
Questo è l’unico esempio superstite di un nudo femminile realizzato da Velázquez nonché uno dei suoi ultimi dipinti. Il soggetto era alquanto raro in Spagna perché incontrava la forte disapprovazione della Chiesa, a tal punto che i pittori venivano dissuasi dal realizzare opere di nudo. Nel suo Arte de la Pintura, Pacheco, il maestro di Velázquez, consigliava agli artisti di copiare dal vero solo il volto e le mani di una donna. Per le altre parti del corpo ci si poteva avvalere di statue, disegni e stampe antichi e moderni, raggiungendo così la bellezza ideale.
Venere, la dea dell’amore, è la più bella delle divinità, ed è da sempre considerata come la personificazione per eccellenza del fascino femminile.
Qui viene rappresentata con il figlio Cupido che le tiene uno specchio, in modo che, nella sua immagine riflessa, possa guardare sia sé stessa che lo spettatore. Lo specchio rappresenta la vanitas, ovvero una metafora del trascorrere del tempo e della bellezza destinata a svanire. Associato alla figura di Cupido però, può anche simboleggiare l’amore fugace o la superiorità del vero amore sul semplice desiderio. La donna dà la schiena allo spettatore ed è adagiata su un letto le cui morbide lenzuola ne enfatizzano le curve generose. Pare che quest’opera sia stata dipinta per Gaspar de Guzmán, Conte di Olivares, primo ministro del re Filippo IV di Spagna tra il 1621 e il 1643. Il conte fu uno dei politici più potenti della sua epoca, amante della bella vita e grande collezionista d’opere d’arte, per cui è molto probabile che sia stato proprio lui a commissionare un nudo così sensuale.
La storia del dipinto
Le prime notizie certe sulla Venere Rokeby sono del giugno 1651 quando la presenza della tela è documentata nella collezione del figlio del primo ministro. È ragionevole pensare che l’opera fosse mostrata solo privatamente, evitando così la censura della terribile inquisizione spagnola. Nella collezione del conte la tela di Velázquez era accoppiata con un quadro veneziano del XVI secolo raffigurante una ninfa nuda posta in un paesaggio. Il dipinto è noto come Venere Rokeby perché si trovava nella collezione Morritt a Rokeby Park, nella contea di Durham in Inghilterra, prima della sua acquisizione da parte della National Gallery.
Una curiosità: il 10 marzo 1914 il dipinto venne danneggiato con un coltello dalla suffragetta Mary Richardson. La donna giustificò il suo gesto come segno di protesta nei confronti del governo. Per fortuna un attento restauro riuscì a riportare il dipinto al suo splendore originario.
Continua l’esplorazione
Allora, vi è piaciuta quest’opera? Conoscevate già Velazquez? Scrivetemi impressioni, pareri, suggerimenti e rimanete ancora con me su Artesplorando
Tutti i post sull’artista
Velázquez. Catalogo della mostra, Mondadori Electa http://amzn.to/2wwbGTe
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui