
Quest’opera fu commissionata dal nobile romano Ciriaco Mattei nel 1601. Caravaggio dipinse anche una seconda versione della Cena in Emmaus, più semplice, oggi conservata a Milano alla Pinacoteca di Brera. Il tema trattato da questo bellissimo dipinto prende spunto da un episodio descritto nel Vangelo di Luca. Il testo narra dell’incontro a Emmaus, piccolo villaggio a pochi chilometri da Gerusalemme, tra due discepoli di Gesù e un povero viandante che gli si accosta nel cammino. Da poco ha avuto luogo la crocifissione del loro maestro e i due discepoli, ancora sconvolti e tristi per il tragico evento, non riconoscono in Gesù la vera identità dell’uomo incontrato. Cala la sera e i due uomini, colpiti e turbati dalle parole del viandante, lo invitano a cena.
Un’opera innovativa e potente
Nella locanda, seduti a tavola, Gesù prende il pane, lo benedice, lo spezza e lo offre ai discepoli. “I loro occhi allora si aprirono e lo riconobbero: ma egli disparve dai loro sguardi”. Caravaggio coglie proprio il momento della benedizione del pane quando Gesù risorto svela la sua identità ai due discepoli. Il modo innovativo con il quale l’artista tratta il soggetto, rende questa Cena in Emmaus una delle sue opere più potenti. La raffigurazione di Cristo è insolita, in quanto egli è imberbe mentre grande importanza viene data alla natura morta sul tavolo. L’intensità delle emozioni dei discepoli viene espressa dai loro gesti e dalle espressioni. L’uomo a sinistra, di spalle, scatta in avanti e si appoggia ai braccioli come per alzarsi dalla sedia: forse Caravaggio allude così alla prontezza con cui bisogna rispondere al richiamo di Cristo.
A destra l’altro discepolo allarga le braccia per lo stupore, imitando la posa di Gesù sulla Croce. Ha una conchiglia sul petto, simbolo di chi si mette in viaggio per fede, che lo identifica come pellegrino. L’oste assiste alla scena sorpreso e incuriosito pur non comprendendo l’importanza dell’avvenimento. Sulla tovaglia bianca vediamo il pane e il vino che trasformano la tavola in un altare, e altre vivande tra cui una canestra di frutta che sporge pericolosamente dal bordo, soggetto analogo a un altro celebre dipinto di Caravaggio: la Canestra di frutta. L’artista, come suo solito, seppe fare uso magistrale delle ombre e della luce che diresse in maniera tale da illuminare i punti salienti della tela, attirandovi la nostra attenzione. Anche noi spettatori quindi siamo invitati a partecipare a questo straordinario evento di stupore e speranza.
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C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui