Eugene Delacroix, intelligenza, fascino e romanticismo

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Eugene Delacroix
Eugene Delacroix, autoritratto

Pittore, disegnatore e litografo, Eugene Delacroix fu una delle figure più importanti del romanticismo. Quarto figlio di Victoire Oeben e di Charles Delacroix, pare sia di fatto figlio naturale di Talleyrand, principe, vescovo e politico francese. Questo legame di sangue spiegherebbe la protezione e l’appoggio che questi gli concesse e che facilitò la carriera del giovane artista.
Delacroix ebbe una buona istruzione e crebbe con l’amore per la letteratura e la musica, così come per l’arte. Nel 1815 iniziò a studiare con Pierre Guerin, che era stato allievo di Gericault e negli anni seguenti si iscrisse all’Ecole de Beaux-Arts. Le prime opere di Delacroix si limitarono alla copia dei maestri italiani del Rinascimento e del XVII secolo.

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Nel 1822 la sua carriera prese il via quando fu ammesso per la prima volta al Salon, evento espositivo ufficiale organizzato dal mondo accademico. La barca di Dante, fu l’opera che gli spianò la strada. Nel dipinto vediamo una scena melodrammatica dell’inferno dantesco. Scena che fu il centro di discussione della mostra e fu poi comprata dallo stato. Fin dagli esordi quindi Delacroix si fece notare dagli ambienti accademici. Lo fece anche nel 1824 quando espose il Massacro di Scio, ispirato all’eccidio operato dalle truppe ottomane nell’aprile del 1822, durante la guerra di indipendenza greca. L’opera impressionò profondamente per la grande libertà espressiva, l’uso di colori brillanti, il tema esotico.

Eugene Delacroix
Eugene Delacroix, la barca di Dante

Dopo un viaggio in Inghilterra svolto nel 1825, la letteratura inglese divenne un’importante fonte d’ispirazione della sua opera per diversi anni. La Morte di Sardanapalo, altro grande successo esposto e acclamato al Salon del 1824, infatti si basava su un testo teatrale di Byron. Nel 1830, per celebrare la rivoluzione che portò al potere Luigi Filippo, Delacroix dipinse il celeberrimo La libertà che guida il popolo. Intanto un’altra grande fonte d’ispirazione per il lavoro di Delacroix venne dal nord Africa. Nel 1834 visitò Spagna, Marocco e Algeria con il gruppo di persone che circondava il conte di Mornay, a capo di una missione diplomatica. L’artista acquisì un ricco repertorio esotico che utilizzò per il resto della sua vita. Primo frutto importante del viaggio in Africa fu Donne di Algeri nei loro appartamenti, una rappresentazione dell’indolenza e della sensualità.

Anche se spesso le opere di questo artista ci appaiono spontanee, realizzate di getto, in realtà ogni minimo dettaglio veniva pensato in profondità. Delacroix era solito realizzare molti studi, disegni, bozze e da questo punto di vista in fondo ci appare molto accademico nel metodo. Dopo il 1833 ricevette molte commissioni e da allora la sua carriera fu principalmente consacrata a opere murali di grandi dimensioni e a pittura da soffitto. Sono una volta però sperimento l’affresco, mentre rimase sempre legato alla tecnica dei colori a olio. Delacroix ricevette molte onorificenze, mentre il suo fascino, la sua intelligenza, il suo sguardo magnetico ne fecero un personaggio molto richiesto dalla società alla moda. In realtà però fu un solitario, non si sposò mai ed ebbe pochi amici vicini a lui tra cui un altro genio romantico: Chopin di cui realizzò il ritratto.

Eugene Delacroix
Eugene Delacroix, ritratto di Chopin

La produzione di Delacroix è enorme. Pensate che dopo la sua morte gli esecutori testamentari trovarono più di 9.000 lavori nel suo studio tra cui centinaia di dipinti e 6.000 disegni. In effetti disegnava ogni giorno e si vantava della velocità con la quale lavorava.
Ma non finisce qui. Delacroix infatti scrisse molto d’arte e anche in modo interessante. Lasciò molti scritti, molte lettere e tenne perfino un diario. Tutto materiale preziosissimo per conoscere i fatti della sua vita e le sue opinioni sul suo tempo. Il 13 agosto 1863 morì nell’appartamento che dal 1857 occupava al n. 6 di place de Furstenberg a Parigi.

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C.C.

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