
Oggi, per parlare della porta dell’inferno di Rodin, partiamo raccontando un po’ di storia. Nel 1871, durante la guerra civile, a Parigi venne distrutto un edificio del governo francese, sul terreno in cui nel 1900 fu inaugurata la stazione D’Orsay poi diventata museo. Prima della stazione però prese vita nel 1880 il progetto per un museo di arti decorative. Destinata a questa nuova struttura, lo stato francese commissionò ad Auguste Rodin una porta monumentale. A seguito di studi e ricerche, nel 1883, l’artista giunse a una bozza finale, ma il progetto del museo si arenò definitivamente e la bozza rimase nello studio dell’artista. Questa bozza era proprio la porta dell’inferno.
Nonostante Rodin sia ritenuto da molti il padre della scultura moderna, questi non si ribellò agli stili precedenti. Usò sempre un approccio di studio e ispirazione nei confronti dei maestri del passato. Anche in questo caso l’artista prese spunto da un celebre precedente: le porte del battistero di Firenze di Lorenzo Ghiberti. L’opera fu mostrata in una versione incompleta solo in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900. La porta è decorata con undici bassorilievi con scene prese dal poema Divina Commedia del poeta Dante Alighieri. Essendo rimasto un lavoro senza collocazione, per Rodin diventò una sorta di magazzino in cui riversare tutta la sua creatività ed è per questo che vi troviamo rappresentati gruppi scultorei diventati celebri come opere indipendenti quali il Pensatore e il Bacio.
Dal turbine di corpi in movimento emergono alcuni dettagli particolarmente interessanti. In cima alla porta vediamo tre figure chiamate Ombre, in cui si ripete tre volte lo stesso soggetto. In cima alla porta è collocato anche il Pensatore che incarna Dante sovrastante l’abisso. Sui battenti vediamo figure prese dall’Inferno della Divina Commedia: a destra il Conte Ugolino, comandante e politico, mentre a sinistra, gli amanti Paolo e Francesca, inseriti in un groviglio di corpi.

Al centro della ricerca dell’artista c’è la vitalità del corpo umano che qui emerge da lave bollenti per invadere lo spazio architettonico e in alcuni casi sovrastarlo. È innegabile un’ispirazione a quell’architettura di muscoli e membra che è il Giudizio Universale di Michelangelo. Quella che vedete qui è la versione in gesso dell’opera conservata al d’Orsay. Fu ricomposta dagli studiosi del Museo Rodin nel 1917, e nel 1928 fu possibile realizzarne la fusione in bronzo. Ed è così che oggi una copia in bronzo si trova a Filadelfia e una al Museo Rodin di Parigi.
Segui la bacheca Auguste Rodin di su Pinterest.
Fatevi trasportare dall’immaginazione e soffermatevi sui dettagli di questo capolavoro in cui è al potere l’espressività del corpo umano.
Continua l’esplorazione
Allora, vi è piaciuta quest’opera? Conoscevate già Rodin? Scrivetemi impressioni, pareri, suggerimenti e rimanete ancora con me su Artesplorando 🙂
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui