
Lui, Jackson Pollock, è stato una figura chiave per il movimento espressionista astratto, nato negli Stati Uniti. Tale movimento fu il primo a spostare in maniera decisiva il fulcro dell’arte da Parigi a New York, e in linea generale dall’Europa all’America. Da un certo punto di vista si può affermare che l’espressionismo astratto fu una continuazione del surrealismo. Con la sua spontaneità, libertà di creazione e richiami al subconscio. Ma come suggerisce il nome stesso, questo movimento andò verso opere completamente astratte, prive cioè di forma. Pollock in particolare mise a punto una tecnica che gli consentì di esprimersi in totale libertà. Facendo cadere gocce di vernice sulla tela stesa sul pavimento attraverso l’azione vigorosa del suo corpo. Questo modo di dipingere venne chiamato “action painting”.
Le colate nere
Dal 1947 Pollock impiegò questa tecnica per produrre dipinti astratti colorati e ritmici. Tuttavia, dopo quattro anni l’artista si allontanò dalla pura astrazione, avanzando verso una pratica più figurativa e decisamente monocromatica, come si vede in quest’opera. Numero 14 è un grande dipinto in cui è difficile individuare degli elementi precisi. Negli angoli sinistro e destro superiori della tela abbiamo l’impressione di vedere degli occhi, eppure la scena raffigurata rimane nel suo insieme ambigua. A causa della tavolozza limitata e del metodo di applicazione della vernice che qui viene fatta colare e non sgocciolare, questa serie di dipinti creati tra il 1951 e il 1954, divennero noti come le “colate nere” di Pollock. In linea con altre serie di dipinti dell’artista, le “colate nere” furono intitolate attraverso una numerazione progressiva. Questo per evitare che l’osservatore fosse distratto da significati estranei all’identità del quadro.
L’artista stesso commentò il suo modo di fare arte.
Sul pavimento sono più a mio agio. Mi sento più vicino, più parte del dipinto, dal momento che in questo modo posso camminare intorno ad esso, lavoro dai quattro lati e così sono letteralmente nel dipinto.
Questo ci dà un’idea della portata senza precedenti dell’arte di Pollock per cui dipingere è un’azione fisica, guidata da impulsi interiori, una sorta di arena della tela dove il pittore si mette alla prova. Una curiosità: il regista e attore Ed Harris impiegò dieci anni di ricerche per realizzare la biopic sull’artista, arrivando a imparare la tecnica dell’action painting. Il film racconta gli ultimi due anni di vita di Pollock, ma si concentra di più sulle sbronze, sui litigi e sulle provocazioni dell’artista piuttosto che sulla sua arte. La cosa migliore per capire Pollock resta vedere dal vivo i suoi straordinari dipinti.
Continua l’esplorazione …
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C.C.