
I tocchi fluidi di pennello e i colori vivaci rendono quest’opera di Jean Antoine Watteau, pittore tra i più geniali e innovativi del primo Settecento francese, un vero e proprio capolavoro. Ma molto di più contano le tante domande e il mistero che avvolge questo dipinto. Il quadro è universalmente conosciuto come Gilles, ma oggi si preferisce il titolo Pierrot, nota maschera negli spettacoli teatrali d’improvvisazione chiamati Commedia dell’arte. Forse perché più vicino al personaggio ritratto. Infatti, il soggetto è tutt’altro che chiaro. Non si conosce con certezza nemmeno il committente o il suo reale scopo. Si tratta forse dell’insegna per un caffè o per uno spettacolo al luna park? E la sua creazione fu commissionata da qualcuno oppure l’artista lo dipinse semplicemente per piacere personale?
Per molto tempo si pensò che si trattasse di un autoritratto dell’artista, immortalatosi come un clown triste. Ma in realtà è difficile capire se la figura in primo piano sia il ritratto di una persona realmente esistita, forse uno degli amici di Watteau, oppure se sia frutto della fantasia dell’artista. Una delle ipotesi lo identifica come l’attore Belloni, conosciuto per aver vestito i panni di Pierrot che avrebbe usato l’opera come insegna della sua nuova caffetteria parigina, Au Caffè Comique. Ad ogni modo il dipinto trae la sua potenza drammatica dal momento di calma, dalla pesante immobilità del personaggio centrale, e dal punto di vista scelto dal pittore che ci fa osservare il protagonista dell’opera dal basso verso l’alto.
Il personaggio di Pierrot o se preferite Gilles, occupa quasi tutta la superficie del quadro, stagliandosi contro il cielo. Una serie di personaggi sono dipinti a mezzo busto e nascosti dietro al fogliame degli arbusti alle spalle del nostro misterioso protagonista. Quattro di queste figure possono essere identificate nei personaggi ricorrenti nelle produzioni teatrali della Commedia dell’Arte. Il medico sul suo asino, gli amanti Leandro e Isabella e il capitano. L’opera appartenne a Dominique Vivant Denon, direttore del Museo di Napoleone durante il Primo Impero. Venne poi acquistata da Louis La Caze, un appassionato collezionista d’arte vissuto nel XVIII secolo. Louis La Caze lasciò in eredità le sue opere, tra cui questo dipinto, al Louvre nel 1869, formando il nucleo centrale della collezione di pittura francese del XVIII secolo del museo parigino.
Continua l’esplorazione …
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C.C.
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