
Il pittore impressionista Renoir considerava questo capolavoro, acquisito dal Louvre nel 1870, come il più bel quadro del mondo insieme allo Sbarco a Citera di Antoine Watteau. L’opera rappresenta una giovane merlettaia appartenente alla classe media olandese di Delft, curva sul tavolo di lavoro, intenta a ricamare. Il tema del pizzo e del ricamo, più volte raffigurato nei dipinti olandesi, incarna tradizionalmente le virtù domestiche femminili. Il piccolo libro che vediamo in primo piano è sicuramente una Bibbia, sottolineando l’interpretazione morale e religiosa del lavoro. Ma questo dipinto, come la famosa Lattaia sempre di Vermeer, è anche un tuffo nel mondo della quotidianità olandese dell’epoca. Perché al pittore piaceva osservare gli oggetti familiari che lo circondavano, combinandoli nelle sue composizioni.
La capacità fotografica di Vermeer
La sensazione d’intimità che ci trasmette quest’opera è dovuta alle sue ridotte dimensioni, le più piccole mai utilizzate da Vermeer e dall’inquadratura centrata sul personaggio. Però nonostante il legame stretto che l’opera crea con noi osservatori, non possiamo realmente entrare nel suo mondo di pizzi e ricami. Questo perché il cuscino e il tavolino ci separano dalla merlettaia. E non riusciamo a vedere il suo lavoro che risulta nascosto dalla mano destra della giovane donna. Il genio del maestro di Delft sta anche nella capacità di riprodurre nelle sue opere ciò che un occhio umano osserverebbe, creando più profondità. Come se l’artista utilizzasse il teleobiettivo di una macchina fotografica. Così il centro della nostra attenzione e cioè il lavoro meticoloso della merlettaia rappresentato dal filo bianco teso tra le dita della giovane donna, è messo perfettamente a fuoco dall’artista.
Tuttavia, quando ci si allontana da questo punto focale della nostra visione, le forme diventano sempre più sfumate anche se poste in primo piano. I fili bianchi e rossi che escono dal cuscino, ad esempio, non sono realizzati con precisione, ma appaiono come flussi di colore sovrapposti e astratti. I colori armoniosi di questo gioiello pittorico, affascinarono Van Gogh che nel 1888, in una lettera all’amico pittore Emile Bernard, descrisse la bellezza del dipinto di Vermeer come “un’armonia di giallo, azzurro e grigio perla”. Le opere di Vermeer racchiudono una sorta di “poesia del silenzio“, capace di restituire personaggi di un mondo che sembra estraneo al nostro. Attraverso la luce delicata e morbida che cade sugli oggetti, il pittore riesce a creare momenti di un’intimità impalpabile.
Continua l’esplorazione …
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Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui
C.C.