San Sebastiano, Perugino

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San Sebastiano
Perugino, San Sebastiano

Questo dipinto fu realizzato da Pietro Vannucci, in arte Perugino. L’artista nacque a Città della Pieve, piccolo paese del centro Italia, nel 1448 e sviluppò in contemporanea due botteghe attivissime, una a Firenze e l’altra a Perugia. Divenne così per due decenni il più noto e influente pittore italiano, nonché maestro di molti grandi artisti, primo fra tutti Raffaello. L’opera conservata a Galleria Borghese rappresenta Sebastiano alla colonna. Il martire cristiano è uno dei soggetti più rappresentati dagli artisti, nel corso della storia dell’arte. Secondo la leggenda il santo era un militare romano, vissuto al tempo dell’imperatore Diocleziano, che sostenne in tutti i modi i cristiani perseguitati servendosi anche del suo ruolo di militare.

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Quando l’imperatore scoprì il comportamento di Sebastiano, lo fece legare nudo a una colonna del colle Palatino, a Roma, dove fu trafitto da una pioggia di frecce. Il dipinto è una variazione di un dipinto con lo stesso soggetto conservato al Museo del Louvre e giunse a Palazzo Borghese dalla collezione della famiglia Sciarra Colonna. Un’altra copia su tela dello stesso soggetto, realizzata da Perugino, è conservata al Museu de Arte di San Paolo del Brasile. La figura del martire sofferente alla colonna, con gli occhi orientati al cielo e il capo inclinato in un effetto di scorcio, era già stata usata da Perugino in un’opera oggi conservata agli Uffizi a Firenze.

Il corpo statuario, pallido e martoriato cattura la nostra attenzione dividendo perfettamente a metà tutta l’opera. Il santo è legato a una colonna di porfido rosso ed è vestito solo di un piccolo perizoma. Assume una posa plastica appoggiando tutto il peso del corpo sulla gamba destra e alzando leggermente quella sinistra. Sullo sfondo uno spazio prospetticamente ben definito, racchiuso da un ampio arco su pilastri e aperto su un delizioso paesaggio di colline punteggiate da affusolati alberelli. Paesaggio che sfuma dolcemente in lontananza per effetto della foschia.

Interno ed esterno sono separati da un parapetto in marmo sul quale convergono tutte le linee di fuga del pavimento a riquadri rappresentato in prospettiva. Il dipinto vi offre una splendida sintesi della pittura italiana alla fine del Quattrocento. Studio delle statue antiche e grande attenzione anatomica nella realizzazione delle figure, costruzione prospettica degli ambienti e utilizzo di una luce chiara, dolcemente diffusa.

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Ti è piaciuta l’opera? conoscevi già l’artista? scopri di più sull’artista leggendo tutti i post su Perugino.

C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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