Nuovo post della rubrica “Art si gira!!!” in cui ogni volta scopriamo un film dedicato a qualche artista. Oggi vi propongo un film del 1999 dedicato al grande Goya. Si tratta di un lungometraggio realizzato dal regista spagnolo Carlos Saura che ripercorre la vita e le opere del celebre pittore, partendo dai suoi ultimi anni. C’è anche un pezzo d’Italia nel film dato che il regista si è avvalso della splendida fotografia di Vittorio Storaro. Ma partiamo con una sintesi della trama.
Francisco Goya (1746-1828), sordo e malato, vive gli ultimi anni della sua vita in esilio volontario a Bordeaux. Un esilio autoimposto per protestare contro il regime spagnolo oppressivo di Ferdinando VII. Nella città francese vive con la sua giovane moglie Leocadia e la loro figlia Rosario. Nel film il pittore dipinge giorno e notte in un costante bisogno di fissare impressioni, ricordi, incubi e molto altro. Durante i flashback innescati dalle conversazioni con sua figlia, e da mal di testa terribili, il pittore rivive momenti chiave della sua vita. In particolare Goya rivive il suo rapporto con la duchessa d’Alba, che il film dà per scontato si tratti della donna raffigurata nelle due Maja, quella desnuda e quella vestida. Anche se non ci sono documenti certi che lo testimonino e ancora oggi la questione è aperta. In tutto il film le fantasticherie del pittore prendono forma attraverso scene che riprendono i suoi dipinti più celebri e in questo modo il racconto prende forma.
Un Goya anziano
Quello che vediamo quindi è un Goya malato in esilio a Bordeaux. Ne emerge la figura di un anziano artista che si tuffa fra le passioni e i travagli della propria esistenza, rievocando i retroscena dei suoi quadri più famosi. Tormentato da innumerevoli rimpianti per una vita vissuta sempre al servizio dei potenti e la volontà di denuncia delle miserie morali del mondo aristocratico. Senz’altro è un film molto evocativo, in grado di ricreare, soprattutto grazie alla fotografia di Storaro, i colori, le atmosfere, le luci e le ombre dei dipinti di Goya. Ciò che ne risulta è un affresco cupo e ricco di riferimenti che mette in luce la personalità turbolenta dell’artista e alcuni degli avvenimenti storici che dovette, suo malgrado, subire.
Tutto sommato, nonostante il ritmo narrativo non sia sempre brillante, è un film che mi sento di consigliarvi per un motivo principalmente estetico. È un modo per avvicinarsi alle opere di Goya e al suo mondo interiore. Forse riuscirete a comprendere meglio l’oscurità, la drammaticità e la crudezza che caratterizzano i dipinti più emozionanti di questo grandissimo artista.
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C.C.