Questa stele di basalto fu eretta dal re babilonese, sovrano della prima dinastia, Hammurabi, probabilmente a Sippar, città del dio del sole Shamash, protettore della giustizia. Scoperto dall’archeologo francese Jacques de Morgan nell’inverno 1901-1902, questo codice è la più importante raccolta di leggi del Medio Oriente antico e fra le più antiche che siano giunte fino a noi. La scena principale, raffigurata in cima alla stele, ci mostra il re mentre riceve l’investitura dal dio Shamash. Il codice Hammurabi è una fonte eccezionale di informazioni sulla società, sulla religione, sull’economia, e sulla storia di questo periodo, nel XVIII secolo a.C.
Il testo, scritto in cuneiforme, si divide in tre parti:
- Un prologo relativo all’investitura di re Hammurabi nel suo ruolo di “protettore dei deboli e degli oppressi”, e la formazione del suo impero.
- Una parte centrale in cui sono incise circa trecento sentenze regali ritenute esemplari in cui sono citati il furto, l’omicidio, l’adulterio, i contratti, i debiti e altre controversie personali o professionali.
- Un epilogo che riassume l’operato del sovrano.
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Raggruppati in capitoli, i temi trattati coprono il diritto penale e civile. I soggetti principali sono la famiglia, la schiavitù, e le regole professionali, commerciali, agricole e amministrative. Il capitolo più lungo riguarda però la famiglia, che costituì la base della società babilonese. Si parla quindi di fidanzamento, matrimonio e divorzio, si tratta l’adulterio e l’incesto, la tutela dei bambini, l’adozione e le questioni ereditarie. Le condanne variano a seconda del rango sociale della vittima. L’uomo libero, poi il mushkenum, che appartiene a un ceto inferiore, quindi lo schiavo.
Non una raccolta di leggi come la intendiamo oggi
Il codice Hammurabi non è una raccolta di leggi come la intendiamo oggi, ma piuttosto un riassunto di precedenti legali. Questa stele fu più che un semplice strumento educativo, rappresentando un codice di regole e prescrizioni stabilite da un’autorità sovrana. Non solo contiene un elenco di decisioni giudiziarie, ma anche un catalogo delle città e dei territori del regno di Babilonia, costituendo la sintesi di uno dei più prestigiosi regni dell’antica Mesopotamia, nei territori dell’odierno Iraq. Eseguito negli ultimi anni di vita del sovrano, in fondo è un testamento politico rivolto ai re futuri, per i quali si offrì un modello di saggezza ed equità. Vi trovate quindi di fronte a uno straordinario condensato d’arte e storia che ha superato i millenni per giungere intatto fino a noi.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui
C.C.