
Nel 1742, quando realizzò Il riposo Di Diana, il pittore François Boucher si trovava all’apice del suo successo, egli rappresentava tutta l’abbondanza della cultura rococò assai apprezzata dalla corte di re Luigi XV di Francia. In particolar modo, dalla sua celebre amante: Madame De Pompadour. Si tratta probabilmente dell’opera più famosa di Boucher, ed è forse quella che meglio riassume la sua arte. Il soggetto riprodotto è di ispirazione mitologica. Il racconto vuole che la dea Diana, dopo essere stata a caccia, decise di riposarsi con un bagno nel fiume. La dea però fu spiata dal giovane Atteone e, quando lei se ne accorse, si arrabbiò talmente tanto da trasformare il povero guardone in un cervo, facendolo sbranare dai suoi cani.
La scena quindi raffigura la dea della caccia che, dopo aver riposto arco e faretra, è pronta a godere dei piaceri di un bagno rilassante in compagnia della sua ninfa. Le due fanciulle si trovano ai margini di un boschetto presso le rive di un corso d’acqua. Sono nascoste da alti e rigogliosi arbusti e la dea siede nuda su un prezioso tessuto di seta azzurra. La dolcezza del cromatismo e la morbidezza della pelle delle due giovani donne, rimandano alle opere di Correggio e mostrano l’importanza dell’influenza dell’arte italiana sulla formazione del pittore. In realtà l’ispirazione mitologica serviva solo a giustificare un’immagine che altrimenti sarebbe apparsa come troppo sensuale. Il soggetto è secondario per il vero scopo del quadro. Qui si vuole celebrare il fascino del nudo femminile, in un mix di glamour ed erotismo.
L’incanto erotico emanato da quei due corpi luminosi non può che lasciare l’osservatore completamente stregato. Ci sentiamo sedotti e rapiti, ci sembra di udire il fruscio dei drappeggi e di sentire il profumo di fiori appena sbocciati provenire dalla pelle liscia e delicata delle fanciulle. Vorremmo allora allungare la nostra mano per accarezzare la candida purezza della pelle di Diana. Scivolare con le dita sul suo profilo perlaceo. Vorremmo innamorarci della dea, ma poi l’incanto svanisce e ci rendiamo conto di essere davanti a un semplice quadro. Allora non resta che innamorarci del dipinto, come fece, a suo tempo, il celebre pittore Renoir che su quest’opera disse le seguenti parole.
È il primo dipinto che mi abbia completamente affascinato, e ho continuato ad amarlo per tutta la vita, come si fa con i primi amori.
Continua l’esplorazione …
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Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui
C.C.