
Nuovo appuntamento con l’imperdibile post dedicato alle persone che hanno contribuito alla storia dell’arte pur non essendo artisti. Collezionisti, critici e mercanti. Si tratta di uomini e donne che hanno collezionato, commerciato, investito sull’arte e sugli artisti. Badate bene che, a differenza d’oggi, spesso queste persone lo facevano inseguendo un gusto o un progetto personale. Oppure semplicemente per una smania incontenibile di collezionismo. Senza pensare alle opere come mero investimento in grado di rendere nel tempo. A volte si trovarono a sostenere artisti su cui pochi avrebbero scommesso. Insomma troverete come al solito molte storie interessanti. Gli altri post li potete leggere seguendo il link Collezionisti, critici e mercanti.
Paul Cailleux
Caileux fondò nel 1912 la galleria parigina che porta il suo nome. Fu allo stesso tempo esperto e mercante di quadri e disegni antichi, oltre che collezionista. Era tra i migliori esperti del XVIII secolo francese, ma s’interessò anche al Settecento veneziano. Nel 1952 presentava così al pubblico della sua galleria Tiepolo e Guardi delle collezioni francesi. Nei primi cinquant’anni di vita della galleria, Caillex organizzò moltissime mostre e nel 1964, poco prima che morisse, i suoi figli Jean e Denise resero omaggio a François Boucher, primo pittore del re. In seguito le opere della collezione Cailleux sono state presentate in numerose mostre in Francia e all’estero. Inoltre venne istituito il premio della fondazione Paul Cailleux per lo studio dell’arte nel Settecento, allo scopo di consentire la pubblicazione di opere importanti.
Charles-Alexandre de Calonne
De Calonne fu ministro e controllore generale delle finanze sotto Luigi XVI, dopo aver occupato alte cariche come procuratore generale al parlamento di Douai, poi intendente delle Fiandre. Caduto in disgrazia nel 1787, si ritirò in Inghilterra, portando con sé la sua galleria di dipinti. Era riuscito a costruirla in Francia e nel corso di viaggi in Italia, in Germania, nelle Fiandre e in Olanda. Inoltre inglobò la collezione di Micault d’Harveloy, di cui aveva sposato la vedova. Dall’inizio della Rivoluzione si mise a disposizione degli nobili emigrati, arrivò a rovinarsi per sostenerli e fu costretto a mettere all’asta la collezione a Londra nel 1795, per pagare i debiti. Visse da allora a Londra, quasi in povertà, e rientrò in Francia soltanto un mese prima di morire.

Francisco Cambo
Finanziere, fondatore della Lliga (ala destra dell’autonomismo catalano), Francisco Cambo fu anche ministro delle finanze di Alfonso XIII. Ricevette una formazione letteraria e giuridica che lo rese un fine umanista e un mecenate. Al tempo delle sue grandi fondazioni a Barcellona e a Parigi, cominciò a riunire dipinti antichi, pochi ma scelti con grande intelligenza. Arricchì in seguito notevolmente la sua collezione quando, ritiratosi dalla vita politica poco prima della guerra civile, si stabilì a Buenos Aires, dove morì. Nel 1941 fece un primo dono al Prado di Madrid: otto dipinti tra cui i Botticelli, con i tre celebri pannelli della Storia di Nastagio degli Onesti, da Boccaccio. Ma un lascito molto più importante andò alla città di Barcellona. Una cinquantina di tele di diverse scuole, la cui uscita dall’Argentina venne a lungo vietata dal governo Perón e che giunsero a destinazione solo nel 1954.

Isaac de Camondo
Discendente da una famiglia di banchieri di Costantinopoli stabilitasi a Parigi sotto
il secondo impero, De Camondo per un trentennio costituì con passione una collezione che lasciò allo stato francese. Oltre a numerose opere d’arte dell’Estremo Oriente e un importante complesso del XVIII secolo francese, questa raccolta comprende circa 130 dipinti, pastelli, acquerelli e disegni. Per la maggior parte impressionisti. Oggi queste opere costituiscono uno dei fondi più ricchi conservati al Louvre di Parigi. Il conte Moïse (1860-1935), cugino tedesco di De Camondo e come lui amatore d’arte, raccolse una preziosa collezione di opere del XVIII secolo francese. Collezione che lasciò, unitamente al palazzo parigino che li racchiude, al Museo delle arti decorative di Parigi. Secondo la sua volontà il complesso, divenuto museo, al n. 63 di rue de Monceau, reca il nome del figlio Nissim, ucciso in combattimento aereo nel 1917.

Giampietro Campana
Raccolse nei suoi palazzi romani una bellissima collezione di antichità, ma anche importantissime serie di dipinti primitivi italiani di tutte le scuole, di cui fu tra i primi a comprendere l’importanza. Godeva dell’amicizia del pontefice e, come il padre e il nonno, fu direttore del Monte di Pietà, che costituiva in quell’epoca la vera e propria banca di deposito del governo papale. Trascinato dalla sua passione di collezionista, che i suoi mezzi non potevano più soddisfare, Campana si rovinò. Giunse a prendere in prestito, dal Monte
che dirigeva, somme sempre più importanti, con la garanzia degli oggetti della sua collezione, facendosi così il creditore di se stesso. Nel 1857 una verifica dei conti rivelò
l’enorme deficit. Arrestato, Campana fu condannato a vent’anni di carcere, commutati da papa Pio IX in esilio perpetuo. Le collezioni, sequestrate e messe in vendita dal governo
pontificio, vennero acquistate dalla Francia nel 1861.
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui