene poi degassata per eliminare eventuali bollicine d’aria formatesi durante la lavorazione. Il passaggio successivo è la modellazione dell’oggetto, come ad esempio un vaso, che in antichità veniva realizzato al tornio o mediante l’uso di stampi. Il tornio era costituito da un disco piatto e rotondo che ruotava liberamente sopra un asse verticale di sostegno ancorato al terreno. Il vasaio o il suo aiutante con la mano o con il piede faceva ruotare il disco, modellando così l’oggetto.

I vasi di piccole dimensioni erano realizzati in un unico pezzo, mentre i più grandi erano costituiti da sezioni lavorate a parte e poi unite tra loro. Per nascondere le giunture a volte erano applicati sulla superficie esterna dei cordoncini di argilla. Anche i manici erano modellati a parte. Una volta completato, il manufatto era messo a essiccare per evitare la formazione di crepe durante la cottura. A questo punto i greci amavano stendere un rivestimento composto di argilla ricca di ferro che conferiva, dopo la cottura, una colorazione rosata. Così il vaso era pronto a ricevere le decorazioni vere e proprie che nell’antica Grecia si dividevano in due stili: a figure nere o rosse.

Lo stile a figure nere, usato tra il VII e il V secolo a.C., come suggerisce il nome, realizzava figure nere sul fondo di argilla priva di decorazione. Sul manufatto venivano dipinti le figure e gli accessori ornamentali con una vernice nera. I dettagli anatomici, i motivi delle vesti e altri particolari venivano eseguiti con sottili incisioni fatte con una punta rigida. Si realizzavano così bei contrasti cromatici tra la vernice nera e il fondo rossastro.
Lo stile a figure rosse, affermatosi a partire dal V secolo a.C., era caratterizzato da un fondo ricoperto dalla vernice nera e da figure lasciate del colore rossastro del vaso. L’esatto opposto di quello che abbiamo detto prima. In questo caso il vasaio disegnava prima i contorni delle figure, quindi riempiva lo sfondo con la vernice nera. I dettagli anatomici erano ottenuti con tratti neri sottilissimi. Questo secondo stile permetteva una maggiore fluidità e naturalezza nella resa dei particolari che erano dipinti con un pennellino e non incisi.
Finita la decorazione, i vasi venivano sistemati per la cottura nella fornace. Il forno non era altro che una costruzione di mattoni costituita da una parte bassa dove veniva messa la legna, e da una parte alta dove, su un piano forato, trovavano posto gli oggetti da cuocere. La cottura era suddivisa in tre momenti successivi che portavano anche a cambiamenti di colore. Nel primo, con immissione d’aria, il corpo del vaso e la vernice assumevano un colore rossastro. Nel secondo, con limitazione d’aria, il corpo del vaso e la vernice diventavano neri. Col terzo momento l’argilla, ricca di pori, tornava a essere rossa grazie all’ossigeno, mentre la vernice, più densa, rimaneva nera.
Un sistema di lavorazione rimasto nel tempo
Ed ecco tutto. In effetti molti passaggi della lavorazione di un vaso non sono cambiati molto. Oggi usiamo procedimenti e forni industriali, macchine automatizzate e torni elettrici, ma di fatto i principi di partenza sono gli stessi. Saperi antichi giunti intatti fino a noi.
C.C.