Un concetto che ha le sue radici nel passato. Arte come bottino di guerra. Certo i casi più eclatanti sono vicini a noi nella storia. Pensiamo a Hitler, a Napoleone, tanto per fare due esempi che conoscono tutti. Ma quand’è che questo concetto prese forma? Forse tra la fine del III e la metà del II secolo a.C. Periodo nel quale Roma conquistò la Sicilia, l’Asia Minore ellenizzata, tutta la Grecia continentale e la stessa Atene. I romani quindi entrarono in contatto diretto con i centri più importanti dell’arte ellenistica. Non fu però un confronto intellettuale tra culture diverse, ma uno scontro armato con vincitori e vinti. Roma fu sempre molto attratta e allo stesso tempo diffidente nei confronti delle meraviglie dell’arte greca. La civiltà greca ed ellenistica, rispetto a quella romana era politicamente e militarmente debole, ma quanta bellezza nelle sue città. Quante opere d’arte preziose!
Insomma mai prima d’allora una popolazione iniziò una così sistematica rapina d’opere d’arte. Un gran numero di sculture e pitture cominciarono a giungere a Roma come prede di guerra. Un fatto da molti criticato all’epoca e da altri accolto con entusiasmo. Siracusa, saccheggiata da Marco Marcello nel 212 a.C., fu una delle prime vittime. La conquista di questa città fu un po’ l’inizio dell’ammirazione per le opere d’arte dei greci e da allora il flusso dei tesori d’arte razziati non si fermò più. Le tappe sono scandite dai successi militari di Roma. 194 a.C. trionfo del console Flaminio in Macedonia. 189 a.C. la presa di Magnesia in Siria che riversò a Roma tutte le ricchezze dell’arte ellenistica. 146 a.C. prima conquista della Grecia. Insomma un flusso inarrestabile di opere d’arte che abbellirono le città romane, ma che alla lunga influenzarono anche molto la cultura del popolo conquistatore.

Gli effetti negativi del saccheggio
Ci furono però anche effetti negativi di questo saccheggio. Si trattava infatti di prede belliche e, come avvenne anche nei vari saccheggi della storia, come tali furono considerate. Ovvero rappresentarono un segno di ricchezza, di opulenza e di potenza. Non uno stimolo al formarsi di una sensibilità artistica. Ciò che appariva affascinante, raro e prezioso, veniva depredato con avidità. Per questo motivo l’arte romana repubblicana non fu un’arte particolarmente originale. Fu piuttosto una società di grandi collezionisti privati. E ancora oggi nei musei si mescolano originali greci e copie romane, principalmente di statue. Persino gli affreschi romani probabilmente fanno eco a dipinti greci che non potremmo mai vedere.
I saccheggi di opere d’arte continuarono e si ripeterono nel corso della storia. I più grandi musei del mondo spesso ne sono la prova lampante, custodendo collezioni in parte frutto di saccheggi o vittorie militari. E tutto iniziò con Roma.
C.C.