
È molto raro trovare artisti donna nel corso della storia dell’arte. Questo perché la pittura come la scultura, l’architettura e le arti in generale, erano considerate “cosa da uomini”. Potete quindi capire quanto sia stato difficile per Artemisia Gentileschi farsi strada nella propria professione e quanto sia preziosa questa testimonianza artistica. Artemisia era figlia del pittore romano Orazio Gentileschi che si impegnò in prima persona per darle una formazione artistica. Lei dopotutto dimostrava un talento naturale per la pittura, aiutato dal privilegio di vivere in una casa abitualmente frequentata da artisti. Quando parliamo dei Gentileschi siamo in un periodo, il primo decennio del Seicento, segnato da una grande rinascita culturale.
L’opera che vedete qui, la Nascita di san Giovanni Battista, è un lavoro maturo di Artemisia, realizzata per il Cason del Buen Retiro, residenza spagnola del Conte-Duca Olivares viceré di Napoli, nel sud Italia. L’episodio raffigurato è tratto dal Vangelo di Luca e narra la storia della nascita di San Giovanni Battista, fondatore di una prima comunità religiosa che fu all’origine di quella portata avanti da Gesù.
I genitori di Giovanni, Zaccaria ed Elisabetta, ormai anziani, erano convinti di non poter avere più figli, quando giunse l’arcangelo Gabriele a portare la lieta notizia di un bimbo in arrivo. Zaccaria non credette all’arcangelo che per punizione lo rese muto fino al giorno della circoncisione del neonato.
Nell’opera di Artemisia al centro del dipinto non c’è l’episodio biblico, ma un gruppo di levatrici e balie intente a prendersi cura del neonato. Particolarmente espressiva è la donna seduta sulla sedia impagliata che appoggia il mento a una mano, osservando compiaciuta il neonato. Zaccaria ed Elisabetta sono relegati a sinistra del quadro, un po’ in ombra: lui è seduto e, dato che gli manca la parola, sta scrivendo il nome da dare al figlio. Lei è in piedi intenta a riprendersi dal parto e assistita da un’ancella. Il tutto è ambientato su uno sfondo che richiama l’interno di un palazzo nobiliare dell’epoca di Artemisia.
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Una scelta forte e anticonvenzionale quella di spostare tutta l’attenzione di noi spettatori verso una scena di vita quotidiana, ponendo il tema religioso in secondo piano.
È chiara l’influenza del grande Caravaggio, per il realismo della scena e per l’uso della luce che fa emerge dal buio le figure in primo piano. L’artista frequentò a Roma la bottega del padre di Artemisia e non è da escludere che lui e Artemisia si conobbero.
Il carattere di intimità familiare di questa tela va sottolineato e alcuni critici lo considerano il più bel esempio di interno domestico di tutto il Seicento italiano.
Continua l’esplorazione
Allora, vi è piaciuta quest’opera? Conoscevate già Artemisia Gentileschi? Scrivetemi impressioni, pareri, suggerimenti e rimanete ancora con me su Artesplorando 🙂
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C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui