
Settimo appuntamento che ci porta alla scoperta dei più importanti collezionisti, critici e mercanti della storia dell’arte. Gli altri post li potete leggere seguendo il link Collezionisti, critici e mercanti, ma oggi proseguiamo nella nostra esplorazione conoscendo nuove illustri personalità. Uomini e donne che hanno saputo amare l’arte, collezionarla e sostenerla. Un dono che è allo stesso livello di chi l’arte la crea.
Alfred Bruyas
Figlio d’un banchiere di Montpellier, Bruyas si dedicò presto alla vocazione di collezionista, dopo una prima formazione come pittore negli studi di Tassaert e di Cabanel, che raggiunse a Roma nel 1846. Dal 1850 soggiornò diverse volte a Parigi, dove si legò a Delacroix e a Courbet, che ne fecero ambedue il ritratto. L’amicizia con Courbet, soprattutto, ebbe nella sua vita grande importanza. Questo perchè lo aiutò più volte materialmente, non solo con numerosi acquisti, ma anche finanziando la personale organizzata nel 1855 dallo stesso Courbet per presentare al pubblico i quadri rifiutati dal salon. Due volte Bruyas invitò Courbet a Montpellier e nel corso del soggiorno del 1854 l’artista dipinse l’opera rimasta celebre col nome di Bonjour, monsieur Courbet. Bruyas offrì alla sua morte la totalità delle sue collezioni alla propria città natale: si trattava in tutto di sessanta dipinti e 78 disegni che entrarono nel Museo Fabre.

Heinrich von Brühl
Potentissimo ministro di Augusto III di Sassonia, re di Polonia, di cui condivideva il gusto per il fasto e per l’arte, contribuì notevolmente allo sviluppo delle collezioni del principe. Fu il principale promotore di tali collezioni nell’acquisto di opere d’arte. Parallelamente però formò anche una propria collezione, esposta nel suo palazzo di Dresda, celebre per i bellissimi giardini. Venduta dagli eredi, nel 1768, a Caterina di Russia, la galleria del conte Brühl costituì la base delle collezioni olandesi dell’Ermitage di San Pietroburgo. Ne facevano parte anche alcune opere francesi, in particolare di Valentin, Poussin e Watteau.

Michael Bryan
Durante la rivoluzione e le guerre napoleoniche Bryan viaggiò sul continente alla ricerca di opere d’arte, e nel 1798 negoziò, per 43 000 sterline, l’acquisto dei quadri italiani e francesi della collezione d’Orléans. Nel 1793 aprì a Londra, al n. 22-23 di Savile Row, una galleria che divenne presto luogo d’incontri eleganti e che nel 1796 occupò la parte centrale della Schomberg House in Pall Mall. Ritiratosi nel 1804, poco dopo iniziò il Biographical and Critical Dictionary of Painters and Engravers, pubblicato a Londra nel 1816. L’opera, un modello per l’epoca, è stata poi più volte riveduta e ristampata.

François Cacault
Cacault svolse carriera diplomatica in Italia. Esordì a Napoli nel 1785 e dal 1793 fu incaricato di delicate missioni, in particolare in occasione della firma del trattato di Tolentino nel 1797. Ambasciatore di Francia a Roma dal 1800 al 1803, approfittò del suo soggiorno in Italia per raccogliere una collezione di 1200 dipinti e 10 000 stampe, che intendeva donare alla cittadina di Clisson. Cittadina dove si era ritirato nel 1804 in seguito alla nomina di senatore del dipartimento della Loira inferiore. Non ebbe però il tempo di realizzare il museo che progettava e il fratello Pierre vendette la collezione alla città di Nantes nel 1808. Oggi la collezione che raccoglie numerosi dipinti italiani, costituisce il fondo principale del museo.

Guido Cagnola
Storico d’arte, umanista e diplomatico, Cagnola raccolse dapprima a Milano una collezione d’arte, che trasferì in seguito nella settecentesca villa della Gazzada, presso Varese. Alla sua morte legò l’intero patrimonio artistico alla Santa Sede per garantirne la conservazione e l’inalienabilità. La collezione può essere distinta in due nuclei separati. Il primo e più importante comprende dipinti di scuola toscana, veneta e padana dal XIV al XV secolo. Il secondo nucleo raccoglie opere settecentesche venete. Appartenevano inoltre alla collezione Cagnola la Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti donata a Brera, il trittico di Jacopo del Casentino ora agli Uffizi di Firenze e il libro di disegni del Canaletto ora alle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui