
Nei fregi che decorano l’ara di Domizio Enobarbo c’è tutto l’eclettismo dell’arte romana e per questo mi sembra giusto analizzare da vicino questo monumento. Si tratta in effetti del più antico monumento pubblico romano decorato con sculture. I fregi che ne rivestivano i lati oggi sono conservati tra Monaco di Baviera e il Louvre, ma ancora oggi rivelano alcuni caratteri tipici dell’arte romana. Il monumento risale alla prima metà del I secolo a.C. e oggi si tende a pensare che più che un’ara fosse in realtà la base per simulacri di divinità marine. La cosa curiosa è che i fregi conservati nei due musei sono profondamente diversi per lo stile e per ciò che raccontano.
Due modi di rappresentare molto diversi
I fregi di Monaco rappresentano un corteo di divinità marine: Poseidone e Anfitrite con ninfe, tritoni e nereidi. Lo stile è fantasioso e ricco, con chiari rimandi all’arte greca classica. Il fregio del Louvre, invece, fissa sulla pietra un rito religioso romano con legionari, un cavaliere e alcuni cittadini vestiti con toga. Lo stile è asciutto, semplice ed essenziale. Gli animali sono rappresentati più grandi del normale, per evidenziare la loro importanza simbolica nel rito che si stava compiendo. Insomma quello che abbiamo davanti a noi ci conferma lo stile eclettico romano. Uno stile capace di condensare in un unico monumento influenze d’arte classica con la semplicità dello stile romano. È chiaro quindi che gli autori furono diversi.

Il primo rivela una notevole influenza greca, l’altro invece mette in luce un interesse maggiore alla rappresentazione chiara dei fatti, tipicamente romano. Nel fregio del Louvre non c’è nessun elemento mitologico, un aspetto tipico dell’arte romana che segna un distacco con la tradizione greca. Sì perchè se è vero che i greci esaltavano le imprese umane sempre attraverso raffigurazioni mitologiche, è altrettanto vero che i protagonisti del rilievo storico romano sono gli attori reali dell’evento. I greci usavano spesso le amazzonomachie o le gigantomachie per celebrare una vittoria su popolazioni barbariche. I romani invece raffiguravano i fatti veri con militari, magistrati, notabili e gente comune. Pensate che anche di fronte a un dio, il committente romano di un’opera, sia esso console o sacerdote, è reverente e contenuto, ma è sempre chiara la propria dignità umana.
Continua l’esplorazione …
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C.C.