Puppy, Jeff Koons

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Puppy
Jeff Koons, Puppy

Jeff Koons ha raggiunto fama internazionale a metà degli anni Ottanta come parte di una generazione di artisti che hanno esplorato il significato dell’arte in un’epoca di saturazione dei media e conseguente crisi della rappresentazione. Le opere di Koons costituiscono dei veri e propri monumenti al kitsch, cioè al cattivo gusto. Monumenti che celebrano la nostra epoca dell’usa e getta, un’epoca che richiede sempre più spettacolarità per attirare l’attenzione del consumatore.

Attingendo al linguaggio visivo della pubblicità, del marketing e dell’industria dell’intrattenimento e con l’intento dichiarato di “comunicare con le masse”, Koons ha messo alla prova i confini tra la cultura popolare e quella dell’élite. Da bravo ex commerciante, l’artista inserisce spesso dei beni di consumo nelle proprie opere. Possiamo quindi trovarci di fronte a un’aspirapolvere o a un pallone da basket al centro di un acquario o chiusi in una lastra di plexiglass.

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Per ottenere i risultati più strabilianti, Koons arriva anche a ricercare nuovi materiali adatti alla singola opera del momento. Tutto ovviamente senza fare caso ai costi. Anche perché le opere di questo artista raggiungono cifre a sei zeri.
Qui possiamo osservare un’opera ideata nel 1992: Puppy. Un gigantesco, morbido e tenero cucciolo. Una scultura fatta per essere installata all’aperto, in cortili o giardini. Ma non si tratta di una scultura qualsiasi. A ben guardare infatti noterete che è interamente composta da piante in rigogliosa fioritura. Tutta l’opera è costruita con terra, legno, acciaio e piante, quindi, come facilmente comprensibile, destinata all’autodistruzione. Ed è per questo motivo che è stata replicata più volte in diverse sedi espositive tra cui lo Schloss Arolsen in Germania e il Museo Guggenheim di Bilbao.

Il Puppy di Bilbao

L’immagine che vedete qui in particolare si riferisce proprio al Puppy presente a Bilbao, a guardia dell’ingresso del museo. Un tenero cucciolo che si erge maestoso, ma che allo stesso tempo ci può far riflettere sulla transitorietà della vita.
Non è un’opera destinata a sopravvivere secoli e secoli come le piramidi in Egitto, ma è frutto della cultura contemporanea. Una cultura che forse si sofferma sempre meno sulle cose, sulla bellezza che inesorabilmente è destinata a sfiorire, proprio come i fiori che ricoprono Puppy.

Allora, vi è piaciuta quest’opera? Conoscevate già Koons? Scrivetemi impressioni, pareri, suggerimenti e rimanete ancora con me su Artesplorando 🙂

C.C.

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