
Il 14 giugno del 1601 Caravaggio ricevette una nuova commissione da parte dell’Avvocato Laerzio Cherubini Da Norcia: una pala d’altare raffigurante la Morte della Vergine per la sua cappella privata nella chiesa di Santa Maria Della Scala in Trastevere, uno dei quartieri più poveri di Roma. La chiesa, affidata a un ordine religioso, era il centro del culto della Vergine Maria, alla quale, le donne del rione, rivolgevano le loro preghiere ricolme di fede e speranza. La tradizione cristiana vuole che Maria non muoia, ma semplicemente si “addormenti nel Signore” prima d’essere direttamente trasferita, anima e corpo, in Paradiso. Come il concepimento e la nascita del figlio, così anche la sua morte è un miracolo senza carne, un miracolo puramente spirituale.
L’analisi del dipinto
Ma per quel rivoluzionario e rissoso di Caravaggio la Vergine non è immateriale, al contrario, è in carne e ossa, anzi, carne e ossa morte. La luce che irrompe violentemente da sinistra fa emergere il volto di Maria che ci appare tutt’altro che sereno, non sembra che si sia addormentata nell’attesa di Cristo, non c’è poesia. C’è solo la sua pelle verdastra, il suo corpo gonfio che smascherano la sofferenza vera del suo trapasso. Gli apostoli sono riuniti intorno al capezzale con il capo chino di chi partecipa alla sofferenza mentre, Maria Maddalena, è distrutta dal dolore e si abbandona alle lacrime. Se Maria si fosse semplicemente addormentata, perché tutto questo dolore? Perché questa sofferenza?
La risposta è che, nella rappresentazione di Caravaggio, Maria sta veramente lasciando questo mondo e, ovunque stia andando, non sarà più qui con noi e questa è una ragione sufficiente per piangere e soffrire. Tutto ciò, considerando anche la scenografia povera dentro cui si sviluppa la scena, alimentò le dicerie che il pittore avesse usato, come modella, una prostituta morta annegata nel Tevere, il fiume che attraversa Roma. I Carmelitani, rettori della Chiesa, rimasero disgustati dal modo in cui fu resa Maria e restituirono l’opera al pittore, considerandola scandalosa e blasfema. Caravaggio ne fu amareggiato, ma non cessò di portare avanti la sua ricerca della realtà ed è proprio attraverso di essa che, con il suo pennello e con il suo messaggio, arrivò a riscaldare i cuori e le anime delle persone umili, portando la presenza di Dio nella loro quotidianità.
Continua l’esplorazione
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C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui