La Cappella Sistina è uno scrigno d’arte unico al mondo. Siamo però spesso concentrati sull’opera di Michelangelo, dimenticando un po’ gli straordinari affreschi quattrocenteschi realizzati alle pareti. Sono principalmente opera di quattro grandi artisti e delle loro botteghe. Si tratta di Perugino, Botticelli, Ghirlandaio e Cosimo Rosselli. Nella parete sinistra, avendo di fronte a voi il giudizio universale, si parte dal Viaggio di Mosè in Egitto, di Perugino, l’episodio più vicino alla grande parete del giudizio. Qui l’artista sintetizzò i vari avvenimenti in un’unica scena. Sullo sfondo vediamo Mosè vestito con la tunica gialla e verde, mentre saluta il suocero, nel momento in cui gli ebrei si incamminano verso l’Egitto. In primo piano al centro l’incontro di Mosè con l’angelo.

Il riquadro successivo, raffigurante i Fatti della vita di Mosè, è di Botticelli che riesce a unire ben sette episodi, disposti seguendo un andamento a S. La narrazione si svolge da destra, dove Mosè uccide un egiziano colpevole d’aver maltrattato un israelita, verso sinistra, dove termina con l’Esodo degli Ebrei dall’Egitto. L’episodio con il Passaggio del Mar Rosso è attribuito a Biagio d’Antonio Tucci e la composizione è dominata dagli Ebrei che hanno appena attraversato il Mar Rosso, mentre l’esercito del faraone viene travolto dalle acque. Il riquadro con la Consegna delle tavole della legge è invece opera di Rosselli che sceglie di organizzare la scena con un originale schema a croce. Nel centro vediamo gli Ebrei, radunati intorno ad Aronne, fratello di Mosè, mentre adorano il vitello d’oro.

Nel successivo Castigo di Core, Datan e Abiron, Botticelli condensa tre avvenimenti che hanno per sfondo l’arco di Costantino. Questo monumento romano celebra la vittoria dell’imperatore Costantino contro l’usurpatore Massenzio e di conseguenza simboleggia l’affermazione del cristianesimo sul paganesimo. In cima all’arco leggiamo un testo preso dalla lettera di San Paolo agli ebrei che descrive la vocazione divina necessaria per diventare sacerdote di Dio. A questa scena dipinta da Botticelli fa da specchio sulla parete opposta, per relazione simbolica, la Consegna delle chiavi del Perugino. Infine l’ultimo episodio della parete, con il Testamento e la morte di Mosè, è opera di Botticelli, Signorelli, Bartolomeo della Gatta e un quarto pittore ignoto. L’affresco, ricco di dettagli, riunisce cinque avvenimenti ed è affollato di figure in basso. Mentre in alto domina la natura e il paesaggio raffigurato con un lungo scorcio prospettico.

La parete di destra
Passando alla parete di destra, continuiamo l’esplorazione di questi straordinari affreschi che come fotogrammi di una pellicola cinematografica ci raccontano le storie della vita di Cristo. A partire dal primo episodio vicino alla parete del giudizio, ritroviamo il Battesimo di Cristo, opera del Perugino. L’evento è rappresentato in primo piano con Gesù che riceve il sacramento. Mentre nel paesaggio di fondo scorgiamo alcuni edifici romani tra cui il Colosseo, l’arco di Settimio Severo e l’antica basilica di San Pietro. Il riquadro seguente, con le Tentazioni di Cristo è del Botticelli. Le tentazioni vengono illustrate sullo sfondo in tre momenti diversi nei quali il demonio assume le sembianze di un monaco. Al centro e in primo piano è raffigurata un’affollata scena di sacrificio intorno a un altare in cui la donna sulla destra con i rami sulla spalla, ci riporta alla mente Flora nella Primavera realizzata dall’artista conservata agli Uffizi.

La scena successiva con la Vocazione dei primi apostoli del Ghirlandaio ha come perno centrale Cristo. Su di lui si concentrano le linee di forza del dipinto, rappresentate dalle diagonali delle montagne sullo sfondo e dal volo degli uccelli. Nell’episodio, in cui Cristo chiama a sé i propri discepoli, prevalgono colori vivaci e brillanti. Nel cielo volano anatre, pavoncelle, un falco e un martin pescatore, inserimenti naturalistici accurati che nascondono probabilmente significati simbolici. Il Discorso della montagna è attribuito a Rosselli che svolge la scena in un raffinato paesaggio al tramonto. La parte più bella è forse quella a sinistra, in cui sullo sfondo di una città dall’aspetto nordico, immersa in un paesaggio che si perde in lontananza, si trova la folla che partecipa al sermone.

La Consegna delle Chiavi, di Perugino e Signorelli è però senza dubbio l’affresco più noto dell’intero ciclo. Sulla prospettiva perfetta di una piazza lastricata con marmi colorati si svolgono i vari episodi. A fare da sfondo un edificio di forma ottagonale a cupola tipicamente rinascimentale e ai lati, ripetuto due volte, l’arco di Costantino. L’imponenza della composizione non è solo l’emblema di un grande maestro rinascimentale. È anche la testimonianza di un’epoca artistica giunta a maturazione grazie alla piena conoscenza della prospettiva. Termina la parete l’Ultima Cena di Rosselli e Biagio d’Antonio Tucci, l’unica a essere ambientata in un interno. La scena, perfetta nella sua precisa architettura, è forse la meno naturale di tutto il ciclo di affreschi.
Continua l’esplorazione …
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C.C.