
Artemisia Gentileschi è l’artista più famosa del XVII secolo. Ma fu anche molto diversa rispetto alle altre artiste che vennero prima di lei. Infatti pittrici come Sofonisba Anguissola e Lavinia Fontana, si guadagnarono una reputazione grazie a ritratti e dipinti devozionali. Fede Galizia fu celebrata per le sue nature morte. Artemisia invece è stata la prima donna artista a farsi un nome come abile pittrice di grandi composizioni a più figure, con tema mitologico o biblico. Il tipo di lavoro considerato la prova più impegnativa per l’abilità di un artista. Le sue opere raffigurano spesso storie violente, burrascose, con protagoniste femminili in contrasto verso figure maschili potenti. Una scelta forse collegata alla biografia dell’artista e che ritroviamo anche in questo dipinto conservato al MET di New York e raffigurante Ester e Assuero.
Il libro di Ester, contenuto nell’Antico Testamento, racconta di come la giovane e bella eroina trattò con il re persiano Assuero, perché risparmiasse gli ebrei. La storia ha inizio quando la moglie di Assuero, Vashti offese il re e questi la sostituì con Ester, non sapendo però che era ebrea. Quando fu emanato un decreto secondo cui tutti gli ebrei dell’impero persiano avrebbero dovuto essere uccisi, Ester intervenne a nome del suo popolo. Lo fece con impeto, sapendo che andare alla presenza del re, senza prima essere convocati, era un gesto punito anche con la pena di morte. Ma la giovane eroina senza paura affrontò il re, che ricevette e accolse la sua richiesta. Nell’opera vediamo il mancamento di Ester che viene sostenuta dalla sua damigella. Il re dal canto suo, stupito dal gesto della moglie e dal suo svenimento, si sta per alzare in piedi.
La scena rappresentata da Artemisia segue da vicino il testo biblico con le aggiunte e le modifiche apportate dal Concilio di Trento nel 1546. Ma l’artista ci mise il suo talento e una sua interpretazione moderna. La storia infatti non è concepita come una ricostruzione storica, ma più come una rappresentazione teatrale contemporanea. Non ci troviamo in Persia e non siamo nemmeno nell’epoca in cui si svolsero i fatti. Lo vediamo bene nello sfondo della scena che ricorda un palazzo nobiliare del Seicento, come pure negli abiti dei protagonisti. Artemisia ci mostra un re alquanto bizzarro, con un copricapo e una corona stravagante, maniche tagliate e stivali con bordo di pelliccia.
In effetti questo tipo d’abito all’epoca l’avremmo visto sul palcoscenico di un teatro, dove spesso era associato a un personaggio comico. Quindi forse con questo aspetto buffo di re Assuero, Artemisia vuole enfatizzare la superiorità di Ester e, per estensione, delle donne in generale. Questa interpretazione aggiunge una nuova dimensione alla discussione femminista sull’opera di Artemisia, collocandola all’interno del mondo intellettuale e culturale del Seicento. Una curiosità. Dalle radiografie a cui è stato sottoposto il dipinto è emerso un nuovo elemento. Inizialmente Artemisia incluse il dettaglio di un ragazzo nero che tratteneva un cane. Dettaglio ancora parzialmente visibile sotto il pavimento di marmo, a sinistra del ginocchio destro di Assuero.
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C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui