Anton van Dyck, piccola guida per conoscere l’artista

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Anton van Dyck

Pittore fiammingo, Anton van Dyck è celebre per i suoi ritratti eleganti, per le scene religiose e mitologiche ricche di dettagli. È un artista che, attraverso gli abiti, le fogge e le acconciature dei personaggi ritratti, ha saputo creare vivide immagini dell’ambiente aristocratico inglese per il quale si è trovato spesso a lavorare.
Nato ad Anversa, Van Dyck proveniva da una famiglia borghese e perse la madre a otto anni. Lavorò al fianco di Pieter Paul Rubens, seguendone le orme come ritrattista e pittore di scene religiose e mitologiche. Fu un vero talento precoce. Le prime opere infatti le realizzò verso i quattordici anni come pittore indipendente. In seguito lasciò la propria bottega per far parte di quella di Rubens.

L’11 febbraio 1618 viene accolto come maestro nella corporazione di San Luca ad Anversa. Può da quel momento accettare anche incarichi in proprio. Verso questa data diviene assistente e poi capo assistente, ma non allievo, di Rubens. Un piccolo dettaglio che però sottolinea come Van Dyck fosse già apprezzato come artista indipendente. Il maestro dal canto suo ammirava molto il giovane, tanto che in una lettera del 1618 lo descrisse come il suo migliore assistente. Pare che molte opere di Rubens siano state realizzate da Van Dyck e che il maestro vi abbia aggiunto solo il tocco finale e la propria firma. Nella bottega di Rubens Anton ebbe modo di affinare la propria cultura e si abituò a frequentare nobili e aristocratici, suoi futuri datori di lavoro.

Anton van Dyck
Anton van Dyck, ritratto di Alessandro Giustiniani e ritratto di gentildonna di casa Spinola

Un artista tra Italia e Inghilterra

Oltre ad aver imparato molto dai dipinti di Rubens, Van Dyck imitò anche il suo modo di vivere e il suo modo di comportarsi aristocratico. Tuttavia non ebbe mai le capacità intellettuali di Rubens o la forza della sua personalità. Van Dyck era piacevole, intelligente e dotato di una grande autostima. Lo confermano i numerosi autoritratti che rivelano anche una certa vanità.
Viaggiò molto spostandosi a Londra, Genova, Roma e Palermo. Presto la sua fama si sparse in tutta Europa, anche grazie alle riproduzioni a stampa dei suoi dipinti che Van Dyck, come imprenditore di sé stesso, supervisionava personalmente. A Genova in particolare l’artista lavorò molto, realizzando una serie di grandi ritratti della nobiltà locale.

Anton van Dyck
Anton van Dyck, Rinaldo e Armida

L’Italia approfondisce il suo gusto istintivo per l’armonia lineare, e le sue doti di colorista. Soprattutto lo influenzano i grandi modelli veneziani. Nel dipinto Rinaldo e Armida vediamo tutto l’amore di Van Dyck nei confronti dell’opera di Tiziano, Paolo Veronese e degli altri artisti manieristi veneziani che conobbe durante il viaggio in Italia. Il dipinto fu donato a Carlo I d’Inghilterra e piacque così tanto che il sovrano lo nominò cavaliere e pittore di corte.
È proprio grazie ai ritratti realizzati per Carlo I e la sua corte che oggi Van Dyck viene maggiormente ricordato. Rappresentò i suoi modelli reali e aristocratici con grande vitalità, cogliendone tutta l’austerità e la grandeur. I suoi personaggi, avvolti da ricche vesti, si mettono in posa con perentorietà e compiacimento.

Ritratto di Carlo I a cavallo
Anton van Dyck, Ritratto di Carlo I a cavallo

Un artista di successo

Oltre ai ritratti in pittura Van Dyck si imbarcò in un progetto ambizioso. Una serie di stampe che ritraessero contemporanei famosi, nota come Iconografia. Alcune incisioni per le stampe le realizzò di suo pugno, mentre altre furono ricavate da suoi disegni. Alla sua morte questa raccolta non era finita, ma una serie di 100 incisioni fu pubblicata nel 1645. Van Dyck rimase in Inghilterra per il resto della sua vita e sposò una dama di corte della regina nel 1640. Mise in piedi una bottega che eseguiva numerose repliche, applicava sistematicamente alcuni effetti, dipingeva i costumi e i drappeggi per far fronte alle commissioni e al successo incontenibile. Nonostante ciò non si stabilizzò mai e andò sempre alla ricerca di nuove opportunità altrove. Forse anche per le continue frustrazioni che subiva da Carlo I il quale era solito pagare l’artista con molto ritardo.

Anton si spense il 9 dicembre del 1641, a soli 42 anni, ma lasciò un segno indelebile nella storia dell’arte. Dyck ispirerà i pittori francesi del XVIII secolo, ma non solo. Le opere di questo artista fiammingo ebbero infatti una profonda e duratura influenza nell’arte britannica. Gainsborough, in particolare, amava profondamente Van Dyck. Reynolds trarrà grande ispirazione dalle opere di Van Dyck. Ma molti altri artisti del XX secolo si ispirarono a lui nel realizzare i ritratti dell’alta società.

Continua l’esplorazione …

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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